A spasso per Toro con Gulliver
Data: Wednesday, 21 November 2012 @ 01:39:29
Argomento: Riceviamo e pubblichiamo


Luca Castiello accompagna un personaggio famoso che visita Toro, perché interessato agli usi e ai costumi della nostra terra, oramai diventati anch'essi famosi. Una felice occasione per apprezzare la nostra grande tradizione democratica e riconoscere giusta l'analisi dell' ospite illustre, cui è piaciuto giudicarci per quello che realmente siamo: "un popolo fortunato".

In quella strana sera d’autunno mi prese un insolito desiderio.
Capii subito che, se non avessi appagato la mia voglia, non sarei riuscito a prender sonno ed avrei passato la notte a rotolarmi da una parte all’altra del letto.
Nonostante la presenza di una nebbia da negare la vista ad un falco per quanto era fitta, mi incamminai lungo la strada che conduce agli orti di via Pozzillo e, poiché la mia mente si era precipitosamente dissociata dal mio corpo fin dai primi passi, fui atterrito d’un colpo da una inquietante figura umana che procedeva verso di me con passo lento ed esitante.
Era una scena angosciante, ma che avevo già vissuto in un qualche angolo remoto della mia mente. Mi fermai nascosto per metà dietro un tiglio con la speranza di ricordare chi fosse quell’uomo, che avanzava con tricorno in testa, giubba e scarpine con fibbie ai piedi, prima che lui mi avesse a tiro con il suo sguardo.


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Chi era quell'uomo che avanzava con tricorno in testa, giubba e scarpine con fibbie ai piedi?



La mia memoria, solitamente impeccabile, quella volta mi tradì e fu così che mi ritrovai al cospetto di una vecchia cara inaspettata conoscenza. E allora, proprio come accade nei racconti fantastici o nei sogni, l’angoscia all’improvviso svanì con la nebbia, e il cielo di un azzurro brillante illuminò il paese e i prati verdi e gli alberi fioriti delle campagne circostanti.
“Signor Gulliver!” esordii io. “Quale buona rotta l’ha condotta fino a qui?”
“Buon giorno, signore!”, rispose lui. In verità dell’esser giunto in questo luogo non conosco né il come né il perché. Ma, mi dica, per gentilezza, lei è del posto? E qual è il suo nome?”.
“Il mio nome è Luca, egregio visitatore, e vivo qui, a Toro”, gli dissi.
“Bene, signor Luca. È mio desiderio approfittare della sua cortesia per conoscere gli usi e le tradizioni di questo borgo dall’amabile paesaggio e confrontarli con la mia amata Patria Inghilterra, così come sono solito fare nel corso dei miei viaggi affinché non siano vane le mie peripezie”.
“Sono a sua disposizione, signor Gulliver, felice di prendere parte alle sue fantastiche avventure. Sono certo che resterà strabiliato dai costumi dei miei cari concittadini. Chieda pure, dunque, ed io le risponderò”.
“Grazie, gentile signore”, fece lui, mentre mi porgeva la mano destra in segno di calorosa amicizia. Come avvolti in una bolla d’oro, una volta incamminati verso il paese, mi chiese quale fosse la forma di governo che i nostri avi ci avevano lasciato in eredità.
Risposi: “Allora, Sir Gulliver, deve sapere che da molto tempo ormai il governo della nostra comunità si basa su una democrazia rappresentativa: i reggenti sono scelti direttamente dal popolo e, in tal modo, sono espressione biunivoca della nostra società. Questo metodo garantisce che i governanti siano sempre coloro che possono assicurare il miglior bene possibile per tutti. E anche se il risultato è comunque influenzato dal livello socio-culturale espresso dalla collettività in un dato periodo storico, la gente esprime sempre il proprio voto più che liberamente, mai influenzata da consigli e promesse poco onorevoli. Naturalmente, anche quelli attuali sono ottimi governante: amano così tanto l’attività amministrativa che si dedicano ad essa con tutto se stessi; nessuno può smentire il fatto che sono sempre tenacemente al proprio posto a disposizione dei loro concittadini e si assentano solo per stretta necessità fisiologiche come, ad esempio, mangiare e bere. Proprio per questo, tanti sono stati negli anni gli attestati di stima da parte della gente che si è reso necessario adottare strumenti atti ad evitare problemi di ordine pubblico a causa della folla che desiderava essere al loro cospetto. Una catena con maglie di ferro si è rivelata un ottimo deterrente in tal senso. In effetti, non è semplice la vita di un governante: molti nella nostra comunità ritengono che l’impegno degli amministratori sia un vero e proprio lavoro, tant’è che da più parti si è detto che sarebbe opportuno considerare in futuro la possibilità di sostituire le elezioni con un concorso pubblico per titoli ed esami, naturalmente adottando le misure necessarie per prevenire eventuali brogli. Ma non vorrei, caro visitatore, che queste ultime parole le insinuino il dubbio di trovarsi in un borgo di furbi: qui da noi, ogni gara, ogni concorso pubblico sono stati sempre ben più che regolamentari e tutti possono testimoniarlo!”.


