Grande mostra di M. Paternuosto in uno dei più prestigiosi musei romani
Data: Tuesday, 09 October 2012 @ 00:00:00
Argomento: Arte, artisti e artigiani toresi


Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Stefano Vannozzi su questo grande evento culturale che coinvolge tutti gli appassionati d’arte, archeologia e della ricerca per il gusto ed il bello: una grande mostra espositiva di Michele Paternuosto, il grande maestro dell'encausto nativo di Toro, presso il prestigioso Museo della capitale dedicato alla civiltà romana.





Il percorso espositivo si articola attraverso due mostre parallele: la prima prevede l’esposizione di opere a soggetto pompeiano che l’artista Michele Paternuosto esegue con l’antica pratica dell’encausto; la seconda presenta oggetti d’arte e sculture dal forte impatto materico che Gastone Primon ottiene attraverso il personale utilizzo di materie prime e tecniche artistiche inconsuete e differenziate.

Michele Paternuosto nasce a Toro (CB) il 13 aprile 1943. La sua attività artistica inizia a 15 anni a Campobasso sotto la guida di due maestri pittori molisani Angelo Fratipietro e Nicola Rago, presso i quali è avvenuta la sua prima formazione. Nei primi anni 60 prosegue in Germania, a Roma, in Canada e poi definitivamente a Roma dove lavora nel suo studio a pochi metri dal Colosseo in Via del Cardello 21/b.

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Nella sua lunga carriera artistica, il maestro pratica con dimestichezza diverse tecniche pittoriche, tra cui la fascinosa pittura ad Encausto ed altre tecniche antiche oggi poco conosciute, quali la Scagliola, producendo esemplari d’alta qualità artistica e rara bellezza (Scagliola, arte nata nel Rinascimento e oggi poco diffusa), l’Affresco lucido e il restauro d’arte. I lavori del maestro sono presenti all’estero e in Italia, anzitutto a Roma, in musei, chiese, palazzi patrizi ed abitazioni di noti personaggi della vita politica e artistica italiana. Sarà poi nei primi anni “70 che la sua ricerca si orienta verso la tecnica pittorica dell’Encausto, legata ad un ricordo di bambino, quando, in occasione di una visita, agli scavi archeologici di Pompei in compagnia del padre, che gli indica alcune immagini parietali come prodotto di un’antica pittura non più praticata, affascinato, promette al genitore che sarà lui da adulto a cercare di riprodurla. Successivamente, negli anni “80 realizza i suoi primi lavori ad Encausto e nel “86 organizza la sua prima mostra personale a Roma in viale Trastevere.





MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA Venerdì 5 ottobre 2012


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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
Apertura della mostra alla presenza della Dott.ssa Lucrezia Ungaro direttrice del museo,
degli artisti Gastone Primon e Michele Paternuosto
e di Pietrangelo Massaro capo commissione cultura del Municipio  Roma XII. Foto di Stefano Vannozzi.


Nel prestigioso scenario del Museo della Civiltà Romana all’E.U.R. in una sala gremita di conoscenti, visitatori, e appassionati cultori della materia pittorica e dell’archeologia in cui è mancata purtroppo all’appello proprio la rappresentanza della comunità di Toro in un contesto indirettamente importante per lo stesso paese molisano (più volte citato) si è tenuta l’apertura della mostra delle opere di Michele Paternuosto e di Gastone Primon.



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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
Il maestro Paternuosto illustra le sue personali ricerche al pubblico.
Foto di Stefano Vannozzi.



A introdurre mirabilmente nel contesto dell’arte e dell’artigianato di punta le figure di questi due artisti è stata la stessa direttrice del Museo, la Dott.ssa Lucrezia Ungaro, seguita da Pietrangelo Massaro capo commissione cultura del Municipio XII e da Renato Sciarra, poeta nativo di Jesi e residente a Ciampino che ha parlato di Gastone Primon altro artista che nell’ambito di questa mostra doppia ha presentato i suoi lavori di argilla.


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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
Presentazione d’apertura della mostra alla presenza della direttrice del prestigioso Istituto, Dott.ssa Lucrezia Ungaro.
Foto di Stefano Vannozzi.



