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A proposito di Europa e Campionati Europei (Euro 2012) |
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All'indomani della vittoria sulla Germania e nella imminenza della finale dei campionati europei con la Spagna, abbiamo ricevuto e pubblichiamo una riflessione di Luca Castiello, incentrata sul parallelo tra Europa ed Europei
Il 28 giugno 2012 sarà una data che probabilmente in futuro i bambini delle scuole elementari dovranno imparare a memoria per la sua importanza: un giorno in cui si è deciso di salvare un progetto molto-economico e poco-politico ruotante attorno all’Unione Europea e che vede tra i massimi protagonisti anche il nostro Paese.
Sembra, dai resoconti che giungono da Bruxelles alle prime ore del mattino, che si sia raggiunto un accordo di massima sul salvataggio dell’Euro e soprattutto sul salvataggio degli Stati che rischiano la bancarotta, tra cui l’Italia.
Appena ieri Confindustria lanciava un monito disperato a tutta la Nazione elencando i dati spietati della crisi con una rinascita dell’economia che viene rinviata di anno in anno e sottolineando come in soli sei anni sono andati in fumo 1.500.000 posti di lavoro. “Siamo nell’abisso” le parole del massimo esponente dell’associazione degli industriali.
In effetti la gravità della situazione è chiara a tutti e richiederebbe seri momenti di riflessione affinché, partendo dal basso, si evitino i gravi errori che sono stati compiuti da trent’anni ad oggi. Errori di cui non sono solo responsabili le incapaci classi politiche e dirigenti che si sono susseguite alla guida del Paese in questo lasso di tempo, ma anche ogni singolo cittadino che spesso esprime il proprio voto in modo incosciente ed inconsapevole e si abbandona al più cieco clientelismo. E certo è che per essere consapevoli e conoscere al meglio la realtà esterna e quindi compiere al meglio le scelte che risultano poi decisive per la propria vita privata ma inevitabilmente anche per tutta la comunità - stato è necessario un minimo di cultura e di interesse per il bene collettivo che vada oltre i reality show e le pallonate.
Non vorrei essere frainteso: per quanto riguarda la televisione che impera in Italia c’è solo da chiudere gli occhi e andare oltre, senza possibilità di giudizi di valore soggettivi, salvo rare eccezioni. Ma per quanto riguarda lo sport, e nello specifico il calcio, mi ritengo un appassionato della materia, spesso forse anche in maniera esagerata.
Lo sport è una delle migliori invenzioni dell’uomo, ma può diventare mistificazione e dietrologia se lo si esalta come questione di vita o morte di una intera Nazione, come strumento che unisce ancor più della cultura, del concetto di nazionalità, del senso di giustizia, del voler far bene le cose, del rispetto degli altri e di ciò che è di tutti: tutti principi che, in Germania, sono vissuti fino all’osso.
E allora chi ha vinto ieri tra Germania e Italia? Certo, ha vinto l’Italia 2 – 1. Ma a questo risultato va dato il valore che merita e cioè quello di una partita di calcio che deve restare confinato nell’effimera gioia di una conquista sportiva. Non si può ergere una vittoria sportiva come momento di orgoglio se poi il nostro popolo è ultimo in tutte le classifiche che si possono elaborare al mondo; Balotelli e compagni non dovrebbero far dimenticare l’insostenibile perdita di valori e di competitività alle quali si assiste in Italia in tutti i settori della vita associata e che ridicolizzano la nostra fama di “grande popolo” giustamente meritata nel corso della storia dai nostri padri.
È solo un momento di svago, per stare un po’ insieme in allegria e serenità, nient’altro. È solo una sana passione che, tra l’altro, non dovrebbe diventare idolatria di finti eroi. A parte il talento sportivo giustamente riconosciuto, perché vengono osannati calciatori che ne combinano di ogni colore, che offendono consapevolmente gli omosessuali come se fossero delle bestie o che risultano indagati in un procedimento penale?
Persino il Capo dello Stato ha detto che bisogna seguire l’esempio degli azzurri. Ma, con tutto il rispetto per la carica istituzionale, la vita non si risolve nel prendere a calci una palla di cuoio. Piuttosto Napolitano dovrebbe chiedere a Buffon, vista l’amicizia, un atto dovuto: spiegare agli italiani per quale motivo ha dato un milione e mezzo di euro ad un tabaccaio: non credo per comprare un pacco di sigarette.
Allora cosa dovrebbe invidiarci oggi un tedesco oltre l’aver perso una semplice partita di calcio? Il fatto di vivere in un Paese sul lastrico?
Piuttosto che vantarsi eccessivamente, come oggi fanno tutti i quotidiani italiani, per una vittoria in una partita di pallone che non porterà alcun vantaggio per nessuno se non per i calciatori che saranno santificati, bisognerebbe prendere ad esempio un popolo, quello tedesco, uscito a pezzi e diviso dalla Seconda Guerra Mondiale e capace di ritrovarsi oggi a strenua difesa della propria identità nazionale più ricco e forte di sempre.
Altro che palle!
Luca Castiello
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Postato il Domenica, 01 luglio 2012 @ 10:00:00 di toroweb |
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