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Terremoti e culto della personalità nelle lapidi della chiesa di Toro/ 8
Ottava e ultima puntata. Il terremoto del 2002. Concludiamo questa dolorosa traversata della secolare storia di Toro, con Il sisma del 31 ottobre e del 1 novembre 2002, che ha lasciato un segno indelebile sul paese. Nessuna vittima, ma danni notevoli. Tra cui quelli subiti dalla chiesa che, rimarrà chiusa per oltre un decennio, per essere riaperta al culto solo nell'agosto 2013, come certifica una lapide murata per l'occasione....

Danni tanto più notevoli, quelli del sisma 2002, perché dopo la prima scossa delle ore 11.32 del 31 ottobre si pensava a qualche incrinatura nelle case e niente di più. Invece con la violenta scossa delle ore 16.08 del 1 novembre la situazione divenne drammaticamente seria: la chiesa madre inagibile, il campanile pericolante, inagibili gli stabili abbarbicati alla chiesa, come l’oratorio e la casa canonica, e quelli sottostanti al campanile.

Inagibile il municipio, lo storico municipio di Toro.



Il Municipio di Toro ancora puntellato a distanza di 13 anni dal terremoto


Insieme agli uffici comunali furono costretti a evacuare la farmacia, il circolo anziani e il bar che erano allocati a pian terreno.

Inagibile l'edificio scolastico delle elementari e delle medie, con alunni e insegnanti costretti a continuare l’anno scolastico nelle tende, montate dalla protezione civile nel campetto da tennis del Mulino a Fuoco.







Novembre 2002. I ragazzi delle scuole elementari e medie nella tendopoli del Mulino a Fuoco


Inagibile l'Asilo Infantile con le suore e i bambini della materna costretti a utilizzare le tende montate nel piazzale antistante l'asilo.











Novembre 2002. Ragazzi della scuola materna nelle tende del Piazzale dell'Asilo Infantile


Negli anni successivi, per sei lunghi anni, fino al 2008, le lezioni furono tenute nei prefabbricati in legno montati nel giardino del convento (convento che era rimasto parzialmente inagibile a sua volta), e nel piazzale della scuola fin lì adibito a campo di calcetto. Detto tra parentesi: sarebbe ora che tale spazio tornasse ad essere campo di calcetto e per attività sportiva in genere, smantellando finalmente i prefabbricati, che dal 2008, per fortuna, non sono più utilizzati come aule scolastiche.



Toro 2003. Prefabbricato in costruzione nel giardino del Convento


Puntellati edifici pubblici e privati, transennate piazze e strade, un paio delle quali addirittura chiuse al transito.



Novembre 2002. Ponteggio in allestimento in Via Orientale sottostante a Palazzo Trotta


Chiusi tre bar su quattro, un negozio di elettrodomestici, un negozio di alimentari, un tabacchino, un'edicola. Circa settanta i toresi rimasti senza casa, che nella imminenza dell’evento furono ospitati in case di familiari e nella palestra comunale allestita allo scopo.



Novembre 2002, letti di fortuna allestiti nella palestra comunale per i toresi rimasti senza casa


La botta tremenda e la paura delle notti successive passate nelle auto o nelle casette di campagna o in palestra hanno lasciato segni incancellabili sulla vita sociale ed economica del paese. Oggi, a distanza di quasi tredici anni, Toro non sembra ancora essersi ripreso. Purtroppo.

Anche perché, e ne dovrebbero rendere conto gli amministratori locali e regionali che si sono succeduti negli anni, nonostante Toro fosse stato uno dei comuni più colpiti, i suoi danni sono rimasti “invisibili”: il paese non solo non è rientrato nella lista dei 14 comuni del cosiddetto «cratere sismico» ma nemmeno nella lista dei 37 comuni che riportarono danni ad abitazioni ed edifici storici stilata dalla soprintendenza ai beni culturali e dalla protezione civile (Clicca e leggi in proposito l’interrogazione di Antonio Di Pietro ai Ministeri competenti, 2 aprile 2012).





Come si vede dal prospetto, la popolazione torese è passata dai 1544 abitanti di fine anno 2002 ai 1424 di fine 2014. Meno 120 unità, con un arretramento del 7,8% in un trend che pare segnato e che diventa drammatico se si raffronta ai dati della popolazione dei ragazzi al di sotto dei 14 anni, passata negli stessi anni da 210 a 136 unità (con un arretramento di oltre il 35%), e ai dati dei toresi compresi tra i 15 e i 64 anni (passati da 973 a 897: meno 76 unità). Nel frattempo è crollato l’indice di natalità, che nel biennio 2011-2012 ha toccato il fondo, meno di 3 nati per mille, con l’ovvia conseguenza delle pluriclassi nelle scuole primarie e secondarie, gran parte di case chiuse nel centro urbano e l’età media della popolazione che si avvia a toccare il mezzo secolo di vita. Non per nulla, mentre cala il numero dei ragazzi e della popolazione attiva, è cresciuto di una trentina di unità il numero degli ultra sessantacinquenni. Toro paese di vecchi e senza bambini?

