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Presentato a Campobasso Affreschi per il Papa |
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Presentato nel salone d’onore della Prefettura di Campobasso Affreschi per il Papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento di Toro, di Giovanni Mascia. Dopo l'indimenticabile cerimonia di Toro nella primavera 2008, un’altra bella pagina per il rilancio del nostro paese.
Nella splendida cornice belle époque del salone di onore della Prefettura di Campobasso, si è svolta nella serata di giovedì 12 marzo 2009, la cerimonia di presentazione del volume di Giovanni Mascia, Affreschi per il Papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento di Toro, edito da Palladino Editore, Campobasso 2008.
Lo splendido salone liberty del Palazzo di Governo di Campobasso
La manifestazione era inserita nel contesto di "Eventi di'Autore", la rassegna di incontri con scrittori molisani promossa dall’Assessore alla Cultura della Regione Molise, Sandro Arco, in collaborazione con sua Eccellenza, il prefetto di Campobasso, dottoressa Carmela Pagano.
Patrizia Niro introduce i lavori. Al suo fianco Mario Iannantuono, Giovanni Mascia, Dante Gentile Lorusso e Sandro Nazzario
Brillantemente introdotti e coordinati da Patrizia Niro, dell’Assessorato alla Cultura della Regione Molise, gli interventi dei relatori sono stati preceduti dai saluti del professore Mario Iannantuono, Presidente della Sezione Campobassana di Italia Nostra. Il professor Iannantuono, nel sottolineare la missione del sodalizio da lui presieduto, volta alla salvaguardia del cospicuo patrimonio artistico, storico e paesaggistico, si è complimentato con l’autore del volume sponsorizzato da Italia Nostra, auspicando l’intervento delle istituzioni preposte per il restauro impellente del chiostro di Toro, monumento unico nel contesto artistico molisano.
Il Sindaco di Toro, Angelo Simonelli, porge i saluti
Portando i saluti personali e dell’Amministrazione Comunale di Toro, il sindaco Angelo Simonelli si è complimentato ancora una volta con Giovanni Mascia per l’opera di valorizzazione del patrimonio culturale di Toro.
Giovanni Mascia
È toccato poi all’autore illustrare la struttura del libro, soffermandosi sulle vicende storiche del paese. Con l'ausilio di foto e documenti, Mascia ha sottolineato il vincolo stretto che legava Toro agli abati di Santa Sofia di Benevento, benemeriti feudatari del paese per ben sette secoli: dal 1092, quando il paese è menzionato per la prima volta nell'atto di donazione da parte di Roberto di Trystaino all'abazia di Santa Sofia, al 1785, quando il feudo di Toro fu sottratto al dominio degli abati e assegnato al patrimonio regio. Particolarmente cordiale il rapporto della popolazione torese con il cardinale Orsini (1649-1730), abate di Santa Sofia e arcivescovo di Benevento per 44 anni e poi papa Benedetto XIII (1724-1730).
Benedetto XIII(Vincenzo Maria Orsini) Stampa settecentesca
Mascia ha ricordato le varie provvidenze orsiniane per la popolazione: tra l’altro la fondazione del monte frumentario per sollevare i contadini poveri dal ricatto degli strozzini in occasione della semina del grano; l'abbattimento verticale dell’affitto del mulino comunale, passato con l'Orsini dai precedenti 180 tomoli di grano ad appena 30 tomoli all’anno; la concessione in uso gratuito alla popolazione torese del castello dell’abate…
Passano i secoli ma non viene meno l'affetto dei francescani per il papa (con Giovanni Paolo II, gli indimenticabili padre Ottaviano e padre Giantonino)
La simpatia di Benedetto XIII e degli altri abati di Santa Sofia per Toro è ricambiata: il paese vanta una tradizione ecclesiastica di primordine e resta il paese molisano che ha dato più frati minori alla provincia monastica di Molise e Puglia. Senza contare le vocazioni femminili delle Immacolatine, una decina dal 1933 anno di fondazione dell’istituto a Toro, tra cui quella di Suor Loretana Grosso, Madre Generale dell’Ordine dal 1996.
