Pozzi e fontane rurali da strappare all'incuria e al colpevole abbandono
Data: Wednesday, 03 October 2007 @ 14:32:02
Argomento: Toro che non va


(Lettera aperta al Sindaco di Toro)

Caro Sindaco,
rispondo di buon grado all’invito alla collaborazione che alcune settimane addietro, tramite il sito ufficiale del Comune (www.comune.toro.cb.it) e alcuni manifesti affissi in paese, hai rivolto a tutti coloro che sono in possesso di informazioni, libri, opuscoli, articoli, foto e materiale di qualsiasi genere che consentano l’individuazione del patrimonio rurale torese.

L’iniziativa è lodevole e tanto più lodevole in quanto non c’è davvero più tempo da perdere: mi riferisco in modo particolare allo scempio che è stato fatto al tratturo nel nostro tenimento. Il tratturo, ovvero la striscia di terra adibita a pascolo, larga 60 passi ovvero la bellezza di 111 metri e lunga quanto è lunga la Fondovalle del Tappino, è ormai difficile da identificare, eroso come è stato dalla strada fondovalle e dai proprietari frontalieri che si sono indebitamente impadroniti del suolo demaniale, che in quanto tale però non è usucapibile e quindi potrebbe ritornare al demanio, se l’amministrazione statale fosse seriamente intenzionata a rientrarne in possesso.

Iniziativa urgente, si diceva, forse tardiva se pensiamo al grande patrimonio di fabbricati rurali, alle masserie, disseminate nell’agro torese. Tutto un brulicare di fabbricati tipici a due stanze, quella al piano superiore di norma adibita a fienile, e quella a pian terreno adibita a stalla, con l’aia pronta a trasformarsi in capomandra, ovvero in recinto all’aperto per il gregge. Purtroppo, le masserie toresi oramai sono tutte dirute o sono state da tempo ristrutturate con restauri che dell’assetto originario hanno conservato ben poco, per non dire niente.

Resta un discreto patrimonio di pozzi e fontane, disseminato anch’esso per l’agro, che pure è caratterizzato negativamente dalla penuria di acqua sorgiva. Abbiamo già accennato sul nostro sito ToroWeb alla neviera, appartenente a privati a mezza strada tra il convento e il Camposanto, e come tale forse non direttamente riconducibile all’indagine che tu e la tua amministrazione avete preso a cuore. Mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione, tua in particolare, lo stato di abbandono in cui versano alcune fontane o pozzi storici di Toro, che pure potrebbero essere restaurati e ripristinati con una spesa che mi auguro non eccessiva, comunque da reperire nell’ambito del progetto. Sono quattro manufatti che si ritrovano a brevissima distanza l’uno dall’altro i primi tre, un po’ più distante il quarto, ma tutti abbandonati all’incuria più completa o addirittura semidistrutti da interventi pubblici poco accorti. Mi limito a descriverli, nello stato in cui versano. I primi tre sono racchiusi in un fazzoletto di terra, lungo un sentiero interpoderale di proprietà comunale che, opportunamente ripulito dalla vegetazione che ha finito per cancellarlo, potrebbe essere trasformato con staccionate rustiche e rustiche panchine in un piccolo ma decoroso giardino pubblico, che molta suggestione e fascino trarrebbe dalla vista del soprastante “rapillo”, l’ammasso roccioso su cui sono edificate le abitazioni posizionate nei pressi della cappella di San Rocco.


FONTANA VIOLA



Un tombino sul ciglio della strada è quello che resta della Fontana Viola


Iniziamo la nostra passeggiata dalla Fonte o Fontana Viola, a sud-ovest dell’abitato. La si raggiunge dopo aver lasciato la “via nova Boschetti” e preso la strada per il depuratore. L’importanza della storica fonte, che nonostante il nome era un pozzo, è assodata da due strade del paese contraddistinte dallo stesso nome: Vico Fonte Viola che conduce alla fonte principiando da Via Occidentale all’altezza del negozio di alimentari “Fracasso”, e Via Fonte Viola, che principia dalla chiesetta San Rocco. Inoltre tutta la contrada e denominata popolarmente come I fentaneiole (Le fontane viola), quasi a voler etichettare con questo nome collettivo tutto il complesso di pozzi e fontane della zona, che come vederemo hanno nomi specifici.