Ma torniamo ai danni provocati dal terremoto alla chiesa e al campanile e andiamo con ordine. Nell’imminenza del sisma la navata della chiesa fu messa in sicurezza grazie a un ammasso inestricabile e costoso di tubi Innocenti.



Chiesa Parrocchiale del Santissimo Salvatore, navata centrale posta in sicurezza


Il campanile subì lo stesso trattamento: letteralmente ingabbiato con ponteggi Innocenti. Pericolo che si aggiunge a pericolo: in qualche occasione i tavelloni furono fatti volare via dal vento ma per fortuna atterrarono senza provocare danni sul tetto della chiesa.



Il campanile ingabbiato e tale rimarrà per quattro anni fino alla primavera 2006


Chiesa e campanile feriti: il cuore pulsante del paese che veniva meno condannava alla lenta agonia tutto l'abitato. Che a gran fatica prova riprendersi. Nel novembre 2005 finalmente una buona notizia, restaurato e restituito alla sua funzione l'Asilo infantile con le Immacolatine che tornavano tra le mura di casa ad accogliervi i ragazzi della scuola materna. (Clicca e leggi il nostro articolo dedicato alla riapertura dell'Asilo).

Due mesi dopo, il 15 gennaio 2006, il parroco fra Tommaso Rignanese e l'Arcivescovo di Campobasso mons. Armando Dini inauguravano il Centro Caritas, realizzato dalla Caritas diocesana su suolo comunale. Nell'occasione il Presidente della Regione Iorio, felicitandosi per la realizzazione assicurava che erano già cominciati i lavori per la messa in sicurezza delle scuole elementari e medie. Con il senno di poi, va detto che la costruzione del Centro Caritas, per altro opera benemerita, finiva per svuotare ancora di più il centro storico, che fin lì aveva nell'Oratorio (tornato quasi subito a essere agibile), il punto di riferimento con funzione di supplenza alla chiesa chiusa. Inoltre, un Centro Caritas, cui veniva assegnato il ruolo di Chiesa Parrocchiale a tutti gli effetti, significava che in qualche modo il problema impellente della chiesa era risolto e che la nostra comunità, la quale poteva contare anche sull'Oratorio e sulla chiesa del Convento, poteva ritenersi a posto. In altri termini, con il Centro Caritas il restauro della Chiesa Madre veniva rinviato alla calende greche.



(Clicca e vai al nostro articolo dedicato alla inaugurazione del Centro Caritas)


A distanza di quattro mesi, il 13 giugno 2006 Sant'Antonio compie un altro miracolo: smantellate le impalcature che per quattro anni avevano oppresso il campanile, il simbolo stesso del paese. Nonostante le numerose ed evidenti borchie di tenuta delle catene, u campanare è stato restituito alla collettività in tutta la sua splendida imponenza. (Clicca e vai al nostro articolo sul campanile restaurato).

Per dare a Cesare quello che gli spetta, va precisato che questi primi risultati furono ottenuti mentre era in carica l'Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Salvatore Cofelice riconfermato nel giugno 2004, e già in carica nel 2002 all'epoca del terremoto. Intanto nella primavera del 2007 a capo dell'Amministrazione torese si insediava il sindaco Angelo Simonelli. Seppure a rilento rispetto alla spasmodica attesa, continuano i lavori per la messa in sicurezza dell'edificio scolastico (Clicca e leggi un articolo del 25 ottobre 2007). E finalmente nel settembre dell'anno successivo le lezioni possono iniziare nell'edificio restaurato. Dopo sei lunghi anni, passati nelle tende e nei prefabbricati, i ragazzi di Toro tornano a fare scuola tra quattro mura amiche.



(Clicca e leggi l'articolo sulla inaugurazione dell'edificio scolastico restaurato)



Restituito alla piena funzionalità l'edificio scolastico, restavano a carico della nuova amministrazione guidata dall'architetto Angelo Simonelli tre problemi fondamentali causati dal terremoto: il restauro degli edifici privati al fine di permettere il rientro dei loro legittimi proprietari, il restauro del Municipio e il restauro della Chiesa. Non risolverà nessuno dei tre problemi. Che sono ancora sul tappeto nella primavera del 2012 quando nelle elezioni comunali, l'arch. Simonelli si vedrà affidare dagli elettori un secondo mandato grazie a quattordici voti di scarto.

