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Dal Venezuela, tasselli della nostra storia |
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Un bel documento della nostra storia e del dinamismo dei nostri concittadini ci arriva dal Venezuela, dove a partire dal primissimo dopoguerra, sono stati centinaia i toresi che hanno cercato fortuna, o almeno scampo alla miseria del tempo. E' la foto di un calendario del 1969 che pubblicizzava la macelleria, aperta a Valencia da Nicola Serpone (Cola Giacjnte).

Calendario 1969 della macelleria "Orinoco" gestita direttamente dal proprietario, Nicolas Serpone, a Valencia (Venezuela)
Com’è noto, nel dopoguerra fu massiccio l’esodo dei toresi per il Venezuela. Con quella di Jelsi, la comunità di Toro è stata la popolazione molisana più numerosa a riversarsi nella tierra caliente. In Venezuela sono stati almeno una buona dozzina i toresi che hanno fatto immediata fortuna, e già sul finire degli anni Cinquanta, tornati a investirla e a godersela in Italia.
Più numerosi invece quelli che dal Venezuela hanno avuto la spinta a tirarsi fuori dalla miseria del dopoguerra e a dare un orizzonte più sereno al loro futuro. Sia nel caso di quanti sono tornati via via a vivere nel paese natale, sia di quelli che sono rimasti in Venezuela, dove hanno ricomposto la famiglia di origine o creata una nuova, con i discendenti, oramai già arrivati alla terza e anche quarta generazione e più.
In Venezuela i nostri compaesani, quasi tutti contadini, hanno fatto di tutto. I più audaci si sono improvvisati imprenditori e – come si diceva – si sono arricchiti, approfittando delle grandi opere pubbliche progettate ed eseguite negli anni Cinquanta dal dittatore Marcos Pérez Jiménez
Altri hanno lavorato dove e come hanno potuto, spesso come artigiani, falegnai, barbieri, calzolai. Uno sbocco tipico per molti toresi è stato improvvisarsi macellai, e aprire macellerie (carnicerie, come dicono là). E proprio la foto di un calendario pubblicitario della carniceria di un torese, Nicola Serpone, è quella che ci ha mandato la nipote, Yanilde Serpone, figlia di Giacinto.
Yanilde vive ancora in Venezuela, dov'è nata, e dove all'epoca Nicola aveva con sé i figli Giacinto e Antonio con le rispettive famiglie, mentre sua moglie e gli altri figli erano rimasti o in qualche caso (Luigi per esempio) tornati a Toro, dove tornerà anche lui di lì a poco.
Come si vede, il calendario, nel pubblicizzare il vasto assortimento di carne sempre fresca e di prima qualità, di manzo, maiale, vitello e pollo, invitava i clienti a visitare la carniceria Orinoco, sita in Avenida Alvarado a Valencia e augurava loro il Buon Natale e un prospero Anno Nuovo.
Sarebbe bello e interessante mettere insieme altri tasselli come questo, che gettano luce su un aspetto importantissimo della nostra storia. Me ne viene in mente uno altrettanto bello e interessante. Il manifesto pubblicitario della calzoleria Diamante Negro, aperta sempre in Venezuela da Emilio Salvatore (non ricordo se in società con il fratello Mercurio o meno). Miliuccio, il manifesto della sua calzoleria venezuelana, se l’era riportato indietro a Toro e lo teneva affisso alle sue spalle, nella bottega dove lavorava, sopra il Barbacane. Con la chiusura della bottega, dispiacerebbe se fosse andato disperso. Il testo del manifesto, lo ricordo bene, diceva:
ZAPATERIA DIAMANTE NEGRO
Zapatos hechos a mano y a la medida
Para damas, caballeros y niños
[Scarpe fatte a mano e su misura / per donne uomini e bambini]

Emilio Salvatore al banchetto da lavoro con Peppino Josue (Pelleccione) im primo piano,
in secondo piano: Mercurio Salvatore gemello di Emilio, Salvatore Evangelista (Ciaccia), e Francesco D'Amico
Per saperne di più sull'emigrazione molisana e torese in Venezuela, clicca e leggi l'articolo:
Così lontani, così vicini: la comunità molisana in Venezuela
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Postato il Venerdì, 11 marzo 2016 @ 11:58:31 di giovanni_mascia |
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