Il boccaglio della Fontana Viola


Della Fontana Viola, vera e propria, oramai non resta che la sola apertura del pozzo. Il passante potrebbe scambiarlo per un tombino, posizionato com’è, sul ciglio sinistro della strada in direzione depuratore. Invece è quanto rimane di quello che era uno dei più importanti pozzi di Toro, un paese il nostro – è risaputo ma lo ripeto qui per completezza di discorso – assai avaro di acqua. In risposta a una specifica richiesta dell’Intendente di Molise del 22 marzo 1838 (una carica che assommava allora le funzioni del prefetto con quella del presidente della Regione Molise), il sindaco di Toro, Domenico Trotta, comunica:

    Niuna fontana pubblica si trova dentro l'abitato. Per le campagne in siti più o meno prossimi all'abitato, trovansi dieci fontane, e si chiamano: Pozzo al Monte, Fontana al Monte, Pozzo di Lucia, Fontana Viola, Fontana Peluso, Fontana a basso, Fontana nuova, Pozzo della Canala, Pozzo di Santa Maria, Pozzo nuovo. Il primo [Pozzo al Monte, ancora esistente e in discreto stato di conservazione] dà trecento tini di caraffe* quindici l'uno, al giorno; ma nei mesi di Luglio, Agosto, Settembre, o delle volte anche in Ottobre, non dà più di 24 tini al giorno. L'acqua è fresca, leggiera, ed ha tutte le buone qualità di acqua potabile. La stessa quantità dà la seconda fontana [Fontana al monte, non più esistente: più che fontana era un pozzo ubicanto nei pressi della cabina Enel, sotto il Centro Caritas]; ma l'acqua è pesante. Il pozzo [di Lucia,] dà cento tini al giorno, ma nei mesi estivi dissecca quasi totalmente. L'acqua è pesante. La quarta [la Fontana Viola] dà duecento tini al giorno d'acqua pesante. La quinta [Fontana Peluso] dà venti tini al giorno d'acqua pesante, e salsa. La sesta [Fontana a basso] dà trecento tini al giorno d'acqua salsa. La settima [Fontana nuova] dà duecento tini al giorno d'acqua pesante. L'ottavo [Pozzo della Canala] dà cento tini al giorno d'acqua potabile. Il nono [Pozzo di Santa Maria] dà duecento tini al giorno di acqua potabile, ma nei mesi estivi ne dà trenta. Il decimo [Pozzo nuovo], il più lontano dell'abitato, dà perennemente trecento tini al giorno d'acqua potabile, fresca e leggiera. Tutti questi serbatoi d'acqua non hanno iscrizione, né vi è tradizione dell'epoca della loro costruzione; ma le pietre vive, quasi interamente rose nei punti in cui le donne intromettevano le braccia per attingere l'acqua, indicano di esser state costruite in epoche remote. Soltanto si sa che il decimo fu scavato nel 1794".
    (Nicoletta Pietravalle, Cara Italia, tuo Molise, Sen, Napoli 1983, p. 43-44)

* La caraffa di cui parla Domenico Trotta è una antica misura napoletana che corrisponde a poco meno di tre quarti di litro (caraffa napoletana = circa 0,73 litri). Il tino che conteneva 15 caraffe era pari a poco meno di 11 litri (10,95). Pertanto volendo indicare in litri la portata dei pozzi toresi potabili otteniamo la seguente tabella:
- Pozzo a Monte: 300 tini al giorno (ma in estate solo 24), pari a litri 3285 (ma in estate appena 262,8 litri);
- Pozzo della Canala, 100 tini al giorno, pari a litri 1095;
- Pozzo di Santa Maria, 200 tini al giorno (ma in estate solo 30), pari a litri 2190 (in estate 328,5 litri);
- Pozzo Nuovo, 300 tini al giorno, pari a litri 3285.
Totale acqua potabile: 9855 litri in inverno, ma meno della metà in estate, 4971 litri. La popolazione di Toro poteva contare quindi su nemmeno 10 metri cubi di acqua potabile in inverno e meno di cinque metri cubi d'estate. Per avere un idea precisa, teniamo presente che oggi in media consumiamo 200 litri al giorno pro capite. Cinque persone, un metro cubo d'acqua. Quindi, oggi, 5 famiglie di cinque persone consumano quotidianamente 5 metri cubi d'acqua, quanto l'acqua prodotta in estate dai pozzi toresi che doveva dissetare tutta la popolazione del paese!

