C’era una volta un festival a Toro
Data: Friday, 27 July 2012 @ 00:00:00
Argomento: Cultura


Riceviamo e pubblichiamo una amara tiflessione di Dante Gentile Lorusso sulla ingloriosa fine del Toquinho Toro Festival, a quattro anni di distanza dallo storico concerto del musicista brasiliano nel suo paese di origine.


Una immagine dello storico concerto di Toquinho del 30 luglio 2008 a Toro

In questi giorni con una certa insistenza tornano alla mente i tanti ricordi che mi legano a quella straordinaria esperienza del Toquinho Toro Festival, evento che prese le mosse negli ultimi giorni di luglio del 2008.

Oggi ripensando a quella meravigliosa avventura, mi convinco sempre di più che si trattò di pura alchimia, di una speciale formula magica che coinvolse in maniera forte e affascinante un gruppo di persone. Tutto in quella partenza sembrava dovesse funzionare per sempre, convinti come si era che una lunga vita avrebbe accompagnato la manifestazione torese, che da subito s’impose alla critica e all’opinione pubblica molisana.

Certo l’arrivo in paese di Toquinho, il 30 luglio di quell’anno, fu una vera e propria apoteosi, infatti, il pubblico numerosissimo giunto da più parti della nostra regione, ma anche dalle provincie limitrofe, rimase incantato e rapito dalle note del musicista brasiliano. Una serata indimenticabile che sicuramente rimarrà nella storia, un momento davvero emozionante della mia vita che ricorderò per sempre. Alla fine del concerto, quasi con un gesto spontaneo, noi dell’organizzazione ci siamo abbracciati senza dirci nulla, perché eravamo consapevoli di aver realizzato un sogno.

Ma come spesso accade i sogni finiscono e così dopo solo tre edizioni il festival è stato praticamente distrutto e rottamato.

Spesso mi chiedo per quale motivo, ma a tutt’oggi ancora non riesco a dare una risposta a questa domanda che continua insistentemente a tormentarmi, provocandomi amarezza e una certa dose di dolore.

Chiaramente non crederò mai alle motivazioni che l’Amministrazione Comunale ha voluto far passare, decisamente non è credibile la storiella legata alla sospensione del festival dovuta alla mancata estradizione in Italia di Cesare Battista: una assurda via di fuga ormai diventata una vera e propria barzelletta. Spesso in questi anni molti mi hanno chiesto se effettivamente rispondeva a verità la storia della chiusura del festival legata al terrorista e, anche se con estremo imbarazzo, ho cercato di fornire a tutti la stessa risposta e poi sistematicamente l’interlocutore di turno finiva col farsi una grassa e sonora risata.

Certo non avrei mai potuto immaginare un simile epilogo.

Mi rincuora un po’ il fatto che invece resiste ed è giunta quest’anno alla ottava edizione Jazz in Campo della vicina Campodipietra, dove a chiudere le quattro serate 2012 è stato chiamato il carioca Hamilton de Holanda, considerato dalla critica il miglior mandolinista al mondo, lui che ha rivoluzionato lo strumento emblematico dello choro, il mandolino, al quale ha aggiunto una quinta doppia corda e sul quale ha sviluppato una polifonia completa e un'espressività sonora e percussiva unica, soprattutto in solo. La sua carica inventiva è inesauribile e il suo suono potente e preciso si allontana dallo stile tradizionale utilizzando un approccio più jazzistico e innovativo. A Toro ormai i musicisti brasiliani sono praticamente banditi, ma per fortuna possiamo ascoltarli nel piccolo borgo a noi limitrofo.

La manifestazione di Campodipietra resiste e gode di ottima salute, ed è ormai un appuntamento atteso dal sempre più numeroso pubblico. Jazz in Campo è nato dal progetto di due persone sensibili, appassionate e competenti, che hanno trovato l’appoggio convinto e determinato del primo cittadino di quella comunità. Una manifestazione che comunque poteva nascere e strutturarsi anche in altri centri del Molise, mentre il Toquinho Toro Festival è nato a Toro perché le origini e le radici del grande musicista affondano proprio nell’antica terra del nostro paese, da dove emigrò nel 1896 all’età di soli 11 anni, Giovannantonio Pecci, nonno di Antonio Pecci Filho detto Toquinho.

Nonostante questa importantissima motivazione, che suscitò interesse anche nella più accreditata stampa nazionale, il festival è deragliato e i riflettori si sono inesorabilmente spenti su Toro. Tutto è avvenuto sotto l’indifferenza e il silenzio di molti che hanno preferito ed esultato al ritorno delle sagre paesane, facendo precipitare di nuovo il paese nel silenzio e nel triste anonimato, bruciando così le potenzialità per la crescita culturale e per un possibile sviluppo economico, risorse accantonate a causa della miopia di una classe politica che non ha saputo scommettere sulla cultura e sul futuro del territorio che è chiamato ad amministrare.

Dante Gentile Lorusso



Foto di Sandro Nazzario



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