Mia nonna, donna d'altri tempi
Data: Friday, 25 January 2008 @ 20:49:00 Argomento: Poesie e racconti
Era nata nel 1878, nella casa poverissima degli Evangelista, in Via di Sotto, mia nonna Incoronata. Era pia e molto devota ai santi. Casa sua era piena di una collezione di candele comprate presso i santuari da lei visitati : candele benedette di S. Michele del Gargano, dell’ Incoronata di Foggia, di S. Lucia di Sassinoro, di S. Donato di Pietracatella, di S. Maria della Strada di Matrice, della Madonna della Difesa di Casacalenda, di quella di Montecastello, Montevergine e Pompei.
Guai ad utilizzarle per far luce: “è peccato” diceva.
Le pareti erano coperte da quadri votivi di ogni foggia, tra abatini, ex voto e crocifissi.
I vetri della credenza e lo specchio del comò erano tappezzati di santini.
Nonna Incoronata mi preparava ottimi decotti con mele e fichi, ma il ricordo delle
sue enormi tazze di creta, di profumatissimo orzo, sarà per me indelebile.
Anche da ottantenne aveva conservato l’abitudine di recarsi a piedi dalla città fino
al suo paese natale, attraverso la via vecchia del tratturo. Io e la mamma spesso la
raggiungevamo presso la croce viaria di Campodipietra. A lei ciò non le faceva
piacere perché, diceva, la interrompevamo a recitare le amate giaculatorie, in parte
da essa stessa composte.
Vestiva sempre di nero, con pellegrina e scialle nella stagione fredda. Proferiva le
sue umili preghiere ad alta voce, fino alle prime case del paese, con un grande
rosario nero ed esibiva un’infinità di medagliette votive di stagno sulla
“pellegrina”, come un generale, senza vergognarsene e senza avvertire fatica alcuna
per la sua lunga marcia a piedi. Lo sfolgorio delle sue medagliette votive ce la
facevano riconoscere anche da lontano.
Dalla nonna avevo appreso, da piccolo, una buona abitudine, quella di camminare per i
viottoli dei campi con l ‘ausilio di una canna. Quando avvertivo la sete, lei faceva
dei fori nella parte bassa della canna, che immergendola nei pozzi, riusciva da
questi ad attingere l’acqua.
Zizì l’adorava e l’aveva costretta, suo malgrado, portandosela in città, a redimersi
da umile campagnola a cittadina, senza che migliorasse minimamente sulle sue antiche
abitudini contadine.
Il figlio del fornaio
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