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La Norma in convento (Toro che non c'è più) |
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Convento, chiesa... Come si vede, spesso e volentieri sono preti e monaci i protagonisti di questi aneddoti paesani (tutti rigorosamente accaduti, benché in qualche caso ci permettiamo di cambaire i nomi dei protagonisti). Non può essere diversamente: essendo inesistenti o quasi le occasioni di svago, un tempo le sacre funzioni erano molto più frequentate di oggi da una popolazione ingenua e poco acculturata.
Don Pasquale era veramente bravo a cantare e a suonare l’organo
Ogni anno, in convento, la messa solenne di Sant'Antonio era molto seguita. Erano in tanti a non trovare posto per assistervi e finiva inevitabilmente che qualche donna sveniva, a causa della ressa e del caldo. Per evitare l'una e l'altro, molti uomini preferivano l’ampia ombra dell’olmo, davanti al sagrato, dove al riparo della calura chiacchieravano amabilmente..
A costoro che si curavano poco di venerare il santo sull'altare, si univano molti altri uomini che uscivano di chiesa pochi minuti dopo l'inizio della messa: erano coloro che non sopportavano il lungo panegirico del predicatore, tra l’altro, pagato a caro prezzo dalla Commissione dei festeggiamenti .
Per la migliore riuscita della festa, non doveva mai mancare don Pasquale Caruso (il padre della maestra Caruso). Don Pasquale era veramente bravo a cantare e a suonare l’organo, ma quell’anno volle strafare. Adattò l’inno di Sant’Antonio alle note della Norma di Vincenzo Bellini, e lo cantò insieme ad una brava araldina che aveva la vocazione di soprano.
Se ad alcuni estimatori di Bellini, e ad altri che si volevano spacciare per intenditori di musica, la novità piacque, ad altri, ed in special modo alle bizzoche, la trovata giunse sacrilega, mentre da coloro che non si intendevano ne’ di canti liturgici, né di opere liriche, la novità non fu intesa affatto.
Così fu per la povera zia Mariuccia, che di ritorno dalla messa, riferì al marito che c'era stato qualcosa a movimentare la solenne cerimonia religiosa in convento, ma lei ci aveva capito ben poco : “So' capite sule quille che m'hanne djtte. ch’auanne Don Pasquale ha cantate ca nore.
Al che, il marito scrollò le spalle. Faceva bene lui a starsene a casa. Figuriamoci, non gli risultava nemmeno che Don Pasquale avesse una nuora!
Il figlio del fornaio
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Postato il Lunedì, 05 luglio 2010 @ 00:00:00 di giovanni_mascia |
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