Monacilioni, foto e cartoline d’epoca (tra cui una censurata).
Data: Friday, 12 March 2021 @ 15:05:00
Argomento: Documenti e collezionismo


Il fascino delle foto e delle cartoline d'epoca. Dall'abbaglio di una foto di inizio Novecento dell'archivio Trotta, erroneamente scambiata per una processione a Toro, al mistero della cartolina censurata della Chiesa Madre di Monacilioni emessa a metà Anni Trenta, in pieno regime fascista, al tempo dell'arciprete don Gennaro Capasso che aveva preso il posto del torese don Giacinto Rossodivita.

Monacilioni, foto e cartoline d’epoca.
Il caso della cartolina censurata

Tra le inesattezze e le forzature del volume di Nicoletta Pietravalle Cara Italia, tuo Molise (1983), basato sulla corrispondenza epistolare dei Trotta di Toro con alcuni italiani famosi, è compreso l’abbaglio di inserire nel corredo iconografico della pubblicazione, attinto da documenti dell’Archivio Trotta, anche tre foto con la didascalia “Processioni a Toro”, benché una delle tre sia stata scattata altrove. Precisamente questa.




Foto pubblicata da Nicoletta Pietravalle che erroneamente la dice scattata a Toro


Che la facciata della chiesa ritratta, con il portale e i tre finestroni, non è quella della sua chiesa, un torese lo capisce alla prima occhiata. Come capisce pure che la strada piuttosto spaziosa lungo la quale si sta avviando la processione, non è la strettissima e simmetrica via di Sopra a Toro. E capisce pure che a trarre in inganno l’autrice è stata la somiglianza della scalinata a doppia rampa semicircolare di accesso alla chiesa, benché questa balaustra sia molto più ampia, come ognuno può verificare confrontando la foto d’epoca con una foto della chiesa di Toro.




Facciata e gradinata della Chiesa di Toro (Foto Mercurio Iacobucci, Marzo 1997)
già in copertina del volume
La chiesa del Santissimo Salvatore a Toro (1997)


Questo abbaglio e altre inesattezze furono già a suo tempo segnalate, in uno con l’indicazione della località dove la foto fu effettivamente scattata. Sennonché qualche tempo fa ci è piaciuto riproporre on line la foto invitando gli amici a indovinarne la giusta ubicazione, che naturalmente è Monacilioni, come possono confermare i monacilionesi (o macilinari per usare la versione dialettale in uso nel circondario). Costoro riconosceranno alla prima occhiata la sagoma della loro antica chiesa madre, intitolata all’Assunta, purtroppo abbattuta negli Anni Sessanta del secolo scorso, perché pericolante a seguito della frana che distrusse il centro storico.

Con ogni verosimiglianza la foto risale ai primi anni del Novecento, e fu probabilmente scattata da Nicola Enrico Trotta, il quale da giovane, a cavallo tra Otto e Novecento, si dilettava di fotografia, all’epoca ancora appannaggio di pochi. Con ogni probabilità è anteriore a un’altra foto riprodotta in una cartolina “viaggiata” nel 1922, che presenta in migliori condizioni la facciata della stessa chiesa.




Cartolina Chiesa di Monacilioni con timbro postale 1922 (Sito Web, La memoria di Monacilioni
cui è stata gentilmente concessa dalla signora Marisa Di Marzio)


Tuttavia, non è da escludere una datazione ancora più antica. Provenendo da casa Trotta, la foto rimanda alla famiglia di Peppina, la figlia di Domenico Trotta (Toro 1792-1872), maritata felicemente a Monacilioni con il medico Vincenzino Zeuli fin dagli anni Quaranta dell’Ottocento. E non si fa fatica a immaginare che i legami di Peppina con la famiglia di origine, strettissimi finché sono rimasti in vita i genitori, morti negli anni Settanta di quel secolo, si saranno in seguito allentati.

Bene. L’amico Vincenzo Lombardi, direttore dell’Archivio di Stato di Campobasso, nell’indicare Monacilioni come giusta ubicazione, ha voluto allegare a comprova una foto della chiesa reperita in internet, segnalando l’anomalia della rampa di destra che non vi compare, forse perché – a suo dire – sarebbe potuta essere già crollata.




Foto dell'antica Chiesa Madre di Monacilioni postata da Vincenzo Lombardi
(Fonte Internet)
.


È proprio questa anomalia, la rampa sparita, della quale in foto comunque restano il pilastrino posto all'inizio della stessa e quella che appare essere una porta, l’oggetto specifico su cui intendiamo ora soffermarci.

Intanto è da escludere che la rampa fosse già crollata proprio per la presenza incompatibile di questa porta. Si tenga presente, inoltre, che, viceversa, all’abbattimento del complesso architettonico pericolante della chiesa è scampata proprio e soltanto la scalinata nella sua interezza, inclusa la cappella ricavata al di sotto alla terrazza a balaustra, il che – detto per inciso – è una dimostrazione ulteriore di quanto la balaustra di Monacilioni fosse più ampia di quella di Toro, sprovvista di cappella o locale sottostante.

