I proverbi toresi sul mese di Maggio (Vita e cultura popolare)
Data: Friday, 09 May 2014 @ 01:00:00 Argomento: Tradizioni e feste
Proverbi e modi di dire popolari toresi, che i nuovi ritmi e stili di vita tendono a porre nel dimenticatoio. In linea con gli almanacchi di una volta, i proverbi sono agganciati allo sfogliarsi del calendario. Quelli di maggio, in particolare, sono spesso ispirati allo scollamento tra il trionfo della primavera e dell'amore, che dovrebbe essere in atto, e le bizze meteorologiche, sempre in programma.
> MESE DI MAGGIO
1 /
Eccoci a maggio. Il pensiero evoca immagini di luce, sole, bel tempo, rose, canti di uccelli, voli di rondini. Purtroppo, non sempre c'è corrispondenza tra quello che dovrebbe essere e quello che è. Avevano ragione i nostri vecchi, che ammonivano:
Iè Maie e 'ncóre frjdde haie!
Se ne' vvè Lúglie metúre nen m'arescalle u cúle.
È maggio ed ho ancora freddo.
Se non viene luglio maturo (o mietitore?) non mi riscaldo il culo.
Nella sua brillantezza colloquaile, il proverbio non ha bisogno di nessun commento. Dice la verità, e il freddo invernale di qualche giorno fa lo dimostra.
L'incostanza del clima a maggio è ben fissata in questa foto di Contrada Selva, 31 maggio 2013 Verde, clelo plumbeo, e arcobaleno, anzi doppio arcobaleno
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2 /
Ma poi, un colpo d'ala, e finalmente maggio si mette a fare maggio, regalandoci giorni perfettamente in linea con l’iconografia tradizionale del mese lasciataci dalla mascherata di carnevale:
E j' so' maie bille e ben vistute
e porte i sciure e i rose a la Madonne;
e rraglie u cecciarille ben pasciute
j' tire i prète i nide che la scionna.
Io sono Maggio bello e ben vestito
e porto fiori e rose alla Madonna,
e raglia l'asinello ben pasciuto,
tiro le pietre ai nidi con la fionda.
Che poi, dettaglio più dettaglio meno, è la stessa figura riproposta nell’odicina del Carducci, con Maggio che risveglia i nidi e i cuori e porta le ortiche, i fiori, le serpi e gli usignoli. Alla quale immagine si può guardare come a una vera e propria riserva di motivi poetici e di canto maggiolino.
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3 /
Maggio, il mese dell'amore. Non per nulla l'innamorato di Rosinella, la molisana che scende dal Matese, canta con il cuore in festa che si sposeranno a Maggio, tra tante rose. Attenzione, però, perché a Maggio vanno in amore anche gli asini ed è sempre in agguato la presa in giro
A Magge ze spusene i ciucce.
A Maggio si sposano gli asini.
E così, per sfuggire al paragone con gli asini, le coppie che si scambiano il fatidico sì a maggio, nel mese dell'amore, sono sempre più rare.
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4 /
Prima o poi Maggio sarà davvero in trionfo. Caldo, luce, sole, da estate inoltrata. E questo nonostante l'incertezza e il freddo dei giorni recalcitranti che pure ci sono stati e ci saranno sempre. Si capisce allora perché i nostri padri per indicare la natura in pieno rigoglio esclamassero:
Ce cante Maie.
Ci canta Maggio.
La locuzione era usata soprattutto per vantare l'ottima esposizione di un podere e motivare la propria predilezione per quel paradiso in terra, dove anche nei mesi freddi ce cante Maie.
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5 /
Un'ultima locuzione ispirata a maggio, e ancora una volta basata sul gusto del gioco di parole, così ben coltivato dai nostri antenati. Che naturalmente si riferivano a Maggio, etichettandolo come:
U mése de maie.
Con traduzione libera e sovrapponibile a seconda dei casi:
1. Il mese di Maggio.
2. Il mese di mai
In questa seconda accezione era di solito accompagnato da un'altra locuzione che chiariva bene il senso ironico del discorso: - Quando ci sposiamo? U mése de maie, quanne u ciucce anchiane ammonte pu cerasce, Quando l'asino sale su per il ciliegio.
Più mai di così!
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