Tenuto conto che dai restanti pozzi e fontane pubbliche toresi sgorgava acqua pesante e/o salsa (salamastre, nel dialetto di Toro) e in quantità assai limitata, non c’era proprio da stare allegri. Soprattutto se si pensa che la popolazione ha toccato e superato anche i 2500 abitanti per tutto il corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento. I nostri antenati, nella calura estiva potevano contare, in teoria, su meno di due litri d'acqua potabile a testa, ma per andarla a prendere dovevano arrivare, per esempio, nel Pozzo Nuovo, nella Pianella, al confine con San Giovanni in Galdo, e trasportarla a spalla o in testa, o i più fortunati con barili a dorso di asini o muli.

Tornando a noi, il lavoro di recupero e restauro della Fontana Viola dovrebbe prevedere la rimozione della terra circostante, la restituzione alla luce del boccaglio del pozzo nella sua interezza, la costruzione di una spalletta di contenimento della sede stradale adiacente e un minimo di verde attrezzato con panchine e staccionata all’intorno. Auspicabile anche la messa a dimora di qualche olmo giovane. Fontana Viola come tutte le fontane e i pozzi pubblici di Toro erano al centro di siti alberati e pieni di verde al fine, specialmente con la calura estiva, di assicurare anche una piacevole frescura alle persone e alle “vetture”, come allora si dicevano asini, muli a cavalli.

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POZZO PELUSO



Nascosto tra le sterpaglie, il magico incanto del Pozzo Peluso


Inoltrandoci tra le sterpaglie che lambiscono il ciglio della strada, appena a una ventina di passi dalla Fontana Viola, nascosto tra la folta vegetazione spontanea, scopriamo il Pozzo Peluso: incantevole nella sua rudimentale struttura ad arco, sormontata da alberi e orti, dimenticato da Dio e dagli uomini. La siccità prolungata di quest’anno l’ha pressoché prosciugato, ma merita di essere restaurato, recuperato, mostrato all’attenzione dei paesani che, specie le nuove generazioni, ignorano l’esistenza di un tale gioiellino da incastonare nella vecchia strada pubblica, che andrebbe disboscata e, una volta ripulita e recintata a valle da un’opportuna staccionata, restituita alla collettività. Oltre alla vicinanza, il Pozzo Peluso condivide con la Fontana Viola il destino di abbandono e un curioso stravolgimento linguistico della tradizione torese. Mentre la Fontana Viola in realtà è un pozzo, il Pozzo Peluso è piuttosto una fontana (e infatti la relazione ottocentesca di Domenico Trotta così lo etichetta: Fontana Peluso), con l’acqua sorgiva che affiora e si deposita nella vasca rettangolare, dove non ha superato mai lo scarso palmo di altezza. Non per nulla, Domenico Trotta, le (o gli) accredita appena venti tini d’acqua al giorno, “pesante, e salsa”.