Proprio durante quella campagna elettorale si era verificato un fatto nuovo. Finalmente a distanza e di dieci anni dal terremoto, quando ovunque in Molise erano state da tempo restituite al culto tutte le chiese parrocchiali danneggiate dal sisma del 2002, era arrivato il momento di pensare al restauro anche della chiesa parrocchiale di Toro. La tempistica della consegna dei lavori rimane sospetta, perché avvenne il 26 aprile a pochi giorni dal voto, fissato per il 6 e 7 maggio 2012. Non solo, il cartello che informava sui lavori da effettuare fu fatto sistemare in pompa magna non all'ingresso della chiesa-cantiere, come di norma avviene, ma nel punto di maggiore visibilità del paese: in Piazza del Piano, proprio sotto il Campanile. Una ostentazione, resa ancora più eclatante dal fatto che l'amministrazione comunale in carica non aveva nessun ruolo da rivendicare nei lavori in scadenza, a parte quella che apparve subito come la più classica delle furbate elettorali: piazzare il cartello in così bella vista nella imminenza delle elezioni comunali.





Già, perché, essendo la chiesa di patronato ecclesiastico, il Comune di Toro non era direttamente interessato. A finanziare i lavori era la Regione Molise, committente la Parrocchia di Toro, impresa appaltatrice la Edilgen srl. che si impegnava a ultimare l'opera entro il 28 febbraio del 2013, dietro corrispettivo di circa 470 mila euro.

La trovata elettorale faceva il paio con quella di un anno prima, quando in occasione delle elezioni regionali 2011 si fecero risuonare a festa le campane per annunciare alla popolazione il comizio in paese del padreterno di turno e il restauro della chiesa, che sarebbe dovuto avvenire grazie a tanto uomo politico: Nico Romagnuolo da Casacalenda, l'uomo della Provvidenza, secondo i suoi estimatori. E in effetti Romagnuolo ebbe 62 preferenze che non erano affatto poche visto che nello stesso partito c'era anche la Lattanzio che prese 33 voti e 20 ne prese Muccillo (un altro nume tutelare allora già in declino e poi scomparso dalla scena).

Che fossero stati una penosa messinscena lo scampanio per Romagnuolo e un nulla di fatto il suo mandato elettorale lo prova la circostanza che alle regionali di due anni dopo Romagnuolo ( Progetto Molise), non prenderà neppure un voto a Toro. Zero. E naturalmente non sarà rieletto. I suoi antichi devoti toresi, evidentemente delusi, lo abbandoneranno per rivolgersi a un'altra confraternita, Grande Sud, 168 voti) riversando i voti compatti su un altro taumaturgo, sconosciuto ai più, Salvatore Micone.

Sia come sia, i previsti lavori di restauro iniziarono a tempo debito e furono portati a termine, sia pure con qualche ritardo. La chiesa fu solennemente inaugurata e riaperta al culto il 24 agosto 2013.



24 agosto 2013: cerimonia di riapertura al culto della Chiesa Parrocchiale di Toro
Clicca e vai al resoconto dell'evento



A suo tempo abbiamo dato conto della grandiosa cerimonia di riapertura della chiesa, officiata da mons. Bregantini (Clicca e vai al resoconto e alle foto dell'evento). Inoltre ci siamo a più riprese soffermati analiticamente sulle sorprese buone e meno buone legate ai restauri, alle innovazioni e alle modifiche apportate:
1. La campanella sparita
2. La croce processionaria riapparsa
3. Il dipinto settecentesco rovinato
4. L'altare di San Francesco Saverio
5. Le croci, i candelabri e i lampadari scomparsi
6. L'accrocco: poveri capitelli e fonte battesimale
7. Spaccata la cinquentesca Madonna dell'altare maggiore
8. Piccolo e inadeguato il nuovo altare maggiore
9. La pergamena della Confraternita del Santissimo Sacramento - 1585
(Clicca sui vari titoli per andare all'articolo di riferimento)

In questa sede, a conclusione della serie delle sorprese legate alla riapertura, e a conclusione delle puntate dedicate ai terremoti e al culto della personalità nella stessa chiesa, dobbiamo soffermarci sulla lapide commemorativa scoperta il 24 agosto 2013, nella navata di destra, a fianco dell'altare di San Giovanni Battista. Lapide che ha costituito la più inaspettata delle sorprese per buona parte della popolazione.




