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Una bella serata per riscoprire e amare San Mercurio martire, patrono di Toro |
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Un importante convegno per riscoprire e rilanciare la figura misteriosa e affascinante di San Mercurio Martire, si è svolto nella Chiesa parrocchiale di Toro sabato 23 novembre 2013, nell'antivigilia della festa canonica. Il culto di San Mercurio, un tempo diffuso in tutta la cristianità, continua a essere fiorente nel mondo greco ortodosso e presso i copti egiziani e i cristiani etiopici, ma in decadenza in Occidente, dove resiste solo in rari centri dell'Italia meridionale, a parte Toro.
In qualità di padrone di casa, il parroco padre Gaetano Jacobucci ha dato inizio ai lavori, salutando e ringraziando le autorità intervenute e tutti i presenti. Prima di passare la parola ai relatori, padre Gaetano ha invitato la Schola cantorum a cantare l'inno a San Mercurio.
Maria Lorenza Lopez e Simona Marcucci, chitarrista e tastierista della Schola Cantorum, hanno intonato l’inno, intitolato a San Mercurio, soldato d'amore, composto da Giovanni Mascia. E' dal 1987 che l'inno risuona ininterrottamente come canto d'introito e di congedo nella messa solenne del 26 agosto, nella ricorrenza della Traslazione delle sacre spoglie di San Mercurio da Mirabella Eclano a Benevento, avvenuta nel 768 d.C. ad opera del principe longobardo Arechi II.
Il ritornello dell'inno suona:
A te San Mercurio,
soldato d’amore,
la gente di Toro
consacra il cuore.
Tu, Santo Patrono,
proteggi dal cielo
chi canta, chi spera,
chi confida in te.
Lino Santillo, giornalista del Quotidiano del Molise, e torese doc, si è detto onorato del ruolo di moderatore di un convegno che reputa interessante, perché assai incuriosito dalla figura del Santo Patrono di Toro, di cui ha confessato di non conoscere molto della vita e del culto..
La professoressa Laura Provera della Pontificia Università Antonianum ha relazionato sul culto di San Mercurio in ambito greco bizantino, partendo dalla illustrazione della leggendaria Passione. Mercurio, originario di Cesarea di Cappadocia, era un soldato romano allorché gli imperatori Decio e Valeriano scatenarono la persecuzione contro i cristiani.
Figlio di un cristiano, e battezzato con il nome greco di Filopatròs, cioè "che ama il padre", Mercurio riceve una spada miracolosa da un angelo e giunge ad essere generalissimo dell'esercito e amico dell'imperatore. Davanti al quale confessa la propia fede, rifiutandosi di adorare la dea della guerra Artemide (Diana).
Gli derivano supplizi e piaghe sanguinose, risanate per tre volte da un Angiolo, finché condotto a dorso d'asino in Cappadocia, nella sua patria, non è decapitato il 25 novembre del 250 d. C., giorno che la chiesa ricorda come il suo dies natalis.
Le sue reliquie favorirscono prodigiose guarigioni e improvvise conversioni. Ma fama ancora maggiore viene al Martire guerriero dalla leggenda secondo la quale egli sarebbe stato, più di cent'anni dopo, l'uccisore di Giuliano l'Apostata.
San Mercurio ammazza Giuliana l'Apostata, Tela sei-settecentesca di un pittore anonimo, Sagrestia della Chiesa Parrocchiale di Toro
L'imperatore Giuliano, che aveva rinnegato la fede cristiana per ripristinare il culto degli Dei, morì nel corso della guerra contro i Persiani, ai confini orientali dell'Impero. La sua morte fu salutata come la punizione voluta dal cielo per liberare gli innumerevoli cristiani perseguitati.
Secondo la visione di San Basilio vescovo di Cesarea, era stato proprio San Mercurio, a scagliare la sua lancia, per ordine della Madonna, contro il petto dell'Imperatore apostata.
Certa è l'antichità del culto del Santo a Cesarea di Cappadocia, da lì si è diffuso nel mondo greco bizantino, dove è molto popolare ancora ogggi, e nell'Asia Minore e presso i copti di Egitto e i cristiani di Etiopia, divenendo uno dei santi principali di entrambi le chiese , e quindi in tutto il mondo cristiano occidentale, dove il suo culto fiorentissimo un tempo si è di molto affievolito e oggi e pressoché scomparso.
La professoressa Provera ha quindi elencato tutta una serie di inni e formule sacre riservate dalla liturgia ortodossa a San Mercurio.
Giovanni Mascia ha relazionato su come il culto di San Mercurio si sia afffermato in particolare nel Meridione d'IIalla, in due zone precise: 1. in Calabria e Sicilia, favorito dai monaci Basiliani, così detti da San Basilio di Cesrea il fondatore dell'ordine, I quali approdarono in quelle terre per sfuggire alle conseguenze dell'editto emanato nel 726 d.C. dall'imperatore bizantino Leone III Isaurico, volto alla distruzione delle immagini sacre e le icone (iconoclastia), al fine di stroncare il commercio delle immagini e combattere una venerazione considerata superstizione e idolatria.
