La neviera, rudimentale "fabbrica" di ghiaccio
Data: Wednesday, 25 July 2007 @ 15:19:04
Argomento: Poesie e racconti


In questi giorni di caldo infernale, il Figlio del fornaio ci informa sulla neviera, ovvero su quella cisterna che si trova nei pressi del paese, ubicata in un terreno denominato appunto “Neviera”, tra il convento e il camposanto, cisterna dove si ammassava la neve in inverno per utlizzarla come ghiaccio in estate.





A Toro abbiamo una neviera che si trova nei pressi del paese, capace di contenere cinquemila cantari di neve. E’ ubicata in un terreno denominato appunto “Neviera” perché in questo posto esposto al nord e in altura, fresco ed umido, la neve veniva ammassata nella maniera migliore per conservarla anche per la stagione calda. In passato era proprietaria della neviera, di antico diritto baronale, la famiglia Trotta. Le abbondanti nevicate invernali, che davano gioia ai bambini, in quanto, nonostante il freddo, gustavano la neve con il mosto cotto, (sorta di granita con l’ingrediente base appena caduto dal cielo), davano la possibilità di immagazzinare la neve fresca, dopo averla indurita, in grossi pozzi murati muniti di più boccali, e uno particolare, alla neviera di Toro , è posto tangenzialmente al pozzo, con relativa gradinata per accedere direttamente nel pozzo. Essendo ubicata sulla cresta di un colle, tra il convento e il cimitero, è da supporre che non fosse alimentata da sorgenti, ma servisse solo come contenitore di neve, invece, la nostra neviera è alimentata da una ricca sorgente.






Infatti, quando fu costruito il cimitero, imposto a seguito dell’editto napoleonico, fu necessario delimitarlo di relativo muraglione perimetrale. La ditta costruttrice fu indotta ad affittare proprio la vicina neviera per l’ingente fabbisogno d’ acqua quotidiano necessaria ai muratori. Si conserva presso l’Archivio di Stato il relativo documento notarile della ditta appaltante. Si racconta che Il pozzo la sera si prosciugava e all’indomani mattina si riempiva di nuovo, per quanto poteva bastare per le necessità della ditta all’indomani.






Comunque, la neviera assolveva ad un suo specifico servizio, che era quello di conservare la neve per la stagione calda. Praticamente, la neve veniva compressa con le pale affinché si compattasse uniformemente e assumesse, con l'ausilio delle basse temperature notturne, le caratteristiche del ghiaccio. E affinchè si conservasse più a lungo si alternavano alla neve grossi strati di paglia. La neve, diventata ghiaccio e conservatasi tale fino alla buona stagione, veniva tagliata in pezzi e venduta in paese, dava così vita ad un vera e propria industria che dava lavoro a chi la gestiva e offriva refrigerio ai suoi nobili padroni con deliziosi sorbetti e granite.

Si racconta che un anno, avvenne una cosa eccezionale, di neve ne fece pochissima e ciò rischiava di fallire il gestore della neviera. Infatti, un’abbondante nevicata era considerata una benedizione per chi doveva commerciare col ghiaccio. Fu tale indesiderata circostanza ad indurre Zio Nicolino ad invocare la protezione divina sulla sua neviera, perché giunti addirittura a febbraio, non s'era ancora visto un fiocco di neve. Il nevieraio preoccupandosi che ai suoi figli durante l'estate sarebbero mancati i più indispensabili mezzi di vita, si recò presso il santuario della Madonna della Neve a Ripalimosani, sua protettrice, e battendosi in petto cominciò a implorare la grazia di abbondanti nevicate senza preoccuparsi, nella disperazione della sua richiesta, se vi fossero persone presenti. Supplicava continuamente: "Madonna mia, fai nevicare!” Ma un contadino del posto, che possedeva un grande frutteto già pieno di infiorescenze, temendo che un eventuale gelo danneggiasse il prodotto del suo frutteto, uscì dalla chiesa e volgendosi al nevieraio lo apostrofò duramente: “E tu, cosa stai dicendo?”. E il nevieraio, in risposta: “E tu cosa vuoi da me? Non sai che danno subirei io con la mia famiglia se non nevicasse? Ai figli miei chi darebbe un tozzo di pane durante l'estate? Del resto, fammi pregare la Madonna mia e tu vai a pregarti il santo che è il patrono dei frutteti”. Ma il nevieraio, avendo anche la colpa di essere forestiero presso quel santuario, fu scacciato dallo stesso a pedate. Sarà stato per le sue fervide suppliche alla Madonna della Neve, o per la pietà di costei nell'averlo visto soccombente, e a pedate, presso il suo santuario , proprio all’indomani nevicò tanto su Toro che tutta quella neve venne subito utilizzata dal nevieraio per riempire la sua neviera e assicurarsi un buon guadagno per la futura stagione estiva.

Il Figlio del Fornaio





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