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“Popolo fortunato, la democrazia, purtroppo, non è prerogativa di tutti!”.



“Popolo fortunato, la democrazia, purtroppo, non è prerogativa di tutti!”, esclamò il mio ospite, mentre approfittava della meravigliosa luce mattutina per godere dell’affascinante spettacolo del paesaggio disteso a riposare tutt’intorno.
Continuai: “È molto bello il mio paese con le sue fertili campagne, vero? Noi amiamo molto la natura, anche perché i nostri avi basavano tutto il loro sostentamento sulla terra che coltivavano. Ma non si può di certo negare che a volte la natura risulta deficitaria e allora in passato decidemmo di aiutarla e perfezionarla. Difatti, poco tempo fa stabilimmo di impiantare delle torri eoliche che potrei descriverle come degli immensi alberi con estesissime radici e tronco di cemento, con dei rami di ferro rotanti che producono l’energia sfruttando la forza del vento. Davvero una idea straordinaria che avrebbe reso felici gli abitanti della zona ed avrebbe incrementato a dismisura il valore dei loro poderi e delle loro case e reso più fertili i loro terreni, finalmente sgombri di uccelli e insetti fastidiosi. Ma, purtroppo, qualche disfattista si è opposto ed il risultato è un paesaggio sempre bello ma meno fruttuoso”.
“Capisco, disse lui. Comunque, se mi consente, non credo che questo meraviglioso paesaggio abbia bisogno di essere migliorato: è tutto così bello e armonioso che qualsiasi intervento dell’uomo si paventa come un delitto”.
“Forse ha ragione, gentile signore. Dopotutto l’energia si può ricavare con altri strumenti meno virtuosi, strumenti che violentano, e non abbelliscono come le torri eoliche, il bene preziosissimo dell’ambiente. E, forse, assai più difficili da smaltire, rispetto agli alberi di cemento, colossali sì, ma che avremmo potuto rimuovere all’occorrenza, quando e come desiderato e senza spesa, facendo ricorso all’aiuto disinteressato di qualche suo amico della terra dei giganti”.