La rustica copertura del Pozzo Peluso

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FONTANA A VALLE



La Fontana a Valle ricoperta di rovi

Merita di essere restaurata e valorizzata anche la Fontana a Valle, che è distante pochi passi dal Pozzo Peluso e si raggiunge proseguendo lungo lo stesso sentiero che improvvisamente piega a “u” in ripidissima discesa. Più conosciuta dei precedenti manufatti, la Fontana a Valle (o a basso, come la chiama il Trotta) è ancora ricca d’acqua (salsa), nonostante la siccità prolungata di quest’anno. Molto caratteristica la sua struttura, con doppia cisterna a destra e a sinistra della pila centrale, ma una rigogliosissima pianta di fichi che ha invaso la radura prospiciente la nasconde in parte.
Un decoroso recupero del sito dovrebbe prendere in considerazione una radicale potatura e non la recisione dell’albero, la sistemazione della radura, un canaletto di scolo per far defluire le acque abbondanti, altrimenti stagnanti in mezzo all’erba resa non calpestabile, staccionate, panchine e naturalmente il restauro della struttura idraulica vera e propria.





Le due cisterne della Fontana a Valle

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FONTANA NUOVA

Sempre nella zona, ma non in continuità con le tre fontane citate, che formano un hortus conclusus a se stante, c’è la Fontana Nuova. La si raggiunge tornando sui propri passi dalla Fontana a Valle, inerpicandosi e tirando diritto lungo l’impervia mulattiera, riaffiorando sulla “via nova Boschetti” e proseguendo lungo la strada in direzione Fondovalle per circa duecento metri. Risalendo a sinistra lungo la vecchia strada comunale del Mulino, dopo una ventina di metri e sempre a mano sinistra, nascosti da un enorme roveto, troviamo i resti di quella che la popolazione chiama Fontana Nuova per essere stata verosimilmente costruita in epoca più recente rispetto alle altre, e comunque non più in qua della prima metà del Settecento. Infatti, nel Catasto Onciario del 1742 si fa già menzione della "Fontana Reale", altrimenti detta "Fontana Nova".
Si tratta di una tipica fontana rurale, o abbeveratoio, formato da una pila sopraelevata che accoglie l’acqua corrente e una sottostante cisterna che la immagazzina. O meglio, dovrebbe immagazzinarla.



Sommersa dai rovi, con la cisterna diruta: è evidente il degrado della Fontana Nuova

Purtroppo decenni e decenni di abbandono, hanno reso fatiscente la Fontana Nuova, molto più visibile e meglio raggiungibile delle precedenti, posizionata com’è di fronte alla proprietà di Francesco Fino, lungo la strada comunale che scende dalla Masseria Beniamino e si interseca con la via di Boschetti, prima di piombare a valle verso la Piana del Mulino. Purtroppo, oggigiorno sono i rovi a farla da padroni, e del muretto anteriore della cisterna non c’è più nessuna traccia. La cisterna è secca, nonostante la pila continui ad accogliere acqua (pesante, come dice il Trotta).



La pila è piena d’acqua, ma la cisterna in rovina non la trattiene ed è secca

Le condizioni della Fontana Nuova sono deplorevoli, così come deplorevoli sono le condizioni della strada comunale, specie a monte della fontana, con scavi profondissimi, vere e proprie trincee, lasciati dal transito di mezzi agricoli e dallo scolo delle acque piovane. Fontana e strada danno di sé uno spettacolo disonorevole, indegno di un paese e una comunità civili. Il recupero della Fontana Nuova sarebbe assicurato dalla recisione dei rovi, il restauro del manufatto con ricostruzione del muretto anteriore della cisterna, la sistemazione del terreno alle spalle della fontana (le ripetute arature hanno negli anni ammassato terreno sulla struttura), la sistemazione del fondo stradale. Staccionate, panchine, qualche giovane alberello (un olmo o un querciolo) e un po’ di verde, restituirebbero decoro a un altro angolo di Toro, che potrebbe trasformarsi in fiore all’occhiello del paese.



La strada comunale Mulino dove è ubicata la Fontana Nuova



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Mi fermo qui, caro Sindaco. In tema di fontane, spero di aver portato una goccia d’acqua al mare del recupero cui il progetto aspira. Dichiarandomi a completa disposizione, auguro buon lavoro a te e a tutta l’Amministrazione.

Campobasso, 1 settembre 2007
Cordiali saluti.
Giovanni Mascia


Foto G. Mascia.
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