Quando parliamo di sorpresa non ci riferiamo certo alla trascurabile imprecisione di indicare in un decennio il tempo di chiusura della chiesa che in verità sfiorava gli undici anni (dieci anni e dieci mesi). Neppure ci riferiamo alla menzione di Mons. Giancarlo Bregantini, per quanto nelle altre lapidi dedicate alle riaperture al culto della chiesa di Toro, danneggiata o distrutta da terremoti precedenti, non è stato mai ricordato il nome del celebrante (e in qualche caso si trattava di cardinali e di cardinali poi diventati papa!).

Ci riferiamo invece alla menzione del sindaco pro tempore, che a nostro modesto avviso non andava inserita, per tutta una serie di ragioni.

    Primo, la chiesa non è di patronato comunale, ma di patronato ecclesiastico.
    Secondo, né il Sindaco né tanto meno l'Amministrazione Comunale da lui presieduta hanno finanziato i lavori.
    Terzo, né il Sindaco né persone designate dall'Amministrazione Comunale hanno sovrainteso ai lavori. A tale compito hanno provveduto l'arch. Sammartino e l'ing. Varriano e, per quanto riguarda il coordinamento per la posa dell'altare, l'ambone e i nuovi impianti di riscaldamento e di amplificazione, padre Giancarlo Li Quadri Cassini, su delega di Mons. Bregantini.
    Quarto, è stato lo stesso sindaco Simonelli, nel discorso alla balaustra in occasione della riapertura, a lamentarsi con le autorità religiose e civili per il suo marginale coinvolgimento.
    Quinto, sia pure in tale limitato contesto, il sindaco avrebbe almeno potuto e dovuto dare disposizioni (che non ha dato), per restaurare la lapide della scalinata che versava e versa in condizioni pietose.
    Sesto, è forte il dubbio che suoni ironico il riconoscimento al "proficuo impegno del sindaco" che, al netto delle strumentalizzazioni elettorali che abbiamo ricordato, va con ogni probabilità circoscritto a solleciti e a eventuali atti di natura burocratica connessa alle funzioni di organo territoriale posto a capo della giunta e del consiglio comunale. Quanto alla qualifica di "proficuo" , in particolare, basterà ricordare che il restauro della parrocchiale è arrivato, buon ultimo in Molise, a undici anni di distanza dal terremoto.
    Settimo, anche a voler riconoscere al sindaco coinvolgimento e partecipazione tutti da dimostrare, va ricordato che nessuno dei suoi predecessori è stato immortalato nelle lapidi dei numerosi restauri precedenti di cui abbiamo dato conto. Soprattutto va ricordato che non sono stati ricordati neppure quei sindaci e quegli amministratori che hanno sovrainteso direttamente alla costruzione della monumentale ed elegante scalinata di accesso alla chiesa e alla riedificazione dell'imponente campanile, progettati e realizzati a cura e con i fondi dell'Amministrazione Comunale. In quei casi, come abbiamo a suo tempo sottolineato, chi ha dettato le lapidi (ed era il sindaco dell'epoca), ha scelto di omaggiare non se stesso, singolo cittadino sia pure sindaco, non l'Amministrazione Comunale da lui presieduta, ma il "Comune di Toro", che è concetto più nobile e ampio, perché implica sia il Sindaco, sia l'Amministrazione, sia la popolazione e il territorio comunale.
In conclusione, tanto più bella, veritiera e soprattutto più giusta sarebbe apparsa la lapide in parola se, in ossequio a tale condivisibile sentimento, avesse recitato nella sua seconda parte:

. . .

GRAZIE

AI FONDI DELLA REGIONE MOLISE

E AL PROFICUO IMPEGNO

DELLA COMUNITÀ CIVILE ED ECCLESIALE

SI RESTITUIVA ALL'ANTICO SPLENDORE

QUESTO LUOGO SACRO.



(Fine)
___________________

- Clicca e leggi la prima puntata: "Il cartiglio secentesco collegato al terremoto del 1688"
- Clicca e leggi la seconda puntata: "La lapide del portale che ricorda il terremoto del 26 luglio 1805"
- Clicca e leggi la terza puntata: "La lapide della scalinata di accesso 1885""
- Clicca e leggi la quarta puntata: "La lapide del campanile (1893)"
- Clicca e leggi la quinta puntata: "La lapide del terremoto 1913"
- Clicca e leggi la sesta puntata: "L'iscrizione della campana rifusa nel 1916"
- Clicca e leggi la settima puntata: "Il terremoto dell'Irpinia (23 novembre 1980)"


Nota: Foto Sandro Nazzario, Enzo Mascia
Postato il Martedì, 05 maggio 2015 @ 00:00:00 di giovanni_mascia
 
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