Terremoti e culto della personalità nelle lapidi della chiesa di Toro/ 7
Data: Tuesday, 07 April 2015 @ 00:00:00
Argomento: Monumenti


Settima e penultima puntata. Il terremoto dell'Irpinia (23 novembre 1980). Avvertito anche a Toro, il sisma non vi fece nessuna vittima e nessun danno. A parte lesioni evidenti all'assetto e al decoro della nostra chiesa, che rimase comunque aperta. Finalmente negli Anni Novanta, a distanza di oltre un decennio dal terremoto, la caparbia determinazione dell'indimenticabile padre Ottaviano Priore portò ai grandiosi restauri radicali, interni ed esterni.

Il tragico terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia e Basilicata (280mila sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti), si avvertì con forza anche a Toro dove non ci furono vittime né danni alle abitazioni. Danni evidenti all'assetto e al decoro, li subì invece la chiesa del Santissimo Salvatore che, tuttavia, dopo pochi giorni di chiusura cautelativa, fu dichiarata agibile e atta al culto.



Chiesa Santissimo Salvatore, Gennaio 1993, Concerto del Maestro Antonio Colasurdo
Da notare in particolare lo spazio ristretto e ingombrato del presbiterio (altare chiuso dalla balaustra)
e il pavimento in mattonelle di cemento (Foto Enzo Mascia).



Chiesa agibile ma davvero mal ridotta, specialmente il tetto: si vedevano tutti i tre quarti di secolo passati dagli ultimi lavori di restauro effettuati dopo il terremoto del 1913. A poco erano valsi gli interventi occasionali che si erano succeduti nei decenni. Pessima prova di sé, per esempio, aveva dato il rifacimento dell’intonaco della facciata della chiesa, finanziato da don Guido Trotta nel 1970 circa, secondo quanto informava una lapide sproporzionata nel testo ed esagerata nelle dimensioni apposta a fianco del portone d’ingresso della chiesa e successivamente rimossa. L’intonaco era stato effettuato in obbedienza alla tecnologia allora in gran voga della pittura al quarzo che dopo poco tempo si era lesionata lasciando appesi brandelli indecorosi di materiale.

A seguito del terremoto del 1980 si rendeva indifferibile un intervento radicale. Purtroppo, per i necessari lavori di bonifica e di restauro si dovette aspettare oltre un decennio. Tanto occorse perché i finanziamenti pubblici, erogati dallo Stato e dalla regione Molise sollecitati sistematicamente con grande determinazione e impegno del parroco del tempo, il francescano P. Ottaviano Priore, coadiuvato da Giuseppe Iacobacci del Comitato Parrocchiale, resero possibile l’inizio dei lavori solo nel 1991.



Pasqua 1984
Padre Ottaviano attorniato dalla numerosa e affiatata Schola Cantorum del tempo



Primo segno dei tempi nuovi: le spese del restauro di venticinque anni fa gravarono completamente sulla casse statali e regionali, senza ricadere in nessun modo sulla popolazione torese che in occasione dei precedenti terremoti se n'era sempre accollata in tutto o in parte l'onere. Secondo segno dei tempi, con la malattia prima e la morte dopo di don Camillo Iacobucci, a capo della parrocchia torese, da sempre retta da preti e arcipreti secolari, furono insediati sacerdoti francescani. Sono già una mezza dozzina i frati minori che dal 1981 ad oggi si sono succeduti in qualità di vicari o parroci del Santissimo Salvatore di Toro: padre Michele Iascone, padre Ottaviano Priore, padre Giacinto De Sanctis, padre Giantonino Tromba, padre Tommaso Rignanese, padre Cesare Neri e padre Gaetano Iacobucci.

Tornando agli interventi che interessarono la globalità dell’edificio, furono suddivisi in più lotti, che di volta in volta portarono al rifacimento del tetto; la stilatura delle pareti esterne del lato occidentale e il rifacimento della facciata principale della chiesa; la stilatura delle pareti esterne del lato orientale (lato Barbacane); il restauro della scalinata di accesso; e i lavori del restauro interno (pavimento, intonaci, e sistemazione altari).

In particolare per il primo lotto di rifacimento del tetto, circa settecento metri quadrati, fu incaricata la ditta Spallone Giovanni di Campobasso, mentre per il secondo lotto la ditta Tarasco Ugo di Oratino. Per la stilatura del lato occidentale e dell’intonaco della facciata principale, la ditta Spallone. Per la stilatura del lato orientale, il restauro della gradinata e dell’interno della chiesa, la ditta Tarasco.






