Il merito che (in Italia) non merita
Data: Friday, 20 July 2012 @ 23:11:09 Argomento: Riceviamo e pubblichiamo
Riceviamo e pubblichiamo uno scritto di Luca Castiello che prende le mosse dalla recente iniziativa de La Voce di Mercurio per proporre uno spunto di riflessione sulla situazione italiana (e anche torese).
Una splendida iniziativa quella del circolo culturale “La voce di Mercurio” che ha voluto istituire un premio per lo studente più prolifico della scuola media statale di Toro. Una idea che dovrebbe essere scontata in una collettività che premia i migliori o, meglio, quelli che cercano di raggiungere un traguardo con la preparazione, lo studio, il lavoro, il sacrificio, la forza di volontà, il coraggio, l’abnegazione. Tutte belle parole, certo, ma purtroppo quasi sconosciute o aventi scarsissimo rilievo nella società italiana e, in piccolo, in quella torese.
L’italiano medio è abituato a ragionare (chissà poi da dove arriva questa pessima mentalità degli eredi della straordinaria e impavida Roma antica) da lavativo approfittatore ponendosi di nascosto ai margini della comunità, pronto al balzo felino quando c’è da azzannare la preda: quando si pone un obbiettivo da raggiungere, lungi dal pianificare il lavoro da portare a termine, gli sforzi necessari per garantirsi l’impresa, giorni e giorni di fatica, il poco meritevole comincia a pensare agli strumenti che gli consentiranno di fregare gli altri in modo subdolo e meno laborioso possibile. Allora ecco che l’italiano (torese) generico-medio (ad esempio allorquando viene pubblicato un concorso pubblico) subito si mette alla ricerca del sedicente politico a cui dedicare una ricca leccata di piedi o al quale porgere un “importante dono” o al quale promettere i voti della propria famiglia; oppure cerca il fatidico calcio nel sedere (alias raccomandazione) che lo faccia volare con leggiadria nell’Olimpo degli impiegati pubblici; o ancora cerca di imbrogliare le carte dietro lauta ricompensa a chi le carte le può mescolare.
Peccato che poi in questo modo si costruisce una società-Stato penosa nella quale tutti vivono male, anche quelli che conquistano la meta grazie al malaffare. Una comunità povera di valori dove l’importante è tirare a campare, guadagnare lo stipendiuccio senza infamia e senza lode anche violando le regole o facendo da zerbino, dedicandosi al clientelismo più sfrenato e a volte arrivando addirittura a fregiarsi di comportamenti poco dignitosi.
In realtà così ci perdiamo tutti. Il fatto è che poi capita a tutti di recarsi nell’ufficio pubblico del caso e trovarsi di fronte un impiegato che non sa dare una risposta decente o che rimbalza l’utente da un ufficio all’altro facendogli perdere una intera giornata di lavoro; oppure succede di trovarsi di fronte un architetto senzatetto o un avvocato che è tale solo sul citofono di casa; o ancora ci si imbatte in un impiegato comunale che tale è diventato senza vincere un concorso e senza titoli. Di conseguenza viviamo in un Paese dove tutti gli apparati non funzionano o operano malissimo: pensiamo alla sanità, alla giustizia, alla scuola, alla politica, alle amministrazioni locali. Non c’è niente che funzioni perché i soggetti preposti non rappresentano l’eccellenza, ma al contrario sono quelli che meritano forse meno di tutti, perché sono quelli che non hanno fatto nulla di buono per guadagnarsi l’eccellenza, mentre coloro che potrebbero dare un contributo importante sono ostacolati dal malaffare.
I meriti, le abilità, le intelligenze e le competenze sono capovolte in un gioco squallido che sta contribuendo insieme ad altri fattori a gettare nella miseria quello che una volta era uno degli Stati più ricchi del mondo. Una Nazione che non ha più punti di riferimento, dove importa solo apparire anche se è chiaro a tutti che non si è, dove c’è chi si vanta di sopravvivere senza alcun merito, ma solo grazie alla ingenuità degli altri. Sono pochi, troppo pochi, quelli che cercano di fare il possibile per meritare la stima dei consociati e il giusto riconoscimento al proprio lavoro senza scendere a compromessi con nessuno e senza cercare facili scappatoie, ma fieri di poter camminare a testa alta lasciando una traccia dignitosa della propria esistenza comunque muovino le cose.
La dignità di un uomo non ha prezzo. Figuriamoci lo stipendiuccio…
Luca Castiello
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