Suor Loretana Grosso Madre Generale delle Figlie di Maria Immacolata (Immacolatine)
Preti e frati e suore che tanto hanno fatto per il progresso della comunità, principalmente nel campo dell’istruzione, quando nei secoli passati, non era lo Stato a provvedere e l’analfabetismo regnava pressoché generale. Toro ha costituito sempre una valida eccezione. Nell’occasione non poteva non essere ricordata la figura di Domenico Trotta (1792-1872), dalla cui scuola privata è uscita buona parte della classe dirigente del Molise Ottocentesco: Domenico Trotta è stato l’ultimo Intendente Borbonico (prefetto) e il primo dopo l’arrivo di Garibaldi a Napoli.
Domenico Trotta Insegnante, sindaco, deputato a Napoli 1848, Intendente di Molise 1860
Si diceva della grande tradizione ecclesiastica e del forte legame tra la popolazione e la Chiesa, di cui testimonia principalmente il chiostro del Convento di Toro, affrescato a spese di benestanti locali e del circondario attorno al 1725 in onore del cardinale Orsini, signore feudale e spirituale di Toro, eletto papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Rivendicando al libro il merito di aver dato un nome (Bartolomeo Mastropietro da Cercemaggiore) a quello che fino a oggi era considerato un pittore anonimo, Mascia è tornato a sottolineare lo stato di avanzato degrado in cui versano gli affreschi, assegnando alla sua opera lo scopo principale della salvaguardia di un monumento artistico unico.
Toro. Chiostro del Convento di Santa Maria di Loreto Bartolomeo Mastropietro, "L'abbraccio di San Domenico e San Francesco alla Croce"
Affresco, V lunetta, ala Sud (1726 ca.)
È toccato, quindi, a Dante Gentile Lorusso, il compito di illustrare a un uditorio sempre attento e partecipe alcune lunette del chiostro del convento di Santa Maria di Loreto e una scelta significativa delle opere d’arte conservate nella chiesa annessa e nella parrocchiale del Santissimo Salvatore.
Dante Gentile Lorusso
Un patrimonio artistico – ha precisato il noto artista e ricercatore – che per quantità e qualità pochi comuni molisani possono vantare.
Toro. Chiesa Parrocchiale Madonna di Costantinopoli tra i santi Francesco e Nicola Olio su Tavola, XVI secolo
L’esposizione di Gentile Lorusso, supportata dalle immagini delle opere d’arte di riferimento, ha seguito un ordine cronologico che partendo dalla pala di altare di Fine Cinquecento della Chiesa Parrocchiale, Madonna di Costantinopoli tra i santi Francesco e Nicola, l’unica opera conosciuta in Molise di Giovan Vincenzo D’Onofrio detto il “Forli”, poiché nativo di Forli del Sannio (IS), e approdata alla statua lignea di San Mercurio, Patrono di Toro, presumibilmente dei primi Anni dell’Ottocento, attribuibile allo scultore Crescenzo Ranalllo da Oratino.
Toro. Chiesa Parrocchiale San Mercurio Martire, Patrono di Toro Statua Lignea, XIX secolo
Fotogramma dopo fotogramma, con una relazione molto articolata e documentata, Dante Gentile Lorusso è arrivato alla conclusione che nei secoli passati, a parte due o tre eccezioni, tutti i grandi artisti molisani hanno operato a Toro, a dimostrazione dell’attenzione costante per la Chiesa e gli edifici ecclesiastici da parte di una comunità viva, sensibile ai valori estetici e culturalmente a passo con i tempi.
Sia concesso di dirlo: non capita spesso di presenziare a cerimonie così ben rispondenti all'esigenza di divulgare aspetti poco conosciuti della realtà molisana. La conduzione impeccabile di Patrizia Niro, i sobri interventi del professor Iannantuono e del sindaco Simonelli, le magistrali relazioni di Giovanni Mascia e Dante Gentile Lorusso, con il supporto iconografico di Sandro Nazzario, hanno caratterizzato un incontro che ha lasciato poco spazio alle formalità e molto, per non dire tutto, alla cultura.
Nota: Foto Luca Castiello
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Postato il Venerdì, 13 marzo 2009 @ 13:26:54 di giovanni_mascia |
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