Araldica torese/14. Un curioso soprannome: i Lempejúne
Data: Friday, 12 June 2020 @ 22:33:55
Argomento: Curiosità


Abbiamo trovato il soprannome in un bell’articolo di Vincenzo Colledanchise, che ricostruiva alcune vicende della famiglia D’Amico di Toro (detti i Lempejúne, appunto). E ci č sembrato interessante provare a dare una spiegazione a tale termine, che contrariamente a quanto si potrebbe credere non ha niente a che vedere con i lampioni-

E invece, un piccolo sondaggio tra i lettori e gli amici di ToroWeb aveva rafforzato la credenza che tale soprannome fosse da porre in relazione proprio con i “lampioni”, e quindi con la possibile attivitŕ di lampionaio di uno o piů membri della famiglia. Qualche altro ha ipotizzato che potessero essere di statura ragguardevole, quindi alti come dei lampioni, altri ancora hanno pensato ai lampi dei temporali, ai lampascioni ecc. Vero č che le cose non sono sempre cosě come appaiono o come si crede.

L'interpretazione dominante, riferita alla accensione dei lampioni, non convince per due motivi. Primo, accendere e spegnere lampioni era un impegno assai umile. A Toro era appannaggio di una famiglia umilissima per antonomasia, e quindi non in linea con una famiglia agiata come i D’Amico, per giunta eredi della blasonata famiglia Cardillo. Secondo, il soprannome preciso non č Lampejúne ma Lempejúne, A volerlo italianizzare sarebbe “Limpioni” e non “Lampioni”. E quindi?

Precisando che un paio di amici, tra cui un appassionato cultore di genealogie toresi, come Giacinto Serpone Sanges, hanno dato la risposta giusta, proviamo a spiegare come stanno le cose, facendoci aiutare da una foto che ritrae la famiglia in questione. Č stata scattata attorno al 1909-1910.



Famiglia D'Amico di Toro (Archivio V. Colledanchise)



Nella foto sono raffigurati Francesco D’Amico con moglie e figli e la madre di costui, vedova di Antonio D’Amico, bella figura di donna nel bel vestito tradizionale.

I componenti di questa famiglia erano stati registrati una quindicina di anni prima dall’arciprete di Toro, Valerio Carlone, quali abitanti in casa di un'antenata successivamente scomparsa. Redigendo lo Stato delle Anime della Parrocchia di Toro nel 1894, l’arciprete riportava in Via di Sopra n. 16 l’abitazione della vedova Olimpia Cutrone, di anni 78. La quale Olimpia coabitava con le persone ritratte nella foto: ossia la figlia Antonia Marcucci (vedova di Antonio D’Amico), e il figlio di costei Francesco D’Amico con la moglie Luisa Ciaccia. A essi via via dal 1893 fino al 1900 il solerte arciprete ha poi aggiunto il nome e la data di nascita dei figli di Francesco e Luisa: Antoniuccio, Raffaele, Agostino, Mercurio e Vincenzo D’Amico, insomma i giovani “Limpioni” della foto, mentre la sorella Luisella nascerŕ solo nel 1906.





Ora se la padrona di casa si chiama Olimpia Cutrone, e se dall’alto della sua veneranda etŕ di 78 anni č anche la capofamiglia, non č pacifico che la figlia vedova Antonia, e il figlio di costei Francesco con moglie e pronipoti vengano indicati con il nome della padrona e capostipite Olimpia, che in dialetto diventa Ljmpje perdendo la vocale inziale come nei casi di ‘Ntonie, ‘Ndréje‘, Ddolorate, Ncurnate e via dicendo.? E per doti caratteriali o fisiche o anche per l’etŕ avanzata, non č pacifico che questo nome di Olimpia possa essere diventato Olimpiona, cioč Lempióne, analogamente ad altri soprannomi toresi derivati dagli accrescitivi di nomi propri come Carlóne, Mengóne, Mechelóne?

Si tenga presente che a Toro (ma anche altrove), non sono poche le donne che hanno dato il proprio soprannome ai familiari. Anzi. Da sempre, č piů frequente il caso delle donne che sopravvivono ai mariti e non viceversa. A ogni modo sono le donne a essere piů presenti dei maschi accanto ai discendenti: di qui i tanti soprannomi materni, anche di generazioni piů vicine a noi. Per esempio i ragazzi nati nei primi anni Quaranta e cresciuti subito dopo la guerra, con i padri all’estero, erano etichettati con i nomi delle madri: Nicola Angiuljne, Peppino Anedjne, Giovanni di Emma ecc. E a volte con quello delle nonne, come i fratelli Nicola, Filippo e Pinuccio Leceičlla Fino, Linuccio Peternjlle ecc. fino a casi ancora piů vicino a noi, emblematico quello dell’amico Antonio Rossodivita, che riprende il soprannome dalla nonna Maria Pantalone, bypassando il nonno Antonio Mechelone e addirittura il papŕ, Michele Mechelone.

Bene, come in questi e in altri numerosi esempi, i D’Amico in generale e ciascuno di essi in particolare hanno rilevato il soprannome Lempejóne dall’antenata capofamiglia e padrona della casa in cui sono nati, Olimpia Cutrone, detta per motivi che non conosciamo Olimpiona.





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