TORO Web - Una sbronza memorabile - racconto
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Una sbronza memorabile - racconto
Si dice maliziosamente a Toro che abbiano procurato più danni i monaci all’antico convento, che i vari terremoti succedutosi nel corso degli anni, a partire dal 1592, anno di fondazione dell’edificio sacro. Ogni volta che arrivava un nuovo Padre Guardiano, si progettavano nuovi lavori di ristrutturazione. Ma le entrate modeste dei frati non bastavano a pareggiare i conti. Per incrementarle, i monaci, agli inizi degli anni Sessanta, pensarono di affittare il grande salone per i pranzi nuziali dei toresi.


Nozze in convento, 1965


Al lauto pranzo non provvedevano i monaci, ma il valente cuoco Zio Gennaro Evangelista. Davanti al suo spezzatino in brodo, o alle sue gustose braciole, non resisteva nessuno.

Il pranzo lo si preparava fin dalla vigilia delle nozze utilizzando gli utensili del cuoco, che venivano sparpagliati per stanze e corridoi e lungo il chiostro. Era consuetudine che coadiuvassero il cuoco gli stessi parenti degli sposi o semplici invitati che, durante il pranzo nuziale, si trasformavano in camerieri. Era un viavai continuo e frenetico e molto allegro. Spesso, grida e imprecazioni, se non rumori indicibili, arrivavano fino in chiesa, durante le celebrazioni.

Durante il pranzo nuziale il servizio era fin troppo efficiente. Senza aspettare che finisse il vino, la bottiglia iniziata veniva subito rimpiazzata da un’altra piena. Il chiostro accoglieva gli avanzi e molte bottiglie semivuote di ottimo vino fatto in casa. Era tentazione irresistibile per noi ragazzi, portarci in convento per “raccogliere gli avanzi”.

Fu in tale circostanza che mio fratello, a soli otto anni, esagerò. Più per sfidare i compagni che per sete, scolò diverse bottiglie di vino, bianco, rosso e rosato, fino a quando qualcuno non lo ritrovò riverso dietro una colonna del chiostro, che dormiva russando fortemente: si era ubriacato.

Appresa la notizia, la nonna andò a prelevarlo in convento e lo riportò a casa in braccio. Lungo la discesa del convento, il ragazzo ebbe a vomitare più volte, sbiancando in volto. La nonna, molto apprensiva, si allarmò. Qualcuno le consigliò di far prendere al ragazzo molta aria e lei eseguì il consiglio alla lettera. Trascinò fuori all'aperto il lettino, lo sistemò davanti casa, in Viale San Francesco, e vi depose l’ubriaco, che sembrava più un cadavere che un ragazzo addormentato.

Alla fine del pranzo nuziale, era consuetudine degli invitati passeggiare lungo il viale, per digerire il gran peso dello stomaco. Passando, presso il letto del ragazzo, che dormiva tranquillamente, molti non riuscivano a trattenersi dal ridere. A chi le chiedeva perché il ragazzo dormisse in strada, mia nonna rispondeva senza scomporsi: “Non sta bene, deve prendere molta aria”.

Il figlio del fornaio
Postato il Lunedì, 18 febbraio 2008 @ 13:07:37 di giovanni_mascia
 
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Re: Una sbronza memorabile - racconto (Voto: 1)
di Giovanni il Martedì, 19 febbraio 2008 @ 10:49:54
(Info Utente )
Grazie, Figlio del fornaio per questo ulteriore tassello di memoria condivisa. A un certo punto, scrivi:

Era tentazione irresistibile per noi ragazzi, portarci in convento per “raccogliere gli avanzi”.

Non ricordo questo particolare. Ricordo bene, invece, che noi bambini stazionavamo nell'atrio del convento con la speranza di incontrare un parente o amico invitato alla festa di nozze, che condividesse con noi qualche portata o porzione di portata. La rosetta con la braciola di Zio Gennaro con l'uovo sodo in mezzo per me era il massimo.
Un caro saluto
Giovanni



Re: Una sbronza memorabile - racconto (Voto: 1)
di HERMES (hermes@libero.it) il Martedì, 19 febbraio 2008 @ 12:12:50
(Info Utente )
Grazie Giovanni per i tuoi apprezzamenti per il racconto che, come sottolinei, vuol essere ennesimo tassello per ricomporre il bel mosaico della memoria storica locale, che ci vide comunque inseriti serenamente in quel contesto di pizze e pezze. Effettivamente, per qualche decennio, il salone del convento ora adibito a lavanderia della Fiosiomedica, fu utilizzato per le feste nuziali dei toresi. Allorchè nel tardo pomeriggio si toglievano i banchi e le sedie serviti al lauto pranzo nuziale, non solo il salone si svuotava e rimaneva libero all'accesso, ma anche i locali adiacenti, come il chiostro, dove venivano accontonate disordinatamente bottiglie, utensili e tegami vari ancora con qualche porzioncina avanzata. Era facile espediente per i ragazzi frugare bottiglie semivuote e tegami. Zio Gennaro era magnanimo coi ragazzi e permetteva le loro intrusioni dopo che il pranzo era ormai già servito. Il valente cuoco, munito di centinaia di utensili e di altrettanti bei servizi da piatto, richiusi in grosse casse di legno, veniva spesso chiamato in molti paesi molisani e non, ad assolvere alla sua ricercata arte culinaria, molto apprezzata, sopratutto in occasione di feste matrimoniali. Alcuni suoi piatti sono rimasti proverbialmente rinomati.



