Cento anni fa 24 maggio 1915, la guerra. E gli intellettuali molisani applaudono
Data: Sunday, 24 May 2015 @ 00:00:00
Argomento: Cultura


Prima puntata. Gli intellettuali molisani plaudirono alla guerra con un numero unico della rivista SAMNIUM PRO PATRIA. Tra loro, il nostro Luigi Alberto Trotta con un articolo che magnificava il coraggio esemplare dei sindaci di Toro e San Giovanni in Galdo che a fine Cinquecento preferirono la prigione piuttosto che sottoporre le loro popolazioni a corvée servili per le truppe in transito sui nostri territori.

Ci sarebbe fa fare una facile ironia sul fatto che mentre milioni di giovani italiani si riversavano nelle trincee venete, per trovarvi seicentomila morti e infinite mutilazioni e malattie, gli intellettuali molisani di allora plaudivano festanti alla guerra che gli altri andavano a combattere. Tra gli altri, plaudiva al "presente unanime risveglio nazionale contro il nemico teutonico" l'ottantenne nostro concittadino Luigi Alberto Trotta e insieme a lui, il vescovo di Ruvo e Bitonto, Mons. Pasquale Berardi di Duronia, e vecchi e giovani tromboni come Francesco D'Ovidio, Giambattista Masciotta, Alfonso Perrella, Eugenio Cirese...



Frontespizio di Samnium Pro Patria numero unico 1915



Lo facevano dalle colonne del numero unico di una rivista intitolata "Samnium Pro Patria". Per tacitare le loro coscienze, avevano stabilito che l'incasso delle vendite sarebbe stato devoluto alle famiglie dei richiamati alle armi.

Ad onore del vero, tuttavia, bisogna precisare che il plauso dell'ottuagenario Luigi Alberto Trotta non arrivava affatto a cuor leggero, dal momento che erano stati richiamati alle armi tutti e tre i figli maschi: Nicola Enrico, Domenico e Guido Trotta.

Bene, nell'occasione il vecchio letterato torese divulgava la storia di due sindaci (di Toro e San Giovanni in Galdo) che sul finire del Cinquecento avevano fatto valere le prerogative regie e imperiali accordate ai loro concittadini, quali sudditi di Santa Sofia di Benevento, in virtù delle quali erano esentati da ogni sorta sorta di tributi, sia pecuniari sia personali.

Il capitano di fanteria, Gasparo Ceron, che al contrario pretendeva dalle nostre popolazioni il trasporto dei bagagli dei soldati in transito nel territorio, li imprigionò per ridurli a più miti consigli, ma essi impavidi preferirono la prigione piuttosto che rinunciare ai diritti secolari.

Ecco, il buon Trotta vedeva nel comportamento tutto di un pezzo dei due sindaci, ai quali non aveva avuto modo di dare il nome, un fulgido esempio per i concittadini e corregionali chiamati tre secoli dopo a combattere la guerra contro gli austro-ungheresi.

Questo l'articolo di Luigi Alberto Trotta:


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Cosa aggiungere? Che i due sindaci furono coraggiosi senz'altro. Ma non si capisce perché il Trotta, o piuttosto il redattore Cirese, almeno nel titolo accomuni al loro coraggio anche quello dell'abate di Santa Sofia protempore, il quale sarà stato anche coraggioso ma di certo non ebbe modo di mostrarsi tale nell'occasione, visto che se ne stava tranquillo e beato nei sacri palazzi beneventani o romani o di altrove, mentre i militari cercavano di imporre la pesante corvée alle popolazioni toresi e sangiovannari,

Infine, almeno per quanto riguarda Toro, conosciamo il nome del sindaco che dall'8 settembre 1592 all'8 settembre del 1593 resse le sorti del nostro comune. All’epoca e fino al 1806 l’Universitas di Toro era governata da un sindaco e quattro assessori che duravano in carica solo un anno, da settembre a settembre, quando obbligatoriamente erano tenuti a lasciare l’incarico ai nuovi amministratori. Bene, dal 8 settembre 1592 al 7 settembre 1593 fu sindaco di Toro Mercurio D'Antonaccio (Antonacci). Non sappiano il nome di chi gli subentrasse l'8 settembre 1593 a reggere le sorti del nostro Comune nei restanti quattro mesi dell'anno. Ma con ogni probabilità, dunque, si chiamava Mercurio D'Antonaccio, e non poteva che chiamarsi Mercurio, il sindaco di Toro che preferì la prigione pur di salvaguardare le prerogative dei concittadini, e che Luigi Alberto Trotta cento anni fa propose anonimo all'ammirazione dei suoi concittadini di Toro e corregionali di Molise.





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