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Com’è triste Toro… Facciamolo tornare a sorridere |
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Riceviamo e pubblichiamo volentieri uno scritto di Nicolino Iacobacci che è un'accorata analisi della situazione attuale di Toro con l'esortazione alla cittadinanza ad attivarsi per cambiarla e per restituire al nostro paese la vivacità e l'allegria che merita di avere.
 "Piazza del Piano era il nostro San Carlo, la nostra Scala con tutti i posti esauriti, era la fotografia che poi si spediva ai parenti e agli amici emigranti nelle Americhe".
Com’è triste questo mio paese, una volta vivace, allegro, da amare.
Piazza del Piano è uno spazio vuoto, morto, un deserto sempre, d’inverno e d’estate, anche i quattro lampioni non illuminano e non riscaldano più. Piazza del Piano, l’agorà torese con giovani e anziani che discutono è, ahimè, una cartolina sbiadita. I suoi colori con le melodie delle bande musicali nei giorni festivi sono solo un triste e malinconico ricordo. Piazza del Piano era il nostro San Carlo, la nostra Scala con tutti i posti esauriti, era la fotografia che poi si spediva ai parenti e agli amici emigranti nelle Americhe.
E che dire della chiesa madre del Santissimo Salvatore, chiusa da ormai un decennio. Oggi, alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, imperversano nel paese avvisi e articoli circa imminenti e definitivi lavori di ristrutturazioni. Ma il popolo è scettico e sfiduciato perché ha già vissuto questo in occasione dei precedenti appuntamenti elettorali, le elezioni regionali dello scorso autunno e quelle provinciali della scorsa primavera. È trascorso un altro anno ma tutto è rimasto come prima. L’ unica cosa che ci resta è ringraziare la Caritas e nello stesso tempo alzare gli occhi al cielo e gridare: “San Mercurio Protettore, pensaci almeno tu!”.
La Casa Comunale, poi, fa bella mostra di sé custodita e protetta, si fa per dire, da orrende e stomachevoli impalcature piene di ruggine. Con i bidoni dell’immondizia sistemati a lato del portone, come emblema del totale degrado. A quando la riapertura di questo edificio, storico testimone della crescita di Toro?
Infine, ma non ultimo, abbandonato a se stesso il palazzo della famiglia Trotta, il cui enorme valore è stato ben illustrato da Nicoletta Pietravalle nel suo libro Cara Italia, tuo Molise. Anche Vittorio Sgarbi, dopo una visita rigorosa, ebbe espressioni di ammirazione per lo straordinario archivio di famiglia, fondamentale per lo studio della storia del Molise e così gelosamente custodito.
Possibile che tutto questo non abbia incuriosito e sollecitato nessuno? Doveva essere il cavallo di battaglia per il rilancio del paese e supportare la richiesta di una sede universitaria, come avvenuto in qualche centro vicino. Purtroppo, l’illuminazione è risultata simile a quella di una fiammella che sta per spegnersi. E' già spenta. C’è un vuoto che spaventa e mortifica il paese, la sua storia, i suoi figli più illustri.
Sembra che sia tempo perso studiare e raccontare il nostro passato e consegnarlo alla conoscenza delle future generazioni. E che, al contrario, valga la pena attivarsi per promuovere giochi di società e scampagnate. Che tristezza!
Cari concittadini, è tempo di togliere le catene, di spalancare le porte e abbattere quel muro di alterigia che ha tenuto in soggezione il popolo con i suoi bisogni irrisolti. Solo così Toro tornerà ad essere vivo; solo così si restituirà la speranza ai nostri figli che torneranno a riempire le aule scolastiche ormai vuote.
Nicolino Iacobacci
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Postato il Giovedì, 03 maggio 2012 @ 22:27:03 di giovanni_mascia |
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