L’intervento introduttivo sulla figura di Paternuosto è stato tenuto con continui rimandi ai personaggi e ricordi giovanili di Toro dal caro amico e studioso torese Giovanni Mascia il quale si è imbarcato o meglio “inpulmanato”, in questa giornata di andata e ritorno (fra  Campobasso e Roma) pur di partecipare e rendere omaggio in primis all’amico e poi all’artista, ormai di chiara fama internazionale. Mascia è inoltre l’autore di una bella intervista-catalogo a stampa dal titolo “Encausto: l’arte perduta e ritrovata. Incontro con il maestro Michele Paternuosto”, distribuita gratuitamente per l’occasione, Intervista-catalogo pubblicata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico, la Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale in collaborazione con il Museo della Civiltà Romana.




ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
L'artista sorridente, festeggiato dagli amici Stefano Vannozzi e Valentina Marino,
rispettivamente originario e nativa di Cercemaggiore, e dal compaesano Giovanni Mascia





La mostra rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2013 lasciando l’occasione a chi (veramente) volesse, di visitarla approfittando così di conoscere anche uno dei musei romani più belli al mondo!

                          Stefano Vannozzi
                          Longa vita est, si plena est
                          (Vai al blog di Stefano )


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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012. >La sala mostra del museo gremita di pubblico.
Foto di Stefano Vannozzi.



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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
Due maestri a confronto; Michele Paternuosto e Giuseppe Pulitani.
Foto di Stefano Vannozzi.



    L’encausto secondo… Paternuosto:

    Premetto, che per me la pittura ad Encausto, e la più bella e completa, ma anche la più sfortunata, tecnica pittorica che l’uomo abbia praticato. I suoi componenti principali sono le cere e il fuoco.

    Significato di Encausto: (Bruciare fissare a fuoco).
    Dipingere ad Encausto: fissare al supporto con il fuoco, i colori mesticati con la cera, in tutti i loro passaggi e sovrapposizioni.
    Un diverso dal primo modo di lavorare, che per estensione, e impropriamente chiamato Encausto, indica delle cere spalmate sopra superfici di legno, marmo e anche su lavori già dipinti al solo scopo di proteggere e lucidare.
    Nell’arco della mia esperienza, lavorando ad Encausto ho incontrato pochi problemi nei supporti, dico questo, perché lavoro con pigmenti non compatibili con 1′Affresco buono, come il Cinabro, Alizarina, Minio, nero Avorio, Titanio ecc. sopra l’intonaco fresco, ancora molle e bagnato, preparato con calce spenta e sabbia (come per il buon fresco) su intonaco secco, oltre che sul marmo, tela, legno, cotto, e tante altre superfici.
    Ci siamo mai chiesti, come mai, gli affreschisti nelle loro opere citando anche i sommi da Michelangelo a Raffaello, da Domenichino al Veronese e tanti altri o forse tutti, non hanno mai adoperato come fondo colori puri come, il Cinabro oppure il nero Avorio, velature come l’alizarina  e altri colori? Semplice, sono colori non compatibili con la causticità della calce. Ma nelle case Pompeiane e Romane di duemila anni fa, invece troviamo spesso sulle pareti affrescate, quei bei neri e rossi come fondi e sopra decorate, sarà stata magia? No, questo e 1′Encausto e i suoi derivati.
    Ogni tecnica pittorica ha, i suoi problemi e regole, 1′Encausto ne ha forse meno di tutte.
    Anche qui ci sono delle regole e procedure da rispettare tra cui: importante la ricerca dei luoghi e reperimento di buone cere per poi, purificarle, raffinarle e sbiancarle al naturale.
    Crearsi attrezzi artigianali: dalle terrine di porcellana (tipo tazze da bar) oppure terracotta smaltate ecc. una per ogni colore che si adopera. Dei ferri appropriati di varie misure e formato, avendo dei manici in legno onde evitare scottature ecc.
    Questo e solo, una piccola delucidazione, per invitarvi ad entrare nella misteriosa e affascinante tecnica dell’Encausto.


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ROMA (E.U.R.) MUSEO DELLA CIVILTA’ ROMANA, 05.10.2012.
Copia di ritratto femminile di epoca romana dal Fayum,
pittura ad encausto del maestro Michele Paternuosto .
Foto di Stefano Vannozzi.



