Primi Anni '60. Audax Grezar Toro: la mitica squadra di Padre Mercurio
Data: Thursday, 09 January 2014 @ 10:50:00
Argomento: Avvenimenti sportivi


Calcio ma non solo. Oltre cinquant'anni fa, stagione agonistica 1962-1963. Con ogni probabilità fu la prima volta che una squadra torese di calcio prese parte a un campionato ufficiale, sia pure allievi (under 16). Si chiamava Audax Grezar Toro, In onore di Giuseppe Grezar, il mediano del grande Torino e della nazionale rimasto vittima con il resto della squadra il 4 maggio 1949 nella tragedia di Superga.


Campobasso, Vecchio Romagnoli. L'Audax Grezar Toro, la mitica squadra di Padre Mercurio. Campionato allievi 1962-1963
Da sx, in piedi: Mercurio Nardozza (
'A Preziose, capitano), Nicola Tromba, Pasquale Tucci (Patranzèlle), Pinuccio SImonelli (Lecejèlla Fjne), Pietro Colagiovanni, Salvatore Quicquaro (Quecquarille, Accompagnatore)
Accosciati: Giuseppe Ricella (
Pèppe Natale), Angelo Cercio, (?) , Antonio Ciocca (Figlio de Nebbeljlle), Michele Parziale (Ceccuttille), Pasqualino Tucci (Figlio de Colangele), Padre Mercurio Parziale ('A Partèlle)


Anche l'Audax Grezar Toro, come il Torino, indossava maglie granate. Di lana, Per calzoncini, calze e scarpe, ognuno si arrangiava come poteva. Stante la mancanza di campo sportivo in paese, le partite casalinghe si giocavano al vecchio Romagnoli di Campobasso, quello con il fondo in carbonella, tanto per intenderci. Sedeva in panchina, come allenatore, il ventenne Peppino Grimaldi, detto Peppino Enedina, dal nome della madre. Padre Mercurio Parziale, giovane frate appena trentenne, ricopriva il ruolo di fondatore, dirigente unico di una squadra che, più che per le caratteristiche tecniche dei suoi componenti, è ricordata per alcuni aneddoti che abbiamo sentito raccontare da sempre. Videro protagonisti quei sedicenni toresi di cinquantanni fa.

Il portiere con le scarpe di camoscio. Il compianto Giovanni Pallante, detto Pallantrille, era il più giovane della compagnia, non avendo compiuto nemmeno quattordici anni. E come in uso allora, gli toccava giocare in porta, nel ruolo meno ambito. Giovanni dovette abbozzare, ma nessuno ricorda le sue parate. Molti, invece, lo ricordano scendere in campo nella carbonella impastata d'acqua del Romagnoli con un paio di fiammanti mocassini di camoscio ai piedi e una grossa "imbostarella" sottobraccio, che si sbocconcellava come meglio poteva tra un tiro e un cross e un pallone raccattato in fondo alla rete.

Il giuramento di rigore. Il fischio dell'arbitro arrivò implacabile, Calcio di rigore contro l'Audax Grezar Toro. A nulla valsero le rimostranze dei calciatori toresi. Nemmeno l'accorato appello di Antonio Ciocca, che buttatosi in ginocchio ai piedi dell'arbitro, baciava e ribaciava le dita incrociate, e scongiurava: - Ti giuro, signor arbitro, che non ce l'ho messa la "caciappa!". La quale "caciappa", lo si intuisce, era la voce dialettale per dire sgambetto, Per la cronaca: l'arbitro non si fece ammosciare.

Il numero nove ce l'ho io sulle spalle! Come Dio volle, qualche partita dopo arrivò anche un rigore a favore. Al fischio dell'arbitro, Antonio Grosso si impossessò del pallone e non lo mollò nonostante l'allenatore, Peppino Enedina, indicasse un altro tiratore.
- Il numero nove ce l'ho io sulle spalle - gli disse Antonio - e il rigore lo tiro io! E tu esci fuori dal campo!
Peppino si arrese. Antonio piazzò il pallone sul dischetto, e cominciò a scalpitare. Quando lo vide prendere la rincorsa, il povero portiere avversario ebbe paura e portò le braccia a gomiti alzati a coprirsi la faccia. E fece benissimo. La botta fu tremenda. ma il pallone colpì in pieno le sue braccia prima di schizzare oltre la traversa, tra la disperazione del numero nove e dei suoi compagni, che dovettero rimandare a un'altra volta il piacere di segnare un gol.

Il marsala miracoloso. Una partita dopo l'altra, il campionato era ormai agli sgoccioli. Per provare a vincere almeno una volta, restava una sola partita, quella che si sarebbe giocata il giorno dopo. Padre Mercurio, che aveva convocato i ragazzi in convento, li ringraziò per quello che avevano fatto per la squadra. Li invitò a dare il tutto per tutto nell'ultima partita. Stappò una bottiglia di marsale all'uovo e ne offrì un bicchierino ciascuno: - Vedrete che questo vi fara bene! E fu buon profeta. Il giorno dopo, l'Audax Grezar Toro vinse finalmente la sua prima e ultima partita, incamerando i primi e ultimi punti del campionato. Chiuso ovviamete all'ultimo posto. Ma onorato con la coppa disciplina, assegnata ai toresi anche per i buoni uffici interposti da Padre Mercurio. che a sua volta volle premiare i ragazzi portandoli in campeggio a San Menaio, al mare del Gargano, l'estate successiva.

L'Audax Grezar Toro, invece, non si vide assegnare nessuna altra opportunità agonistica, né allora né in seguito. Come tutte le cose belle, come la rosa del poeta, quella squadra ha vissuto, non lo spazio di un mattino, ma lo spazio di un solo campionato.

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