Zio Giuseppe il Passa-acqua (Toro che non c'è più)
Data: Thursday, 14 April 2011 @ 00:00:00
Argomento: Poesie e racconti


Frank Salvatore evoca i tempi della sua infanzia. Siamo negli anni Trenta del secolo scorso, quando la sottomissione all'autorità dei genitori, ritenuta sacra e indiscutibile, tollerava anche comportamenti che sconfinavano nella barbarie.



L’obbedienza ai genitori era indiscutibile. L’autorità del padre verso i figli non era cambiata molto da quella del “pater familias” romano. Si pensava che questo sarebbe stato il miglior modo per tener testa alle difficoltà della vita. Perciò non era raro vedere uno studente di terza liceale andare in campagna a prendere la legna con l’asino il giorno di San Mercurio: Vi era stato mandato dal padre che gli voleva inculcare il senso della responsabilità, per poi vederlo umiliato al ritorno, quando il ragazzo avrebbe incontrato la processione del santo con la banda e la popolazione a festa.

Per insegnarci la strada giusta, a volte, taluni genitori erano troppo severi, oltrepassando il limite del buon senso. Una volta accadde che zio Giuseppe Mizzetto, per punirlo, portasse il figlio Bartolomeo al Tappino, durante un gelido giorno invernale, costringendolo ad attraversare nudo il fiume per poi riattraversarli insieme a lui nello stesso modo. Questo barbaro esempio di castigo inferto a un bambino fu oggetto delle più aspre critiche popolari, peraltro senza che le autorità civili e religiose potessero in alcun modo intervenire sul genitore. Neppure la povera moglie poté reagire in nessun modo per paura che il marito provocasse una tragedia familiare.

La nostra era una libertà molto limitata. Se un comportamento non era gradito, si puniva il ragazzo sul posto e la punizione spesso si trasformava nell’abuso di allungargli le orecchie o tirargli un calcio violento.

Frank Salvatore





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