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Appunti eclettici: Dante Gentile Lorusso in mostra da sabato 14 marzo 2015 |
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"Appunti eclettici" Openings Art di Dante Gentile Lorusso
Campobasso, Galleria "Artes Contemporanea", Via Elena, 60
Inaugurazione: sabato 14 marzo 2015, ore 18.30
Appunti eclettici/Appunti partigiani
Gli “Appunti” di Dante Gentile Lorusso più che eclettici somigliano a dei veri e propri appunti partigiani per il tentativo, austero, di catturare nella forza del segno uno spazio della memoria e dell’assenza, come se il tempo si fosse infilato tra le pieghe dei tratti per comporre e scomporre forme dal sapore metafisico.
Si tratta di piccole opere, veloci testimonianze di vita, realizzate nel corso del 2014 su cartoncini e inviti, e quindi nate in forma di frammento, o meglio di scrittura “politica” poiché è il racconto, in conformazione metaforica e trasfigurata, a guidare il tentativo di lettura del contesto.
Un attraversamento nel limite del segno e che caratterizza anche il suo ritorno all’espressione pittorica e alla gioia del colore che aveva abbandonato da anni. Tentativi per indagare nuove possibilità espressive e recuperare al contempo remote impressioni.
L’ambientazione di partenza, naturalmente, è quella molisana che l’artista cerca di ricreare nella distanza della traccia e dell’impressione che diventano l’una simbolo e l’altra figura. Ne nascono profili densi come “tipi” di carattere che Dante, memore della Commedia, cerca di stigmatizzare nei limitati spazi dei fogli nei quali prevale un colore rosso vivo, il colore della politica e dell’attivismo ma anche e soprattutto del sangue e dell’azione. Le forme/forze scultoree ricavate dalle matite sono trasformazioni di manie e di esempi che trovano spiegazione nell’attinenza all’oggi e nella contemporanea sottrazione all’appartenenza, per cui diventano categorie generali di vizi contro i quali il pittore sembra combattere una silenziosa battaglia fino a rimanerne scomunicato.
Il tratto è denso, quasi chiuso nella devozione, e ricorda alcuni disegni di Tito, il segno primitivo e “mediterraneo” come quello di Licata diventa incisivo e simbolico mentre la definizione delle forme acquista un’aria trascendente e surreale, prima di perdersi in un poetico minimalismo (si veda “Rosso”) quasi stregonesco, frutto di un’evocazione interna più che di una sintesi del reale.
Le invettive segnate nella scomposizione, invece, vengono dall’amore per Pettinicchi e da quel Generale che tanto aveva impressionato il pittore da giovane e dall’orrore sacro di Bacon.
Appaiono delle ombre, energiche nei chiaroscuri solcati, e delle lettere reali e immaginarie; compaiono delle tracce semplici e sciolte, raffinate nel tentativo corsivo di una grafica personale, che si smarriscono nello spazio e trovano forze nascoste nei titoli che sono il vero fulcro del racconto. Ritorna in tal modo l’idea iniziale della scrittura e dell’appunto. Si legge allora il rientro raffinato nella composizione e nella sperimentazione quasi letteraria per sondare lo spazio trasversale delle immagini, cupe e ossute come le sagome delle miniature tanto che, nell’insistenza nei tratti e nel colore puro e acceso, sembra quasi di vedere, in chiave attuale, le esili illustrazioni del Chronicon Vulturnense, tanto per rimanere nel contesto del Molise.
Vi è di certo il racconto, e l’intimo desiderio di un distacco e di una difesa, e così è l’io narrante del Cavaliere Inesistente di Calvino a confidarci cosa sia per il pittore-guerriero, protetto dalla sua corazza, la scrittura e l’arte: «Ogni tanto mi accorgo che la penna ha preso a correre sul foglio come da sola, e io a correrle dietro. È verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che aspetto sempre che mi venga incontro, dal fondo d'una pagina bianca, e che potrò raggiungere soltanto quando a colpi di penna sarò riuscita a seppellire tutte le accidie, le insoddisfazioni, l'astio che sono qui chiusa a scontare».
Tommaso Evangelista
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Postato il Sabato, 14 marzo 2015 @ 15:16:19 di toroweb |
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