I confetti del morto (Toro che non c'è più)
Data: Monday, 12 July 2010 @ 01:00:00
Argomento: Poesie e racconti


Il caro amico Nicola De Sanctis, ingegnere torese in quel di Padova, ci ha spedito un altro gustoso aneddoto della Toro che fu. Ringraziamo e pubblichiamo con piacere, precisando che qui come altrove sono noti i nomi dei protagonisti, che omettiamo per ovvie ragioni.



Lo portarono al Colle dei Pifalo e scavarono la fossa

C'era a Toro una famiglia molto povera; con il suo faticoso lavoro riusciva a mala pena a ricavare lo stretto necessario per la sua sussistenza. In questa famiglia il padre aveva un piccolo ma per lui grande desiderio, quasi un sogno, uno di quelli di cui anche i poveri sono ricchi, e cioè sgranocchiare tra i denti qualche confetto, sì proprio quelli bianchi e straordinariamente belli e deliziosi.

Povero visse e povero morì, senza aver potuto soddisfarlo. Lo portarono al Colle dei Pifalo e calarono la sua bara nella fossa. Il figlio, tra le lacrime, trasse dalla tasca una manciata di confetti e li gettò sulla bara del padre (tate, in dialetto) dicendo: "Crucca ta' crucc!", Cròcca, papà, crocca!

Dicono, ma io non ci credo (giacché a quel tempo di extracomunitari ancora non se ne vedevano in giro e meno che meno dalle nostre parti), che un turco, sepolto nelle vicinanze, abbia chiesto:"Jek kruk, jek kruk?" Cosa crocchi, cosa crocchi?

Nicola De Sanctis





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