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Nel paese dei giganti



Al ricordo dei giganti, Gulliver rimase un attimo sovrappensiero, per poi riprendere: “Senta, in democrazia come vengono assunte le decisioni che riguardano la vita di tutti?”.
“Assolutamente in modo equo e giusto. Innanzitutto i governanti informano in modo compiuto e chiaro tutto il popolo della questione che deve essere decisa mediante manifesti, scritti ed incontri pubblici; quindi, le parti che manifestano idee diverse s’incontrano in modo pacifico e rispettoso e viene data la possibilità al popolo di pronunciarsi e di esprimere le proprie ragioni: nessuno osa alzare la voce, nessuno si impone con arroganza e superbia, nessuno osa abbandonare la seduta o insulta l’interlocutore soltanto perché non sa cosa rispondere a delle domande legittime. Un atteggiamento del genere non sarebbe mai tollerato da un popolo dotato di un minimo di ragione. Questo, però, non esclude del tutto il rischio astratto che, se anche la maggior parte della comunità ha scelto in senso opposto ai governanti, questi fanno comunque come vogliono e quindi il bene collettivo passa in secondo ordine”.
“Mi scusi, ma noto una incongruenza in quello che ha appena detto!”, si oppose.
“Lo so, caro amico, ma la democrazia è anche questo. Da noi non succede, ma in altri posti e in altri tempi è successo che quanti possono, spesso sfruttando l’ignoranza e l’ingenuità degli altri, macinano al loro mulino, a cui tengono sempre di più rispetto a quello che è di tutti. Ed è già una fortuna che la legge non permetta loro di dar fuoco al mulino di chi gli è antipatico!”.
Riprese:”Comunque credo sia fondamentale che chi ha determinate responsabilità, in qualsiasi parte del mondo, tratti tutti i cittadini allo stesso modo, senza distinzioni e privilegi”.
Lo rassicurai subito: “Ah, per questo non c’è alcuna rimostranza da fare! Nessuno può dire senza timore di essere smentito di essere stato maltrattato o di essere stato oggetto di attacchi ingiustificati e vili. Il nostro popolo gode della bontà inconfutabile di quanti hanno la responsabilità di garantire un minimo di serenità per tutti. È ben noto come siano impegnati in una instancabile opera di pacificazione all’interno della comunità. Ci sono uomini sempre disponibili al confronto ed aperti al chiarimento, che giammai si sognerebbero di aprir bocca solo per insultare o minacciare qualcuno che osa muovere critiche, per insensate e infondate che siano. Mai è successo nella nostra comunità, che un personaggio influente si sia imposto cocciutamente soltanto per una pura presa di posizione. Inoltre, il nostro popolo è saggio ed intelligente: sa ben distinguere il bene dal male e quindi è quasi impossibile che una persona malvagia possa aspirare alla sua guida. Qui da noi nessuno è mai stato oggetto di un gesto discriminatorio: tutti vengono trattati allo stesso modo, con profondo senso dell’amicizia e dell’accoglienza. I forestieri, poi, sono considerati sacri. Per loro ci si fa in quattro, pur di farli sentire a casa loro. Si annullano gite, pranzi, e ogni gravoso impegno. Famosa quella volta, successe tanti anni fa, quando tutti gli amministratori, con i funzionari e gli impiegati e gli addetti, accompagnati dalla banda, si fecero trovare in piazza per onorare un antico patto di amicizia e accogliere e festeggiare una carovana di federati che arrivava da terre assai lontane proprio per rendersi conto di persona di quanto forte fosse sentita la legge di ospitalità qui da noi. E come i carovanieri se ne tornassero carichi di meraviglia a casa loro a raccontare agli increduli di quanta prodiga ospitalità fossero stati destinatari.
Mi chiese:” E qual è la sorte dei vostri nemici, se mai ne avete?”.
“Carissimo amico, noi non abbiamo nemici. Anzi compatiamo quelli convinti che tanti nemici diano molto onore! Per fortuna, siamo perlopiù un popolo pacifico: credo siano davvero pochi quelli che possono pensare una sciocchezza del genere…
“Questa mi pare una considerazione assolutamente giusta. Credo che l’animo delle persone intelligenti, colte e giuste non dovrebbe essere propenso alle liti. Ma è pur vero che qualche incomprensione è inevitabile. Piuttosto sarebbe stravagante, per non dire altro, litigare oggi con uno, domani con un altro e il giorno dopo con un altro ancora. Mi consenta una domanda su un argomento che ho molto a cuore: qual è la dignità che, tra voi, è riservata ai lacchè?


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Nel paese dei cavalli dotati di ragione