2. Nel Ducato longobardo di Benevento, dove fu un altro successore di Giuliano l'Apostata, a trapiantarlo. Accade
tre secoli dopo la morte dell'Apostata, nell’anno 663, quando l’imperatore
bizantino Costante II d’Oriente viene a guerreggiare
nell’Italia meridionale contro i Longobardi,
portando con sé i resti di San Mercurio e di
altri santi perché gli propiziassero la vittoria,
che arride invece ai suoi avversari. Dopo aver
assediato invano Benevento, Costante è
costretto precipitosamente a riprendere il
mare e a lasciare le sacre spoglie a
Quintodecimo (Av). Centocinque anni dopo,
Arechi II rinviene il corpo del martire, ne
ordina la traslazione a Benevento, avvenuta il
26 agosto del 768 (di qui la festività solenne
a Toro in ossequio all’ufficio liturgico beneventano),
e tumulandolo nell’altare maggiore
della chiesa di Santa Sofia lo eleva a patrono
della città e della bellicosa nazione longobarda, già
affidata al patrocinio di un altro insigne guerriero,
San Giorgio, e al capo delle milizie celesti
l’Arcangelo Michele.
San Mercurio, tondo settecentesco alla sommità dell'altare dei Cinque Santi, Chiesa del Convento di Santa Maria di Loreto a Toro
Com'è noto, nel 1092 Toro fu donato all'abbazia benedettina di Santa Sofia, il cui vessillo con l'immagine di San Mercurio, sventolava già su molti feudi in Molise, Puglia e Campania. Con ogni probabilità, iniziò allora il millenario patronato mercuriano su Toro, un vincolo profondo e indissolubile che Giovanni Mascia ha illustrato di secolo in secolo con le immagini di molti esempi eloquenti, dalla chiesa trecentesca intitolata al Santo, di cui oggi rimane la piazza omonima, alla storica cerimonia di riapertura della Chiesa Madre rimasta chiusa per oltre un decennio e riaperta solennemente al culto proprio nell'antivigilia della festa di San Mercurio 2013.
Tale vincolo millenario ha fatto sì che contrariamente ad altri luoghi, dove il culto e/o il patronato mercuriano si è affievolito al punto anche di scomparire del tutto, Toro oggi rimane come una sorta di capitale mercuriana non solo in Italia ma in tutta la cristianità d'Occidente. Noblesse oblige: sono invitati tutti, amministratori, popolazione e uomini chiesa ad adoperarsi di conseguenza.. E speriamo che l'invito non cada nel vuoto.
Antonio Salvatore, dal canto suo, in linea con l'assunto che lo portava a guardare a San Mercurio, come uomo e come soldato, si è addentrato ad analizzare le campagne di guerra che i romani hanno portato avanti a quei tempi, per ipotizzarne la partecipazione attiva del santo e per ricostruire vari aspetti della vita quotidiana di un soldato, fino a definire l'entità del salario accordato a un centurione. In tal modo ha creduto di poter incasellare il Santo in una legione specifica in cui avrebbe svolto gran parte, se non tutta la sua carriera militare: la dodicesima legione, detta Fulminata,
Particolarmente interessante il suo intervento quando ha preso in esame la figura di San Mercurio, come iconograficamente ci è stata consegnata della nostra statua processionale, di recente restaurata da FIorentina Cirelli a spese dei fedeli .Secondo Salvatore, sia i tratti fisici (Il volto imberbe e femmineo, la pelle diafana, i capelli lunghi), sia l'abbigliamente (l'elmo, il mantello, la lorica, le braghe, i calzari), sia l'arma (il giavellotto), della nostra statua mal si adattano con i tratti fisici, l'abbigliamento e le armi tipiche di un centurione romano. Il risultato del confronto critico tra l'iconografia tradizionale e la realtà è riassunto dalla figura seguente, dove a destra vediamo un centurione romano con i tratti somatici e la divisa militare di ordinanza.
A sinistra la secentesca statua di San Mercurio della parrocchiale di Toro, a destra un ipotesi di centurione meglio rispondente alla realtà storica, secondo Antonio Salvatore
Rosanna Ricciardi, in nome del cordialissimo rapporto di buona vicinanza che lega la sua comunità di Campodipietra alla comunità di Toro, ha letto una composizione poetica in onore di San Mercurio, redatta in collaborazione con Aldo Ricciardi.
Nel chiudere i lavori, Don Rocco Di FIlippo, arciprete di Boiano, delegato dell'arcivescovo Bregantini, ha portato i saluti di Sua Eccellenza, impegnato nelle stesse ore nella Giornata diocesana del Ringraziamento che si è celebrata a Santa Maria della Strada a Matrice. Mons. Di Filippo si è detto compiaciuto del grande patrimonio di cultura, tradizione, fede e storia legato alla figura di San Mercurio, alla cui intercessione ha affidato i presenti e la comunità di Toro.
Statua e reliquia di San Mercurio, Chiesa Parrocchiale di Toro, Altare privilegiato del Santo Patrono.
23 novembre 2013, L'uditorio attento alla Conferenza su San Mercurio, Chiesa Parrocchiale di Toro
Nota: Foto Sandro Nazzario
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Postato il Martedì, 26 novembre 2013 @ 23:00:00 di giovanni_mascia |
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