Hanno scritto di lui:
    Di recente ho avuto modo di vedere alcune opere eseguite da Michele e Luciano Paternuosto, che con la loro tecnica, praticata sin dal 1980, dipingono su intonaco fresco o secco di calce e sabbia, su legno, marmo, terracotta, ecc…, raggiungendo con ognuno di questi supporti un identico risultato cromatico, adoperando colori non compatibili con l’affresco. A mio giudizio, e visti i risultati da loro raggiunti, direi che non si è lontani da un ritorno all’antica conoscenza dell’encausto.
    II lavoro di Michele Paternuosto sotto la denominazione di Morena Art, è un lavoro in cui la competenza artigianale e lo spirito della ricerca hanno trovato un interessante punto di equilibrio. Alla maniera di certi antichi che ci hanno lasciato insegnamenti preziosissimi inerenti alle tecniche artistiche, Paternuosto ha basato le sue indagini sulla esercitazione pratica e sulla verifica sperimentale delle deduzioni accumulate in molti anni di studi interessanti. II problema fondamentale che si è posto e quello relativo all’encausto e alle sue applicazioni.
    Si tratta di una domanda che i ricercatori si sono posti da tantissimo tempo con risultati sovente contraddittori. Come era fatto veramente l’encausto? Non e altro che una variante dell’affresco tradizionale, lucidato a cera dopo la stesura, come molti studiosi si sono indotti a credere, o una tecnica specifica applicabile sia alla pittura murale sia ad altri eventuali supporti in cui la cera e di fatto incorporata nella materia pittorica con procedimenti oggi non più recuperabili.
    Dietro a una questione del genere si sono affaticate menti assai sottili, senza mai giungere ad una soluzione definitiva.
    Oggi si può dire che la dimostrazione elaborata da Paternuosto ha tutta la dignità e la forza di convincimento per dover esser presa in attenta considerazione da tutti coloro che hanno veramente a cuore il progresso degli studi e la corretta conoscenza delle tecniche antiche. Paternuosto ha potuto dimostrare come la tecnica dell’encausto sia in realtà ricostruibile, su qualunque supporto, partendo dall’idea di base dell’incorporazione della cera nel colore, col conseguente riscaldamento delle superfici dipinte attraverso strumenti metallici che, appunto riscaldati e applicati alla pittura provocano lo sciogliersi della cera all’interno della stesura e la sua stabilizzazione definitiva all’interno della pittura stessa con quell’effetto di brillantezza ed omogeneità assoluta dell’insieme della pellicola pittorica che al tatto si manifesta liscia e compatta e nella sostanza costituisce un’unita di materia di straordinario fascino e pregnanza luminosa.
    Partendo da questo presupposto semplice ma di immediata comprensione, il nostro ricercatore ha sviluppato innumerevoli aspetti collaterali dello studio e li presenta adesso per sollecitare l’attenzione, la critica ed il dibattito dei conoscitori d’arte, animato da onesta dedizione al lavoro e da un’encomiabile moralita, cosi tipica per chi viene da una corretta tradizione artigiana e vuole esporsi al giudizio altrui con limpida coscienza ed apprezzabile discrezione.
    Non ho altro merito, nei riguardi del maestro Paternuosto, se non quello dell’amicizia. Ci conosciamo da molti anni. Lui ebbe fiducia in me e io in lui e, e da allora, questo legame è rimasto forte e vivo. Io riconobbi subito in lui, e penso che oggi tutti lo riconosceranno, l’impegno e lo scrupolo del vero scopritore, colui , cioè, che crede nella propria ricerca e nelle capacità di investigazione senza alcuna presunzione ma anche senza falsa modestia. Mi colpì il procedimento seguito da Paternuosto nella sua attitudine a studiare il mondo antico, immune da qualunque pregiudizio. Il tema era ed è bellissimo perché riguarda uno dei grandi misteri (che mistero non lo è affatto) della tecnica artistica degli antichi: encausto. ”Quanto è stato detto e scritto sull’argomento!” pensai quando ebbi l’occasione di avvicinarmi al lavoro di Paternuosto nella sua bottega. Mi accorsi, poi, che lui stesso lavorava come gli antichi e che non aveva alcun timore reverenziale verso chi ci ha preceduto. Aveva soltanto il giusto atteggiamento, misto di reverenza e fiducia, di riuscire a capire cosa accadde veramente al tempo dei romani, visto e considerato che quegli uomini erano come noi, non erano dotati di superpoteri ma avevano una competenza e una dedizione assolutamente straordinarie. Non voglio sovrappormi al caro maestro e mettermi a spiegare, quale sia stata la sua scoperta come egli l’abbia approfondita.

    Prof. CLAUDIO STRINATI
    Soprintendente al Polo Museale Romano



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