“In realtà, signore, nel nostro borgo di “lacchè”, come ama definirli lei, non ve ne sono. Ognuno vive del suo e ha in giusta considerazione il decoro proprio e della propria famiglia. Ma se anche ve ne fossero, non sarebbero ritenuti esseri spregevoli come nel regno dei cavalli dotati di ragione che lei ha visitato tempo fa. Ricordo bene come lei ha descritto le sorti dei lacchè della razza yahoo, i quali venivano ricoperti di escrementi dalla testa ai piedi da tutti gli altri appartenenti al gruppo ed umiliati fino alla morte! Qui da noi, lo ripeto, tutti godono del dovuto rispetto, finanche ai lacchè spetterebbero gli stessi diritti che la legge riconosce alle persone perbene. Inoltre potrebbero svolgere tutte le mansioni, anche quelle prive di soddisfazioni e gratificazioni personali. Il loro orgoglio non verrebbe intaccato da tutto questo e conserverebbero il diritto di camminare per le strade fieri e a testa alta, ci mancherebbe altro! Nessuno oserebbe mancargli di rispetto! Ma, ci tengo a ripeterlo: attualmente la nostra società è priva di lacchè ed è basata sulla più totale meritocrazia. Solo i più colti sono ammessi a decidere delle sorti di tutti; solo quelli più preparati che hanno conquistato con opere inconfutabili un ruolo dignitoso nella società possono occupare posti di rilievo; solo quelli che hanno meritato dimostrando di essere la migliore espressione della comunità godono del plauso del popolo; solo quelli che hanno dimostrato notevole competenza possono acceder agli impieghi pubblici. Non c’è alcuno spazio per infingardi e incompetenti. Anche se, è ovvio, può sempre accadere, in qualsiasi comunità, che qualche immeritevole, con qualche espediente più o meno lecito, riesca a superare la barriera.”
“Bene, sono questi i valori che rendono ricco un popolo e guai se fosse il contrario! Comunque, ora mi piacerebbe sapere della vostra religione”.
“Signor Gulliver, la nostra comunità crede in un Dio molto buono e misericordioso. Tutti noi siamo cresciuti fin da bambini con gli insegnamenti cristiani e ci guardiamo bene dall’arrecare del male gratuito agli altri o di creare problemi solo per un capriccio personale. Non siamo avvezzi al vile chiacchiericcio e giammai ci sogneremmo di seminare zizzania nelle famiglie. Con quale coraggio, dopo aver compiuto simili nefandezze, ci potremmo recare in chiesa alla domenica davanti al nostro Signore? Inoltre il nostro popolo ha sempre portato grande rispetto agli uomini di Chiesa ed ai simboli religiosi: a nessuno di noi, meno che meno a quanti hanno responsabilità di governo, potrebbe mai venire in mente di attaccare i sacerdoti, di impedire senza alcuna ragione valida la celebrazione dei riti liturgici, di ostacolare il Comitato che organizza le feste religiose, di non contribuire alle raccolte di fondi per le festività del Santo Patrono. Sarebbero comportamenti davvero poco onorevoli per ogni persona di buon senso”.
Una parola dopo l’altra eravamo ormai giunti in Piazza del Piano.
A quel punto, Gulliver fu rapito dalla imponente struttura della Chiesa Madre e mi chiese: “Perché questo importante edificio è in una fase di così rilevante ristrutturazione?”.
Gli raccontai del terremoto e disse:” Mi scusi, gentilissimo signore, trascorsi dieci anni dal terremoto una delle strutture più importanti per la comunità si trova ancora in questo stato? Perché non avete fatto nulla fino ad oggi, non è questo di certo un atteggiamento da popolo saggio!”.
Risposi: “In realtà, il fatto è che, negli ultimi anni, quanti hanno guidato la comunità, è vero che non hanno risolto il problema della chiesa, ma hanno dovuto affrontare anche analoghi problemi del municipio e di tante abitazioni private lesionate dal terremoto. Ciò nonostante, si sono impegnati nella realizzazione di opere pubbliche e grandi eventi, soprattutto finalizzati alla diffusione della cultura e dell’arte. Ad esempio posso citarle il Laboratorio di Informatica, pure se è sempre chiuso, il parco giochi per i bambini, anche se è da tanto che non c'ìè più, il Museo Comunale, anch'esso sempre chiuso così come il Museo della Civiltà Contadina, che è privato e non pubblico. In particolare siamo orgogliosi del Toquino Toro Festival, e non importa se è stato chiuso anch'esso dopo tre anni, per ragioni di diplomazia internazionale".
Avrei voluto continuare la lista degli eventi, ma ebbi un momento di amnesia. Sentivo che il mio viso si andava accendendo di un rosso pompeiano per l'imbarazzo. Allora gli dissi:” Beh, sono spiacente caro amico, ma, nell’immediato non riesco a ricordare altri esempi dei tanti che potrei citare, ma non appena me ne verrà uno in mente glielo farò presente…”. Dopo qualche passo di penoso silenzio, per fortuna ricordai: “Ah si, ecco! Pensi che l’ultima estate è stata impreziosita da una emozionante ed indimenticabile serata karaoke che ha reso ancora più ammirato il nostro paese ed una deliziosa sagra piena di gente dallo straordinario appetito! Le nostre strade tracimavano di forestieri entusiasti. Dopotutto, anche il cibo è cultura o qualcuno vuole avventurarsi a dire il contrario?”.
A dispetto, della magnifiche cose che gli stavo raccontando, sir Gulliver cominciava ad avere una espressione crucciata. E, d’un tratto, la paura si disegnò sul suo volto:” Vi chiedo scusa, - disse - ma scorgo due cani dietro l’angolo e temo che possano aggredirci”, disse alquanto turbato.
Lo rassicurai:” No, no, non deve aver paura. I nostri cani sembrano cattivi, rabbiosi, ma in realtà sono docili e ben ammaestrati: in effetti girano sempre al largo ed è molto difficile incontrarli per strada ed abbaiano solo quando qualcuno si dimostra pericoloso per i loro padroni. Inoltre, è risaputo che se ai cani si dimostra di aver paura, li si incoraggia ad attaccare. Piuttosto di tanto in tanto bisogna azzittirli e assestargli qualche bastonata.”
Sir Gulliver si tranquillizzò e andò oltre: ”Signor Luca, di certo questo è un popolo amante della democrazia e della libertà”.
Risposi sorridendo:” Ah, per questo non deve avere timore. Qui c’è così tanta libertà e democrazia che addirittura ce ne siamo stancati. Tuttavia sono sempre moltissime le persone che partecipano agli eventi pubblici o che mettono a disposizione degli altri il proprio talento. Tutti sono spronati a partecipare alle vicende che riguardano la vita di tutti. Al punto che i governanti hanno ordinato di registrare e trasmettere le immagini dei lavori del consiglio di governo, in modo che tutti, anche i toresi emigrati, possano vederli all’opera per il bene della comunità…



