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Sorpresa nella chiesa riaperta/ 5 - E le croci e i candelabri e i lampadari? |
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Benissimo l'eleganza e la sobrietà, ma a noi sembra che la nostra chiesa parrocchiale sia rimasta un po' spoglia, disadorna senza le croci e i candelabri tradizionali che impreziosivano gli altari laterali e senza i tre artistici lampadari posti sulla volta dell'altare maggiore. Che fine hanno fatto? Perché non tornano al loro posto come sempre è stato? Perché non onorare la devozione di quanti ne hanno fatto omaggio alla chiesa e alla collettività?
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Nicolino Tucci,il nostro indimenticabile sagrestano, con un gruppo di devote toresi i mpegnati tutti nelle grandiose pulizie di Pasqua in chiesa (Toro, Fine Anni Settanta, Foto Mercurio Iacobucci)
Una immagine come questa, scattata da Mercurio Iacobucci negli Anni Ottanta, in occasione delle pulizie di Pasqua in chiesa, sarà difficile da rivedere in futuro. Il numeroso gruppo di devote che fa da corona a Nicolino Tucci, l'indimenticabile sagrestano, sembra esibire con orgoglio il bel patrimonio di croci e candelabri che adornavano l'altare maggiore e tutti gli altari laterali della nostra chiesa.
Purtroppo, sia la foto delle devote sia quelle degli altari con la rispettiva croce sul tabernacolo e i candelabri, allineati in doppia fila ai lati, rischiano di diventare un ricordo. Addirittura incomprensibile, anzi falso, rischia di diventare il proverbio : - Ogne avetare tè 'a crocia sé!, Ogni altare ha la croce sua.
Domenica delle Palme 1997, Messa di riapertura della chiesa dopo i restauri Anni Novanta. Alle spalle della schola cantorum, l'altare di San Nicola addobbato con i suoi candelabri (Foto Enzo Mascia)
Domenica delle Palme 1997, Messa di riapertura della chiesa dopo i restauri Anni Novanta. Alle spalle di autorità e fedeli, l'altare del Rosario con i suoi candelabri (Foto Enzo Mascia)
Nella foto scattata nel gennaio 1993 s'intravvede l'altare di San Francesco Saverio anch'esso con i candelabri e la croce (Foto Enzo Mascia)
Non capiamo perché, probabilmente in nome di un malinteso senso di eleganza e sobrietà, gli altari laterali siano stati privati di tali componenti tradizionali, documentati nelle foto, quasi sempre offerti da devoti alla chiesa e alla collettività. A nostro modesto avviso andrebbero rimessi al loro posto, per non fare un torto alla chiesa, alla liturgia, alla tradizione e alla memoria degli offerenti.
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Discorso analogo vale per i tre artistici lampadari che fino al terremoto di undici anni fa pendevano dalla volta sull'altare maggiore. Al riguardo, va ricordato che quanti si prodigarono per i lunghi e complicati restauri esterni e interni che portarono alla riapertura della chiesa nel 1997, in primis Padre Ottaviano e Giuseppe Iacobacci, avevano provveduto a fare indorare i tre lampadari, operazione che comportò una spesa non indifferente di svariati milioni di lire. Anche in questo caso ci chiediamo perché non risistemarli a loro posto, dove generazione e generazione di toresi li hanno sempre visti e dove sembra giusto che li tornino a vedere anche le nuove generazione.
Ecco come appariva l'altare maggiore della Chiesa riaperta al culto nel 1997. Ben visibili e assai decorativi i tre lampadari che a memoria d'uomo erano fissait alla volta (Foto Mercurio Iacobucci, tratta dal libro G, Mascia, La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro, Campobasso 1997)
I tre lampadari in una foto drammatica scattata il 2 novembre 2002 per documemtare i danni del terremoto che avrebbero portato alla chiusura della chiesa (Foto Sandro Nazzario).
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Postato il Giovedì, 10 ottobre 2013 @ 09:57:41 di giovanni_mascia |
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