ToroWeb è dal 1999 a disposizione di Toro e dei toresi. Chiunque, privato o circolo o associazione o ente, abbia notizie, avvisi, foto, dubbi o chiarimenti da pubblicare, può inviare a:
redazione@toro.molise.it
Le comunicazioni non firmate non saranno prese in considerazione P.S.
ToroWeb non è né un partito, né un organo istituzionale. È solo una pagina internet, che vuole raccontare il paese. Un grazie di cuore ai lettori per l'attenzione che ci accordano da ventidue anni. |
|
Venerdì, 13 settembre | · | Inaugurazione campo sportivo di Toro in erbetta sintetica |
· | Lotteria di San Mercurio 2024: i 21 numeri vincenti |
Domenica, 08 settembre | · | Lutto, è deceduto Giuseppe (Pinuccio) Ricella di anni 69 |
Mercoledì, 04 settembre | · | Lutto, è deceduta Pasqualina Peluso, di anni 87 |
Venerdì, 30 agosto | · | Lutto, è deceduta Angela Grosso, di anni 78 |
Giovedì, 29 agosto | · | Lutto: sono deceduti Maria Elena Mazzarino e Francesco Fino |
Giovedì, 22 agosto | · | Toro in Festa 2024 - Il programma degli appuntamenti |
Martedì, 20 agosto | · | Presentazione del volume di A. Salvatore e di F. Nocera |
Domenica, 18 agosto | · | Lutto, è deceduto Mercurio Simonelli di anni 91 |
Giovedì, 15 agosto | · | Lutto, è deceduto Mario Fino di anni 38 |
Articoli Vecchi
|
|
|
|
La cieca dei verbum caro (Toro che non c'è più) |
|
Nei tempi andati si vedevano girare per Toro figure assai curiose, che sembravano arrivare in paese direttamente dalla Corte dei Miracoli. Zia Luisella e la vedova non erano da meno. E tuttavia avevano una loro dignitosa compostezza...
Oltre all’alloggio, Ze Leisella e la vedova avrebbero ricevuto dai monaci anche un piatto caldo...
A cavallo delle due guerre mondiali, si vedeva girovagare per le vie e le piazze di Toro una coppia di donne assai bizzarra: ze Leisella e la vedova. La seconda, seria, vestita di nero, come si addiceva al suo stato, aveva il compito di accompagnare la prima, un donnone con un grande gonna dai colori vivaci e la faccia lustra. Era cieca, di quelle che sembrano non avere occhi, perché hanno le palpebre sempre abbassate, come fossero cucite.
Ze Leisella e la vedova non erano di Toro, ma arrivavano di tanto in tanto in paese con la carrozza postale e vi si trattenevano qualche giorno, ospiti a sera in uno dei tre o quattro forni paesani, dove sarebbero state al caldo e comode sulla paglia, oppure in convento, dove, oltre all’alloggio avrebbero ricevuto dai monaci anche un piatto caldo, perché i monaci, rispetto ai preti, hanno questo di buono, non ricevono solo, ma dispensano pure.
E qualche affinità con i monaci ze Leisella e la sua guida ce l’avevano. Si guadagnavano da vivere, in tempi in cui non si poteva contare sulla pensione né su altre forme di assistenza governativa, picchiando agli usci delle case e offrendosi di cantare i verbuncali(*), ovvero le preghiere per i familiari defunti o, come si diceva allora, per rinfrescare le anime del purgatorio.
Le due donne erano benvolute, perché povere, educate e a modo, cosicché la carità l’avrebbero comunque ricevuta, ma sentir ze Leisella intonare i diasilla diasilla, meglio ancora dell’arciprete e del guardiano messi insieme, e la vedova risponderle a tono come un intero capitolo congregato, era un piacere per le orecchie e un sollievo per lo spirito. Benedetti, perciò, i cinque soldi dati loro di elemosina.
E benedetti quei cinque soldi anche quando Saverio volle togliersi lo sfizio di accompagnarle a cantare i verbuncali non sull’uscio di casa sua ma su quello del burbero vicino, raccomandando alle due donne di ripeterlo più e più volte che le orazioni erano a refrigerio dell’anima del defunto Menicangelo. Che poi tanto defunto non era, visto che si trattava proprio del burbero padrone di casa. Così, dopo aver sentito e risentito evocare lugubremente il suo nome, quando l’uomo si decise a spalancare la porta, si trovò davanti mezzo vicinato che faceva da cornice al volto estatico di ze Leisella, la quale all’udir scattare la serratura aveva alzato ulteriormente la voce e confermato più volte il nome di Menicangelo per chiudere in bellezza e ben meritare l’apprezzamento da parte di chi credeva dover essere un erede del defunto e non il defunto stesso.
A ze Menicangelo non ci volle molto per rendersi conto dell’accaduto. Gli bastò guardarsi intorno e vedere Saverio che dal lato opposto della strada tratteneva a stento la risa e farfugliava qualcosa come “Io non c’entro, io non so niente”. Aggrottò per quanto gli fu possibile la fronte, agitò minacciosamente le mani all’indirizzo del vicino, ma non ci fu niente da fare: scappò la risa anche a lui. E a vederlo ridere, scappò la risa a tutto il vicinato, che si mise a ridere tra lo sconcerto di ze Leisella. In tanti anni, non era mai successo che alla fine del suo canto i presenti non avessero risposto con il canonico amen, o comunque con un rispettoso e devoto così sia. Era la prima volta che i suoi verbumcali erano stati suggellato con una sana, sonora, fragorosa risata collettiva.
________________________
(*) verbuncali, storpiatura dialettale torese del primo emistichio del versetto dell’Angelus, Verbum caro factum est, passato con questo nome a designare preghiere lunghe e noiose in generale, ed orazioni funebri in particolare.
Nota: Si prega di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo. Questo articolo è protetto da diritti Creative Commons
|
Postato il Giovedì, 29 marzo 2012 @ 01:43:53 di giovanni_mascia |
|
|
| |
|
Associated Topics
|
"La cieca dei verbum caro (Toro che non c\'è più)" | Login/Crea Account | 0 commenti |
| I commenti sono di proprietà dell'inserzionista. Noi non siamo responsabili per il loro contenuto. |
|
Commenti NON Abilitati per gli Anonimi, registrati |
|