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Laureato in legge a 84 anni, ha fatto scalpore Peppino Paventi a Roma |
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I giornali e le TV nazionali si sono occupati dell’impresa di Peppino Paventi, il barbiere nativo di Toro (per capirci, è il figlio di Cola Ruscio e Maria Luigia Ricella, alias Natale. Dal 1952 è a Roma dove continua a lavorare nella bottega al quartiere Africano. «Ho superato 29 esami all’università vera», ha raccontato al Corriere della Sera. Nel 1990 aveva preso la terza media, nel 2007 il diploma di Ragioneria.
«Il segreto è superare gli ottanta. Dopo è una passeggiata». Dino Risi, uno dei grandi registi della commedia italiana, ne era convinto tanto da sostenere nella sua autobiografia l’idea che sogni e progetti non hanno età e non si arrestano quando la lancetta degli anni supera la tacchetta degli ottanta. Un mantra ancora oggi di attualità come dimostrano due classe 1936 come Silvio Berlusconi e Lino Banfi. Ma la lista degli «highlander» non comprende solo famosi. Nella cerchia di quelli che non si arrendono al tempo che passa, rientra di diritto il dottor Peppino, alias Giuseppe Paventi, 85 anni, una vita trascorsa «con le mani tra i capelli della gente» e una laurea in giurisprudenza conquistata il 12 dicembre 2016.
Peppino, che famoso in realtà lo è almeno nel quartiere Africano dove è conosciuto da tutti, ha aperto il suo primo negozio da barbiere a 18 anni a Toro, in provincia di Campobasso, e da allora non ha più abbandonato pettine e forbici, neanche durante il militare: «Quando partii dal Molise per Roma, nella valigia di cartone mi portai i ferri del mestiere. Fu la mia fortuna, perché tagliando i capelli agli altri soldati, riuscii a mettere da parte un bel gruzzoletto». Così, terminati i tre anni di leva obbligatoria, Peppino decise di piantare le radici nella Capitale: «Non volevo più tornare al mio paese e decisi che questa sarebbe diventata casa mia. Dal ‘52 non ho più lasciato questa città». E anche il suo negozio dove lavora ogni giorno fino a tarda sera.
«Una volta un cliente è passato alle 20:35. Non mi ha trovato e da allora non chiudo mai prima delle nove».Il suo piccolo regno è in via Fezzan: «Volevo aprire una bottega in via Borgognona, ma costava troppo e così ripiegai per quella che allora era considerata periferia. Fu una scelta obbligata ma, se non ho più traslocato, forse è stata una mossa azzeccata». Così come la decisione di «non restare uno zappaterra analfabeta», come egli stesso si definiva prima di intraprendere «un percorso lungo e ricco di ostacoli», culminato con la corona d’alloro. «Nel ‘90 presi la terza media, nel 2007 il diploma in ragioneria e quattro anni dopo, a 79 anni, mi iscrissi all’università, quella vera di Tor Vergata, mica quella della Terza Età». Dopo ventinove esami, compresi inglese e informatica, due sole bocciature e una tesi in diritto del lavoro, Peppino è diventato dottore: «È stato il giorno più bello della mia vita anche se per arrivarci è stata dura. Studiavo quando non c’erano clienti. Camminavo per il negozio, mi guardavo allo specchio e ripetevo ad alta voce. Sembravo un matto e ogni tanto qualcuno mi chiedeva se stessi parlando da solo».
Donatello Viggiano, un habitué che frequenta la bottega da quando, da studente fuorisede, fu attratto dal taglio a sette euro, ricorda i pomeriggi in cui Peppino al posto delle forbici aveva un libro in mano: «Vederlo studiare e ascoltare i suoi racconti è stata una straordinaria lezione di vita». Una lezione che non finisce qui. Il barbiere ottantacinquenne ora punta alla toga: «Sono ancora all’inizio: la laurea è solo la prima tappa. Il mio sogno? Diventare avvocato, aprire uno studio tutto mio e scrivere insieme ad altri colleghi un libro di diritto. Magari tra un taglio e l’altro».
Claudio Rinaldi
«Corriere della Sera»
11 novembre 2017
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Postato il Sabato, 23 dicembre 2017 @ 14:01:10 di giovanni_mascia |
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