Brava, Vanna. Con il suo Tammerrille ha dato un buon esempio da seguire!
Data: Wednesday, 05 February 2014 @ 14:07:58
Argomento: Cultura


Anziani, giovani. Storia, tradizione e dialetto. Una riflessione a margine del bel riconoscimento conseguito da Vanna Colledanchise a Roma, con la pubblicazione de U tammerrille al concorso nazionale della UNPLI, "Salva la tua lingua locale".

Maria Annunzata Balori. Foto di Carmine Marinaro "Il riposo"


Complimenti di cuore a Vanna Colledanchise, per un riconoscimento che va al di là del premio stesso.

Un proverbio africano, assai famoso ma non per questo meno vero, dice che quando muore un vecchio, brucia una biblioteca. I giovani dovrebbero tenerne conto e attingere ai racconti degli anziani.

Ma lo fanno? Sarebbe bello se i nuovi stili di vita, di concerto con la famiglia e le scuole di ogni ordine e grado, li sollecitassero a farlo. Basterebbe rinunciare, almeno ogni tanto, a qualcuna di quelle scontate citazioni che infestano Facebook e pubblicare, al loro posto, una frase autentica, un proverbio, una canzone, un aneddoto, un ricordo di famiglia ascoltato da un parente anziano... Che ne rimarrebbe lusingato, e ci permetterebbe, in aggiunta, di essere molto più originali.

Ricordo di aver approfittato, venti anni fa, della mente lucida e del temperamento brillante della nonna di Vanna, Maria Annunziata Balori (Mariettèlle ‘a sciagurate per capirci), al fine di recuperare diversi reperti dialettali poi sistematizzati in ‘A tavele de Ture (La tavola di Toro). Mi piace precisarlo anche per rendere omaggio alla cortese dispobilità, sua e dei familiari, oggi che una favola de lei raccontata, U tammerrille, è stata recuperata e fatta apprezzare dalla nipote, alla quale va anche il merito di averla trascritta in una resa dialettale che presuppone impegno e passione (Clicca, leggi e ascolta la favola).

Grazie a Mariettèlle e ad altre limpide fonti di informazione come lei, tasselli importanti del nostro dialetto e della nostra tradizione popolare sono stati salvaguardati. Ma quante altre Mariettèlle, quanti altri toresi anziani attendono o hanno atteso invano di affidare ai figli o ai nipoti o ai o conoscenti curiosi e tramite loro alle nuove generazione i loro ricordi e i loro saperi? Con loro, quante biblioteche toresi sono bruciate e bruceranno ancora senza che nessuno si sia preoccupato o preoccupi di salvare almeno parte dei loro tesori? Quanti personaggi, storie, poesie, canzoni, linguaggi sono scomparsi e continueranno a scomparire per sempre insieme a loro?

Dice, ma tanto che fa? Niente, figuriamoci. A parte, si capisce, diventare sempre più poveri e spaesati, con radici sempre più secche e superficiali.





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