Quando il caso si diverte: tra Firenze, Gravina di Puglia e Toro
Data: Saturday, 04 September 2010 @ 17:43:33
Argomento: Cultura


Caso, coincidenza, fatalità o mano divina? - si chiede l'amico Giuseppe Massari nell'inviarci da Gravina di Puglia questa interessante relazione, che pubblichiamo molto volentieri. Ma intanto, caso, coincidenza, fatalità o mano divina, cosa hanno in comune Gravina di Puglia, i delegati del prestigioso Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e dell'Università giapponese di Kamazawa, con Toro?


Papa Benedetto XIII (1649-1730)
Della principesca famiglia Orsini, era nativo di Gravina di Puglia


Caso, coincidenza, fatalità o mano divina? E' una domanda a cui non riesco a dare una risposta dopo alcuni segnali collegati alla mia ricerca storico-iconografica sull'Orsini cardinale, arcivescovo, papa. Sono impegnato da circa dieci anni nel condurre uno studio di approfondimento sulla figura dell'Orsini attraverso immagini, testimonianze, quadri, monumenti. Tutto questo, ovviamente, non poteva non farmi passare da Toro. Fermarmi sugli Affreschi per il papa, raccontati magistralmente da Giovanni Mascia nel suo volume, così come non potevo non fermarmi su alcune opere d'arte sempre conservate costì. Altri luoghi mi è capitato di conoscere, finora sconosciuti. Tante persone mi è stato dato grazia di conoscere. Volontariamente e involontariamente. L'ultimo caso riguarda due persone, che, per aspetti diversi hanno conosciuto, indirettamente Papa Benedetto XIII, e che nei giorni scorsi, invece, hanno avuto modo di calcare quei luoghi che lo videro nascere, conoscendolo più da vicino.

L’occasione, però, non è stata favorita da interessi specifici per l'Orsini, ma da ben altri temi ed argomenti. Il Comune di Gravina in Puglia ha avuto il piacere e l'onore di ospitare una delegazione mista di accademici fiorentini e giapponesi, composta di cinque persone. Il motivo derivava dal fatto che questi eminenti studiosi dovevano fare una ricognizione sul ricco patrimonio rupestre che insiste sul territorio gravinese.


Panorama di Gravina di Puglia con i famosi sassi

Prima di addentrarsi nel vivo della loro ricerca mi sono inventato cicerone, illustrando e facendo visitare loro alcuni monumenti o reperti di rara bellezza. Fra questi il palazzo ducale dove nacque Pierfrancesco Orsini, futuro Benedetto XIII. Nel corso della mia conversazione vengo interrotto da uno degli ospiti, il quale mi chiedeva di aiutarlo a ricordare in quali città, l'Orsini fosse stato arcivescovo. Gli ricordo Manfredonia, Cesena e Benevento, aggiungendogli che quest'ultima diocesi, la più grande, all'epoca, di tutto il meridione, comprendeva anche alcuni paesi in provincia di Campobasso, nel Molise, tra cui Toro nel cui convento si conservano gli affreschi preparati per omaggiare quella famosa visita che il cardinale Orsini avrebbe dovuto compiere e che invece non fu più compiuta, così come si evince dal libro di Giovanni Mascia, di cui posseggo copia.


Gli affreschi del chiostro di Toro preparati per la visita di Benedetto XIII

Lui mi interrompe e mi comunica che è stato uno dei presentatori di quel libro. Io parlavo, quindi, ignorando che fra i cinque studiosi c'era il professore Alessio Monciatti, docente di Storia dell'Arte Medievale presso l'Università del Molise e collaboratore dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, partner, con l'Università di Kamazawa, del progetto a cui accennavo prima, e vecchia conoscenza di Toro per aver presentato il libro di Mascia.


Alessio Monciatti, docente di Storia dell'Arte Medievale presso l'Università del Molise
e collaboratore dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze





Toro, 5 aprile 2008, il professor Monciatti presenta il volume Affreschi per il Papa

Caso, coincidenza, fatalità, mano divina o mano di Benedetto XIII nel farmi conoscere questa persona? Non so rispondere e non credo di saper rispondere mai, soprattutto se volessi essere razionalista. Se volessi essere persona di fede, che crede, dovrei optare per una ragione soprannaturale, tale e quale per il prossimo episodio che sto per raccontare. Fare una ricerca significa andare alla radice di alcune fonti. Consultarle, assimilarle e prolungarle andando sempre oltre, verso altri riferimenti. Così, mi imbatto nel catalogo che contiene le foto e le descrizioni di tutti i paramenti sacri donati da Benedetto XIII alla chiesa cattedrale di Montemarano, in provincia di Avellino. Scopro che la pubblicazione è corredata da una nota critica della dottoressa Maria Grazia Vaccari, all'epoca, responsabile della sezione tessuti dell'Opificio delle Pietre dure di Firenze. Questa scoperta, stranamente e inspiegabilmente, la faccio poche ore prima che la delegazione mista faccia tappa a Gravina.

Ovviamente, parlando dell'Orsini quale figlio illustre della città non manco di dire che la città di Gravina ha il privilegio di conservare tutto il parato sacro usato dal papa in occasione della canonizzazione di san Luigi Gonzaga e successivamente donato alla sua città natale. Chiedo di sapere chi fosse la dottoressa Vaccari e se la si potesse contattare per meglio approfondire alcuni aspetti tecnici sul parato. La dottoressa Cecilia Frosinini, funzioanaria del citato Opificio e referente del progetto, mi dice che la Vaccari non lavora più all'Opificio, ma che, comunque, il discorso potrebbe essere affrontato con l'attuale responsabile. Mentre la discussione prosegue, si arriva al punto che induce a far scattare l'inquieta domanda. Circa trent'anni fa il parato fu restaurato dalle monache di Pontassieve. La dottoressa Frosinini si stupisce e non crede vera la cosa. Io le spiego e le dico, dimostrandoglielo successivamente, di possedere la relazione stesa dalle stesse monache sul restauro. L'interlocutrice mi dice che come Opificio, lei e altri suoi colleghi sono di casa presso quella comunità di religiose dopo il restauro di un crocifisso del 1100. Anzi, la madre badessa, se dopo un p’ di tempo non le vede arrivare nessuno di quell'equipe, si preoccupa, telefona, chiede notizie.


La dottoressa Cecilia Frosinini tra alcuni colleghi dell'Opificio delle Pietre Dure

Anzi, mi diceva la Frosinini, che la stessa madre badessa, con una sua collaboratrice, durante il periodo del restauro si è recata spesse volte presso l'Opificio. Addiritture, è tale e tanta la familiarità che durante le maggiori festività dell'anno si scambiano regali e doni. Io vorrei chiedere a chi mi legge, come le chiama tutte queste circostanze? Caso, coincidenza, fatalità, mano divina attraverso Benedetto XIII? Signori, scusate. Io non ho più dubbi, se è vero che nel corso di un solo contesto vengo a conoscenza di due fatti completamente indipendenti e separati l'uno dall'altro. Non può essere un caso, una coincidenza o una fatalità. ma può essere, invece, la conferma e la dimostrazione della santità di Benedetto XIII.

Gravina di Puglia, 2 settembre 2010

Giuseppe Massari





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