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Restaurata la statua dell’Addolorata, della chiesa del Santissimo Salvatore |
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![]() Continua il l'impegno della popolazione e dei devoti di Toro per il recupero dello straordinario patrimonio storico-artistico della nostra comunità, con un altro intervento di restauro conservativo. Nel giro di pochi mesi, dopo il Crocifisso del Convento, il Gesù Morto e l'Assunta della CHiesa parrocchiale, questa volta nello studio del restauratore Dante Gentile Lorusso è andata la statua dell’Addolorata della Chiesa Parrocchiale.

 Due immagini dell'Addolorata al rientro della processione del Venerdì Santo 2002
L’Addolorata, la statua appartenente alla chiesa del Santissimo Salvatore, è stata realizzata a conocchia, ed è formata da uno scheletro ligneo, una sorta di manichino, dove, nel nostro caso, i soli elementi di scultura sono rappresentati dalla testa e dalle mani, gli unici che risultano visibili dopo che viene accuratamente vestita. I piedi in carta pesta, posizionati sulla base, sono stati collocati in maniera del tutto arbitraria, questi infatti, non appartengono assolutamente alla statua, basti dire, a tal proposito, che sono da ricondurre ad una scultura rappresentante una figura maschile.
L’opera ha subito nel corso degli anni diversi interventi che hanno stravolto e modificato la struttura originaria, infatti, la parte più antica e pregiata dal punto di vista artistico è senza dubbio la testa della Madonna, che risulta scolpita in legno con grande sapienza, caratterizzata dal modellato del volto così espressivo per l’intensità del dolore.
Particolarmente interessante è anche la capigliatura, infatti, i capelli finemente intagliati, sono raccolti dietro la nuca, particolare che trova analogie stilistiche con alcune opere realizzate dallo scultore Crescenzo Ranallo (Oratino, 1816-1892).
Quindi grazie a questo elemento compositivo si potrebbe tentare l’attribuzione all’oratinese, peraltro già attivo per la parrocchiale di Toro, dove esegue il San Giovanni Battista, opera firmata e datata 1850 e forse, ma l’ipotesi troverà conferma solo dopo un attento restauro, anche la statua di San Mercurio.
Committenze che gli arrivano forse per l’amicizia che lo lega al pittore Pasquale Petrucci (Toro, 1820 – 1867), con il quale frequenta negli stessi anni l’Istituto di Belle Arti di Napoli, grazie al pensionato artistico, un sussidio mensile, ricevuto dall’allora lungimirante Provincia di Molise.
Dante Gentile Lorusso






 Sopra, dettagli della statua dell'Addolorata, prima del restauro




 Dettagli della statua dell'Addolorata, dopo il restauro
CRESCENZO RANALLO
Nel corso dell’Ottocento è documentato lo scultore Crescenzo Ranallo, che nasce a Oratino nel 1816, da Francesco, di professione vitriataro, e Carmina Giuliani.
Di questo artista si conoscono un gruppo di statue lignee tra le quali il San Giovanni Battista, firmato e datato nel 1850 per la chiesa del Santissimo Salvatore di Toro. Un’opera dalle linee essenziali caratterizzata dall’attenzione nei confronti del dato naturalistico e dalla qualità pittorica, giunta fino a noi senza aver subito, cosa rarissima, nessuna alterazione a causa dei frequenti e cattivi interventi di Restauro.
 Crescenzo Ranallo, San Giovanni Battista, 1850 Toro, Chiesa del Santissimo Salvatore
Nelle “Iscrizioni Inventariali” dei beni della chiesa arcipretale di Cercemaggiore è registrata l’acquisizione di due opere del Ranallo: per 55 ducati, da parte del Monte di San Giuseppe, la statua di San Giuseppe, eseguita nel 1853; e per 78 ducati l’Immacolata, comprata il 30 aprile del 1854 dal sacerdote Giovannelli e dal popolo.
Nello stesso anno Ranallo appone la firma sulla base della Madonna del Carmine, conservata nella chiesa della Madonna di Loreto ad Oratino.
Sempre a Oratino, per la chiesa parrocchiale, realizza la statua di San Bonifacio, patrono del paese, in sostituzione di un antico busto.
Caratterizzate da un modellato rigido e schematico, ma da un buon senso del colore, le opere del Ranallo soddisfano le esigenze devozionali della committenza ecclesiastica molisana.
Nel manoscritto “Memorie Patrie” (1893), dell’avvocato e buon dilettante letterario Vincenzo de Lisio, padre del pittore Arnaldo, si attesta che in data 22 agosto del 1857, fu portata a Castelbottaccio la statua di San Rocco, sistemata nell’omonima chiesa. L’opera, che pesa 130 rotola, fu pattuita per 60 ducati; ma perché il lavoro fu “accetto”, lo scultore ottenne 15 piastre in regalo, il rimborso delle spese di trasporto e altri doni. Per completare e verniciare la statua l’artista si trattenne in casa del de Lisio per otto giorni.
Per la chiesa di Santa Maria delle Grazie dello stesso centro, Ranallo aveva realizzato nel 1841 una Santa Lucia.
Nel 1860 porta a termine il San Pietro per la chiesa intitolata allo stesso santo, ubicata nei pressi di Sant’Elia a Pianisi.
Per la duecentesca chiesa di San Giacomo a Pietracatella realizza il San Luigi Gonzaga, datato 1866 e un San Pasquale Baylon.
Vanno inoltre ricordati i ritratti del medico Pietro Rogati e del canonico Telesforo Altobello, entrambi di Oratino, appartenenti a collezioni private rispettivamente di Siena e Ancona, e il ritratto dell’illustre campobassano Michelangelo Ziccardi, medico, letterato e naturalista, raccoglitore di un imponente erbario locale. L’opera, datata 1846, è conservata in una collezione privata del capoluogo regionale.
Il “medagliato scultore” Crescenzo Ranallo, così si legge sulla lapide posta sulla sua tomba, muore di influenza ad Oratino il 25 febbraio del 1892.
(La scheda su Crescenzo Ranallo è tratta da Uomini virtuosi, di Dante Gentile Lorusso, Campobasso, Edizioni Limiti inchiusi, 2002, pp. 57-60. Per ulteriori informazioni e approfondimenti sullo scultore oratinese si rimanda al libro Attraversamenti. Sulla cultura artistica nell’Ottocento molisano, di Dante Gentile Lorusso, Campobasso, Regia Edizioni, 2010, pp. 69-75)
Nota: Foto D. Gentile Lorusso - S. Nazzario
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Postato il Venerdì, 25 maggio 2012 @ 10:35:00 di toroweb |
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