Re: Una sbronza memorabile - racconto (Voto: 1)
di Torese il Domenica, 24 febbraio 2008 @ 22:07:30
(Info Utente )
Meno male che in questo paese non ci sono solamente arroganti e calunniosi… per fortuna abbiamo anche persone come te, caro figlio del fornaio che con i tuoi racconti riesci a portare indietro nel tempo non solo coloro che hanno vissuto tali vicende, ma anche noi figli e nipoti che non abbiamo avuto il privilegio di poter vivere l’epoca della civiltà della fame o della miseria come dir si voglia. Sicuramente più si va avanti col tempo e più le cose sarebbero dovute cambiare,ovviamente in positivo perché si cerca sempre di migliorare… Ma non è proprio così, soprattutto per il nostro piccolo paese. Da una decina d’anni a questa parte è sotto gli occhi di tutti la nostra involuzione, si sta vivendo un decadimento… ma le vediamo le strade di Toro sempre più vuote? E noi giovani di Toro cosa possiamo fare, quale speranza abbiamo in una società in cui si vedono sempre le stesse facce, in cui vogliono avere voce in capitolo sempre i soliti? Dove sono le manifestazioni di una decina di anni fa organizzate dalla pro loco? Stiamo condannando a morte tutti quei rituali, quelle manifestazioni che rendevano speciale e facevano distinguere Toro dagli altri paesi limitrofi, quelle tradizioni che portavano in alto il nome del nostro paese! A volte sento dire la solita frase fatta che basta guardare noi giovani noncuranti per renderci conto di quale fine faremo andando avanti in questo modo; è vero, ma mi domando e dico: ma c’è mai stato, da parte di qualcuno, qualche sollecitazione? In che modo noi giovani siamo stati invogliati a tenere vive le manifestazioni del nostro paese? Chi ci ha spronato a cambiare le cose, o meglio, a cambiarle per riportarle come erano un tempo? Ovviamente non sto insinuando che per ogni minima sciocchezza ci serva sempre la mano di qualcuno più maturo, ma mi sono accorto che quelle poche volte che prendevamo qualche iniziativa in qualunque modo, non saremo andati mia avanti senza l’aiuto di qualcuno più esperto di noi… Purtroppo se la generazione d’oggi è così secondo me l’influenza è dovuta al fatto che ci sono solo e soltanto promesse, promesse e tante promesse dalla gente poco onesta! E’ da apprezzare moltissimo il lavoro di Vincenzo Colledanchise con il museo etnografico della civiltà contadina; molta ammirazione va a Giovanni Mascia, Carmine Felice e Sandro Nazzario per l’allestimento del sito che permette anche al torese più lontano di sentirsi a casa; lo stesso Giovanni che merita tanta stima per aver pubblicato diversi libri incentrati sul nostro paese e sulle nostre tradizioni. Come tutti sappiamo ai tempi dei nostri nonni non esistevano le videocamere, le fotocamere e i videofonini; le uniche cose che ci possano far conoscere i modi di vivere, i costumi e gli usi sono i cimeli, le vecchie foto, le tradizioni popolari, i racconti dei nonni attorno al camino, e quindi è solo grazie a loro se riusciamo a conoscere alcune cose dei tempi passati, non credo che in giro ci siano ancora persone che hanno voglia di fare queste cose… si vede che nei loro lavori risalta la passione, l’impegno per un periodo che era difficile ma ci si voleva davvero tanto bene. Anche se in fondo in fondo è vero che noi ragazzi con il nostro atteggiamento menefreghista stiamo mandando tutto a rotoli… credo che a tutti noi, giovani d’oggi, vada bene l’idea di tornare a casa e trovare servito un piatto caldo, girare e divertirsi con i soldi di mamma e papà e poi per il resto dio vede e provvede; ma credo anche che nessuno che magari ci può insegnare qualcosa, che ha esperienza, si sia fatto avanti per cercare insieme a noi un modo per risolvere i problemi. Cioè mi spiego meglio… ci sono modi e modi per coinvolgere la popolazione… Si vedeva… in campagna elettorale, anche chi è di solito rintanato 365 giorni l’anno,si riversa per le strade del paese, saluta anche chi ha sempre odiato, cerca di non mancare mai, insomma… partecipa a tutto…ma saputi i risultati, di nuovo alla vita di prima… Ma ci siamo dimenticati la pasquetta nella notte che precede l’Epifania,la maschera del diavolo nel periodo di carnevale, la passione di C

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