I mestieri di una volta, u capellare
Data: Friday, 12 October 2007 @ 10:17:53
Argomento: Poesie e racconti


La nosta amica Musa Pensosa continua il suo lavoro di scavo nelle tradizioni di Toro. Questa volta racconta di una figura un tempo assai comune tra le strade di Toro e oggi scomparsa: il capellaro, ovvero l'ambulante che in cambio di pettini, spille o ninnoli vari acquistava... capelli di donne.


Cari amici della redazione,
ricordo sempre con piacere una tra le figure più simpatiche e pittoresche della mia infanzia: il “capellaro”. Oggi un “capellaro” è praticamente introvabile ma un tempo ha segnato, insieme all’ombrellaio, il calderaio, il nevieraio e a molte altre professionalità ormai scomparse, la vita economica del nostro e di altri piccoli paesi.

Il “capellaro” arrivava a Toro e faceva ogni volta man bassa di chiome: quanti “tuppi” rimpiccioliti, code accorciate e look irrimediabilmente stravolti, avrà avuto sulla coscienza! C’era allora chi, anche se con non poco rammarico, si tagliava decisa le trecce, chi invece i capelli li spuntava solo un pò, ma tutti serbavano finanche le piccole ciocche rimaste imprigionate tra i denti del pettine perché era bello potersi permettere ogni tanto qualche piccolo “genere di lusso”. E quello di vendere i propri capelli era proprio una buona trovata: poteva quindi dirsi fortunato, a quei tempi, chi aveva una ricrescita veloce.

Il “capellaro” girava instancabilmente per le vie di Toro portando con sé un cesto di vimini pieno di chincaglierie d’ogni genere, che andavano dal pettine o la forcina per capelli, al piatto di ceramica e questi erano gli oggetti che poi barattava con i capelli. Rifilava anche portafogli, ma vuoti, come annunciava lui stesso a tutti a gran voce, mentre faceva il suo giro: - Iamme i portafoglie vacante, ca iè ‘rrevate u capellare!

Mia nonna, ricordo, era tra le fedelissime che non mancavano mai a quell’appuntamento e, all’arrivo del “capellaro”, chiamava insistentemente a raccolta anche tutte le altre vicine. Le vedevi, allora, tutte col capo chino intente a scrutare quella preziosa mercanzia, mentre tenevano ben stretta in mano la loro bandiera: i capelli da negoziare.

Molto hanno perso le nuove generazioni che, non avendo conosciuto queste importanti figure professionali del passato, non ne possiedono oggi il ricordo per me preziosissimo.

E a loro dedico questo mio nostalgico limerick.

Un cordiale saluto
Musa pensosa


U capellare

Menjve sèmpe a Ture u capellare
e ‘na sacchétte jgnéve ca ranare;
de capjlle ‘ntrecciate,
ma quanta n’ha scagnate
che’ pèttene e spadjne, u capellare!


IL “CAPELLARO”. Veniva sempre a Toro il “capellaro” / e un sacco riempiva con la scopa; /di capelli intrecciati, / ma quanti ne ha scambiati / con pettini e forcine per capelli, il capellaro!





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