Due inquadrature molto suggestive dei lavori di rifacimento della balaustra della scalinata
(Foto Enzo Mascia Autunno 1996 - Primavera 1997)



Com’è stato riferito in precedenza, nel corso del restauro della scalinata andò in frantumi la lapide che ne ricordava la costruzione avvenuta a spese del Comune di Toro nel 1885. Fu sostituita prontamente da una nuova lapide che purtroppo ha presentato e presenta errori e inconvenienti. Mentre alla sommità della stessa, in sostituzione di un precedente stemma trafugato nel secondo dopo guerra, fu murato lo stemma comunale scolpito a rilievo da Renato Chiocchio

Intanto nel 1994, a cura dell'Amministrazione Comunale, la ditta Abiuso Carmine di Gambatesa aveva provveduto alla stilatura del torrione alla base del campanile, con un risultato finale non in linea con gli altri lavori esterni, tant’è che successivamente si è dovuto intervenire di nuovo.

Come se non bastasse, a Ferragosto 1995, un fulmine lesionò il tetto a terrazza del campanile deturpandone il profilo. Solo per miracolo non provocò vittime con la rovinosa caduta dei massi sulla sottostante Piazza del Piano.


Ferragosto 1995, il cornicione del campanile colpito dal fulmine
(Evidente nella foto di Enzo Mascia, il malriuscito intervento di restauro al barbacane del campanile,
che successivamente è stato restituito al dovuto decoro)



Iniziati con padre Ottaviano, i lavori di rifacimento e restauro, durarono sette anni. Furono completati nella primavera del 1997, quando a capo della parrocchia c'era padre Giacinto. La chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore di Toro, che negli ultimi nove lunghi mesi era rimasta chiusa, tornava ad essere il tempio maestoso e bello che la devozione popolare ha sempre desiderato. Dal punto di vista strutturale va ricordato la posa in opera del pavimento in cotto e l'ampliamento dell'angusto presbiterio, al centro del quale fu posto una nuova mensa d'altare, corredato di un adeguato ambone



Chiesa del Santissimo Salvatore 1997. Interno, navata centrale restaurata
(Foto Mercurio Iacobucci, da Giovanni Mascia,
La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro, CB 1997


Questo non significa che non fossero stati commessi errori nel restauro o apportate innovazioni non condivisibili. Per esempio, smantellando il vecchio pavimento, erano ritornate alla luce le lapidi che chiudevano a mo' di coperchio le sei sottostanti cripte utilizzate come sepolture comuni. Sarebbe stato buono e giusto incorniciarle e lasciarle in bella vista come importante documento storico e tradizionale, invece si decise di ricoprirle con la nuova pavimentazione. Poco male, in qualche modo sono conservate, per quanto nascoste ai nostri occhi. Ma lo stesso non si può dire dell'infausta dispersione della iscrizione in memoria della famiglia Traboscia, che nella seconda metà dell'Ottocento aveva curato l'acquisto e la posa in opera della balaustra in marmo del presbiterio. In modo particolare, va lamentata la dispersione dell'artistico cancelletto in ferro battuto che doveva chiudere la balaustra, ma era lasciato sempre aperto, e riportava il nome dell'offerente, quel Domenicangelo Traboscia, che fu medico e sindaco di Toro dal 1867 al 1878.



Domenica delle Palme 1997. Chiesa del Santissimo Salvatore restaurata .
Solenne messa di riconsacrazione officiata da mons. Ettore Di Filippo, arcivescovo di Campobasso
Tra gli altri concelebranti, quattro sacerdoti toresi, da sinistra Don Mercurio Simonelli,
padre Giacinto De Sanctis (parroco) e i fratelli padre Gaetano e padre Lino Iacobucci



Sia come sia, la chiesa fu solennemente riaperta al culto la Domenica delle Palme 1997, che quell'anno fu celebrata il 23 marzo. A presiedere il rito l’arcivescovo di Campobasso, Mons. Ettore Di Filippo, alla presenza di una folla straripante e commossa. A ricordo degli avvenimenti, degli enti finanziatori e dei responsabili dei grandiosi lavori di restauro, fu murata una lapide, posizionata in chiesa all’ingresso del cappellone di San Michele.



Toro, Chiesa Santissimo Salvatore. Lapide murata all'ingresso del cappellone di San Michele
a ricordo dela riapertura al culto della Chiesa nel 1997 dopo sette anni di restauro



(Continua)
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- Clicca e leggi la prima puntata: "Il cartiglio secentesco collegato al terremoto del 1688"
- Clicca e leggi la seconda puntata: "La lapide del portale che ricorda il terremoto del 26 luglio 1805"
- Clicca e leggi la terza puntata: "La lapide della scalinata di accesso 1885""
- Clicca e leggi la quarta puntata: "La lapide del campanile (1893)"
- Clicca e leggi la quinta puntata: "La lapide del terremoto 1913"
- Clicca e leggi la sesta puntata: "L'iscrizione della campana rifusa nel 1916"


Foto di Enzo Mascia, Mercurio Iacobucci e Sandro Nazzario



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