“Lei che ha visto volare le isole..."



Sir Gulliver in modo molto garbato mi interruppe. Non capiva cosa intendessi dire con le parole registrare e trasmettere le immagini. Allora, con modo altrettanto garbato gli raccontai dei registratori audio e video, delle webcam, di internet. Ma dubito che sarei venuto a capo della sua incredulità, se non avessi accennato alla sua isola volante. “Lei che ha visto volare le isole, gli spiegai, non si può meravigliare che volino nell’aria anche i suoni e le immagini per raggiungere posti lontani. La nostra passeggiata e la nostra chiacchierata di stamattina, per esempio, è possibile farla vedere e sentire in ogni dove, anche nella sua amata Inghilterra”.
Non so se ne fu convinto. In ogni modo, tornai a parlare di democrazia e libertà. E conclusi:
“Qui da noi non c’è bisogno di interpellanze e interrogazioni, perché i nostri governanti spiegano, dialogano con tutti e mantengono le loro promesse e i loro impegni, sia quelli presi a voce che per iscritto. Sul loro esempio, tutti sentono la necessità di comunicare con gli altri, scambiare le nostre idee, imparare cose nuove e fare nuove esperienze. Non esiste l’idea che ognuno si faccia solo gli affari suoi, senza curarsi del bene comune. Non c’è nessuno che fa finta di non vedere e non sentire: anzi, per noi è una bestemmia sentire dire che ciò che è di tutti è come se non fosse di nessuno e se va in malora, beh, poco male. Per questo non capiamo chi, in nome di un malinteso diritto a lamentarsi, continua a ripetere che la comunità va spegnendosi lentamente e le strade sono sempre più desolate”.
Dopo queste considerazioni, Gulliver, che fino a quel momento non si era imbattuto in nessun altro mio concittadino, tornò a interrompermi: “Caro amico, mi duole molto, ma è giunta l’ora del commiato. Sono felice di essere approdato in una comunità ricca di eventi culturali, piena di vita, così armoniosa e governata con rettitudine e saggezza. Spero un giorno di poter tornare in questa bellissima terra”.
Così disse l’esperto viaggiatore, mentre mi sorrideva e mi stringeva forte la mano, guardandomi con gli occhi compassionevoli di chi aveva creduto a ben poche parole di quelle che erano uscite dalla mia bocca. Provai a farfugliare un saluto, ma non so se a scuotermi era stata la stretta vigorosa piuttosto che l’imbarazzo di non essere ritenuta fonte degna di fede. Fatto sta che mi ritrovai sveglio in poltrona. Ai miei piedi, l’immagine di Gulliver mi fissava dalla copertina del libro che mi era caduto di mano nella sonnolenza del dopocena.
Luca Castiello








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