San Mercurio 1861 arriva a Toro il tricolore (Toro che non c'è piu)
Data: Wednesday, 16 March 2011 @ 22:20:00
Argomento: Poesie e racconti


In occasione della festa nazionale del 150mo Anniversario dell'Unità d'Italia ricordiamo un avvenimento storico: la bandiera tricolore sfila per la prima volta per le vie di Toro il 26 agosto 1861, durante la solenne processione nel nostro Santo Patrono, San Mercurio. Fu un avvenimento carico di tensione...



Il momento storico era stato terribile e continuava ad esserlo. L'anno prima Garibaldi con i MIlle era sbarcato in Sicilia e, attraversato lo stretto di Messina, aveva risalito lo Stivale per entrare a Napoli nel settembre 1860. A capo della nostra regione, nella carica di Intendente di Molise c'era allora il torese Domenico Trotta, liberale di fede cattolica, nominato il 27 luglio 1860 da re Francischiello nel vano tentativo di ingraziarsi la popolazione con funzionari non squalificati e arginare il processo unitario in atto. Dopo le vittorie militari di Garibaldi e la fuga di Francischiello, nell'ottobre 1860 il plebiscito aveva sancito l'annessione del regno di Napoli all'Italia. Ma focolai di ribellione restavano e orde di briganti e fuoriusciti filoborbonici imperversavano nelle campagne e nei nostri paesi.

La processione di San Mercurio del 26 agosto 1861 fu un avvenimento carico di tensione. Non dimentichiamo che il tricolore mostrato in quella occasione per la prima volta a Toro appariva agli occhi del popolo, la gran parte formato da contadini analfabeti, come il vessillo di uno Stato straniero e invasore. In seguito i nostri antenati l'avrebbero accettata e amata. L'avrebbero onorata da emigrati nei cantieri di tutto il mondo. L'avrebbero difesa fino alla morte sui campi di battaglia. Ma nel 1861 "fremevano contro" la bandiera tricolore . L'Unità d'Italia, infatti, era stata l'aspirazione di pochi.

A narrare ciò che avvenne è Luigi Alberto Trotta, il figlio di Domenico. Proprio in quei giorni, Luigi Alberto era stato eletto Capitano della Guardia Nazionale, ossia comandante della struttura paramilitare nelle cui fila, paese per paese erano stati chiamati a far parte i proprietari e i galantuomini per tentare di assicurare l'ordine pubblico. E proprio costoro, i galantuomini, - a dare retta al galantuomo Trotta - si mostrarono in tutto lo splendore della loro presa di posizione di comodo: la posizione dell' "Armiamoci e partite!".

    Nel giorno della festa del Patrono di Toro - racconta dunque Luigi Alberto Trotta - si risolvette di partecipare alla processione con la Guardia Nazionale e la bandiera, non mai mostrata. Era atto religioso e politico, per non vedere osteggiato questo simbolo nazionale. Esposi le difficoltà e i pericoli; ma prevalse il partito di metterla fuori e il popolo fremeva contro, ma dissi che non avrebbe osato ribellarsi e non osò.

    La statua venerata esce di chiesa in processione e la guardia la segue e io la comando in uniforme di gala. E gli uffiziali? Non li veggo: tremanti e sbigottiti non vengono. Ed erano stati fervorosi eccitatori a farmi intervenire!

    Sempre così. A parole tutti sono paladini, a fatti, o uno, o nessuno. Ma l'atto mi fu lodato. e sfido io.

    (Luigi Alberto Trotta, Cronistoria della mia vita, Genova 1913, p. 92).


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