TORO Web - Araldica torese/11- Il misterioso angelo del camposanto
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Araldica torese/11- Il misterioso angelo del camposanto
Questo articolo è stato sollecitato da un gruppo di giovani toresi, incuriositi dalla scultura di un angelo a grandezza d'uomo che campeggia tra le tombe del nostro camposanto, senza nessuna iscrizione che ne chiarisca la ragione e la provenienza.




Il manufatto, in apparenza un calco in cemento, lascerebbe supporre la tomba di un bimbo o comunque di un ragazzo, o se si vuole di una bimba o una ragazza, grazie alla credenza popolare che dice trasformati in angeli i fanciulli o gli adolescenti morti. O, al limite, la tomba di una giovane donna, se si guarda ai capelli con i boccoli, alle fattezze muliebri e al mazzo di rose, tra le mani dell’angelo dalle grandi ali.

In realtà, il monumentino, di nessun valore artistico sia chiaro, è ancora lì, dove in passato ha identificato la tomba di un giovanotto di Toro, all’anagrafe Salvatore Giuseppe Grimaldi. I familiari e gli amici lo chiamavano Peppe. Era nato giusto un secolo fa a Toro, nel 1916, nel pieno della prima guerra mondiale. Suo padre, il muratore Domenico Grimaldi. proveniva da Baragiano in provincia di Potenza, dove un antenato poteva essersi trapiantato dal comune calabrese di Grimaldi, in provincia di Cosenza, che gli aveva dato i natali e il cognome.

In Molise per lavoro a inizio Novecento, Domenico Grimaldi era capitato a Toro e vi aveva conosciuto e sposato Martinella Ferrara (Martenèlle de Rjte), una ragazza che diverrà molto popolare in paese come tenutaria di un forno a paglia in via Occidentale, Sotto il Palazzo tanto per intenderci, quando il pane si impastava in casa e si portava a cuocere nei forni comuni.

In mancanza di orologi o sveglie, mentre una aiutante provvedeva ad alimentare il fuoco con la paglia, toccava a Martinella portarsi casa per casa per avvisare le popolane, che avevano già ammassato, che era giunta l'ora di spianare la pasta e di portarla con le tipiche ceste di canne intrecciate, le pagliole, al forno, dove lei avrebbe provveduto a informarla e quindi, di lì a poco, a sfornarla in panelli di pane.



Dettaglio di un tipico e monumentale forno a paglia torese,
sito Sotto il Barbacane, dismesso da una cinquantina d'anni.



I coniugi Grimaldi ebbero sei figli. Due donne, Maria Antonia (1912, sposata “fuori terra”) e Carmela (1920), e quattro maschi: Giovanni (1914), appunto Peppe (1916), Antonio (1921) e Mario Mercurio (1925).

Giovanni e Peppe avevano seguito le orme paterne nella professione di muratore, ma Peppe dopo qualche tempo di apprendistato preferì iniziare un percorso lavorativo diverso, presso una ditta campobassana di marmi e arte funeraria. Quando lo colse la morte repentina e inaspettata (a quel tempo si viveva con niente e si moriva per niente, un’influenza, una polmonite), non aveva neppure compiuto venti anni. Era il 17 aprile 1936.

Nel compianto generale si confusero le lacrime della fidanzata, che in seguito prese il velo e divenne una delle suore immacolatine toresi più rappresentative e influenti: Suor Nicolina De Sanctis ('a mòneche Maste Carle). Ma memorabile è rimasto il lamento funebre di Carmela, la sorella sedicenne poi maritata al falegname, anzi più precisamente al secchiaio Giovanni Di Carlo (Giuuanne de Tjtte). Carmela implorava al Signore di dare la forza alla madre sventurata per permetterle di piangere il figlio morto.

Il Signore esaudì la richiesta della ragazza. Martinella Ferrara ebbe la forza di piangere e seppellire il figlio, sulla cui fossa i datori di lavoro installarono l’angelo di cemento che suscitò la meraviglia in una popolazione abituata a fosse corredate solo di croci di legno. Non solo. Pochi anni dopo, addirittura, Martinella dovette trovare la forza per piangere e seppellire un altro figlio ventenne, Antonio, morto durante la Seconda guerra mondiale presso l’Ospedale Militare di Napoli.



Toro, Monumento ai Caduti (dettaglio):
il nome di Antonio Grimaldi è inciso in una delle lapidi con i morti della Seconda Guerra Mondiale



Come di rito, con i nomi dei due poveri giovani furono battezzati i figli dei fratelli superstiti. Al figlio unigenito di Giovanni Grimaldi ed Enedina Rossodivita, fu dato il nome di Giuseppe, e per tutti fu Peppino. Oggi è colonnello dell’Aeronautica in pensione e vive a Bari, ma a Toro, suo paese di nascita e dei primi vent’anni, è ancora conosciuto con il nome di Peppino Anèdjne. Ha moglie e tre figli, tra cui un maschio, Giancarlo. Dal canto suo, il più giovane dei fratelli Grimaldi, il fabbro Mario Mercurio, emigrato in Venezuela nel dopoguerra, ha posto il nome di Toni (Antonio), al figlio che vive a Barquisimeto.

Tocca a loro, a Giancarlo in Puglia e a Toni in Venezuela, portare avanti la discendenza della famiglia Grimaldi, che a Toro ha vissuto una esistenza durata non più di un secolo, segnata drammaticamente da due dolorosissimi lutti prematuri.

_______________

Un saluto e un grazie di cuore al colonnello Giuseppe Grimaldi per la fondamentale collaborazione.


Altre puntate della serie:
Araldica torese 10 - Per una storia della famiglia Colledanchise di Toro
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Araldica torese/8. La sirena e l'America del sindaco Rossodivita
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Postato il Domenica, 04 dicembre 2016 @ 00:00:00 di giovanni_mascia
 
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