Inoltre, la foto della scalinata, che oggi è quel che resta della chiesa crollata, porterebbe ad escludere ogni crollo precedente. Il muro di sostegno e la rampa di destra, infatti, non presentano segni di rifacimento e non si differenziano in alcun modo dal lato sinistro della scalinata.




La scalinata come appare oggi, praticamente integra
(Fonte Internet)



Del resto, a ben guardare la foto allegata da Vincenzo Lombardi, si nota che la rampa di destra non manca perché crollata né manca per un difetto del negativo bruciato in parte, come pure si sarebbe potuto pensare d’acchito, ma manca perché qualcuno ha provveduto ad arte a cancellarne i contorni. E questo qualcuno potrebbe essere stato sia il fotografo sia lo stampatore della cartolina ricavata dalla foto.




Foto Cartolina Anni Trenta, Facciata e interno della Chiesa arcipretale
(Fonte www.santabenedettamonacilioni.it)


Ora sarebbe bello capire che cosa di sconveniente c’era nella scalinata censurata e perché comunque sia stata messa in circolazione una cartolina con parte della scalinata di accesso alla Chiesa Madre “imbiancata”. Intendiamoci, quando parliamo di censura non alludiamo forzatamente a un intervento di natura politica o repressiva, benché i tempi, siamo in pieno regime fascista a metà degli Anni Trenta del Novecento, non porterebbero ad escludere una ipotesi in tal senso. Anche in considerazione del fatto che, prima di sopprimere del tutto le testate di stampa avverse, la censura fascista era ripetutamente intervenuto sui singoli articoli, lasciando analogamente bianco lo spazio di quelli non graditi e quindi censurati. Nel caso della nostra cartolina, invece, nulla vieta di pensare che l’intervento censorio si sia reso necessario solo per tutelare il decoro religioso o civile del monumento, e che pertanto a farsene promotore possa essere stato l’arciprete o chi per lui oppure la comunità di Monacilioni in generale.

Un chiarimento potrebbe arrivare dal raffronto della cartolina con la foto originale, della quale, purtroppo, al momento non possediamo copia. Probabile autore dello scatto sarebbe potuto essere il fotografo Salvatore Pizzuto da Monacilioni che in quegli anni operava in loco. Ma il nipote omonimo, al quale ci siamo rivolti, si è detto a sua volta sprovvisto della foto. Anzi, ci ha tenuto a precisare con rammarico che la macchina fotografica antica con soffietto e cavalletto appartenuta al nonno, era stata dal papà donata al museo diocesano di Benevento, mentre le foto e i negativi e quanto altro restava dell’attività del fotografo erano stati a suo tempo affidati dal nonno stesso al famoso Lefra di Ripalimosani, che se ne sarebbe servito per allestire una mostra, senza mai più restituirli al proprietario prima né agli eredi poi.

Stando così le cose, il mistero della censura resta, anche se una ipotesi comunque ci sentiamo di azzardarla. Testimonianze orali, rimandano a una macelleria allocata nel bugigattolo ricavato ai piedi della rampa: all'epoca pochi metri quadrati bastavano per aprirvi una "chianca". Niente di più probabile, quindi, che il muro fosse tutto costellato da agnelli macellati appesi in vendita e da pelli di pecore e agnelli sistemate su telai di canna, secondo l’uso ancestrale, e appese ad essiccare al sole. Scene assai usuali dalle nostre parti, almeno fino agli anni Sessanta del secolo scorso.

Proprio una scena del genere si intravvede nella cartolina del 1922, della quale sarebbe auspicabile una scannerizzazione a miglior risoluzione.




Dettaglio della cartolina del 1922, Da notare l'uomo con l'ombrello, il solo con l'ombrello aperto,
quasi volesse nascondere in tal modo la carneficina esposta ai piedi della chiesa.


Immagini senz'altro fuori luogo. E quindici anni dopo, I tempi mutati e il nuovo arciprete don Gennaro Capasso che compare nella cartoiina, all’Interno della chiesa, per essere succeduto nel 1935 al sacerdote torese don Giacinto Rossodivita, giudicando esecrabile e comunque non decorosa la presenza di animali sgozzati e di pelli stese ad essiccare ai piedi della chiesa, si erano attivati per rimuoverne le effigi dalla cartolina. Certo, sarebbe stato meglio se si fossero attivare in modo meno radicale e con migliore tecnica, lasciando visibile il resto del muro e limitandosi a “imbiancare” gli agnelli e le pelli. Ma altrettanto certo è che, accettata o meno l'ipotesi avanzata, l’intervento censorio resta del tutto evidente..





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