I tesori di Toro sconosciuti agli stessi toresi / 1
Data: Thursday, 07 February 2008 @ 18:11:04
Argomento: Tradizioni e feste


Il famoso enogastronomo Luigi Veronelli ha speso la sua vita a occuparsi di cibi e vini, ad affermare la centralità dell'agricoltura e la necessità di definire i prodotti della terra con il nome della terra stessa. Nella sua rubrica Agrodolce sul «Corriere della Sera» nel 1999, Veronelli ha incluso il comune Toro tra i nove comuni italiani da lui prediletti per l'eccellenza della produzione di...?
Dubito ci sia in mezzo a noi chi sa rispondere esattamente a questa domanda. Allora lasciamocelo dire dallo stesso Veronelli e - se possibile - adoperiamoci per far tesoro del suo giudizio di peso.



Le pesche di Rosano i ceci di Matera le lenticchie di Bari
di Luigi Veronelli


Quando, a mezzo degli anni 50, ho smesso lo studio e l' impegno universitario - avevo fondato con il mio professore, Giovanni Emanuele Bariè, una rivista di filosofia neo-trascendentale - deciso a occuparmi di cibi e di vini, gli amici mi diedero del matto. «Ma come? Lasci ciò che più ami? Non sai che nel 2000 mangeremo solo pillole? E sola acqua berremo?». Rispondevo: «La gastronomia è l'atto del giudizio che separa, nel campo agricolo e alimentare, ciò che è buono, da ciò che buono non è». Avrei quindi continuato a far filosofia. Rimasi fermo nel mio proposito. Nel 2000 mangeremo cibi e berremo vini di qualità migliore, anche - la modestia l' è bonna in insalatta - per la mia decisione.

Ora il consiglio dell' Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia mi chiede di illustrare ai Sindaci - riuniti in Congresso, 17-19 novembre, Catania - il mio progetto per le denominazioni comunali. Sì, ancora una volta, comunicherò la necessità di definire ciascuno dei prodotti della terra, e dei loro immediati manufatti, col nome della terra stessa. Un vero e proprio imperativo categorico, alla fine del millennio, data l'affermazione della centralità dell'agricoltura, e di quel che vien dietro: l'ambiente e il turismo.

La scorsa estate, i mercanti offrivano 300-350 lire per un chilo di pesche. I contadini non le raccolsero. Quale sarebbe stata l' offerta, luogo via luogo, se i consumatori avessero conosciuto le pesche di Rosano, le pesche di Capànnori, le pesche di Chianni, le pesche di Castellaccia di Gavorrano, continua continua? I Sindaci adotteranno i miei consigli: non in tempo, ahinoi, per celebrare, nel modo migliore, quei riti da oggi sino a fine d' anno che impongono a chi crede nella poesia della tradizione - ego quorum - di mangiare zuppa di ceci o di lenticchie (porterà buono per tutto il 2000). Non saranno ancora giusti i ceci e le lenticchie.

Sono millanta che tutta note canta i comuni in cui si producono ceci e lenticchie d' eccellenza. Qui cito solo quelli della mia predilezione. Per i ceci: Barberino di Mugello, Firenze; Bellosguardo, Salerno; Craco, Matera; Formìcola, Caserta; Oria, Brindisi; Sant' Antimo, Napoli; Sorbo Serpico, Avellino; Toro, Campobasso e Zungri, Vibo Valentia. Per le lenticchie: Altamura, Bari; Avigliano, Potenza; Capri, Napoli; Castrovillari, Cosenza; Cervara, Roma; Conca Casale, Isernia; Grotte di Castro, Viterbo; Isola di Ustica, Palermo; Norcia, Perugia (cru vertice la località Castelluccio); Pietraporzio, Cuneo; Resuttao, Caltanissetta; Sante Marie, L' Aquila; Valle Agricola, Caserta; Ventotene, Latina (cru vertice l' isoletta di Santo Stefano); Visso, Macerata e Viticuso, Frosinone.
Luigi Veronelli *

«Corriere della sera» 7 novembre 1999
Pagina 24

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* Luigi Veronelli (1926-2004) è stato un maestro della cultura enograstronomica, ma non solo. Ha passato oltre cinquant'anni della propria vita combattendo battaglie e portando idee a favore dell'agricoltura.

GLI AMICI - In gioventù fu assistente del filosofo Giovanni Emanuele Bariè (con cui pubblica la rivista «Il Pensiero») e collaboratore di Lelio Basso (edita «I problemi del socialismo»). È stato amico di Luigi Carnacina (con cui ha redatto testi importanti dell'arte culinaria), di Gianni Brera (con cui è autore di «La Pacciada»), di Giangiacomo Feltrinelli, dell'architetto-designer Silvio Coppola, di Mario Soldati. Condannato a sei mesi di carcere per istigazione alla rivolta dei vignaioli piemontesi (oppressi da burocrazia e contrastati dai grandi monopoli) e a tre per la pubblicazione di De Sade (l'edizione di «Storielle, Racconti e Raccontini», 1957, fu l'ultimo rogo della censura italiana). Negli anni Sessanta e Settanta è autore di trasmissioni televisive (come «A tavola alle sette» con Ave Ninchi) sulla cultura dei vini e dei cibi, di grande efficacia ed eleganza.

LESSICO - Vero maestro dei migliori «wine-writers», non solo italiani, ha inventato un lessico entrato nell'uso corrente, con espressioni quali «bocca piena e calda», «Vino da meditazione», «Vino da favola», «Di zerga beva», «Rossi dialettici». Aveva nel cassetto un romanzo giallo e tante idee per continuare le sue battaglie, come quelle recenti a favore delle Denominazioni Comunali dei giacimenti gastronomici, dell'autocertificazione, del prezzo sorgente e dell'olio d'oliva, condotte con la collaborazione di molti centri sociali autogestiti e il progetto «Terra e libertà/Critical wine». Da anni scriveva sul Corriere della Sera, su Carta, Libertaria e sulla sua rivista Veronellli EV, che lui stesso dirigeva. Molti i suoi libri, quelli più recenti sono «Le parole della terra» con Pablo Echaurren, «Viaggio in Italia per le città del vino», «Vietato Vietare», «Breviario libertino».
(«Corriere della sera» 29 novembre 2004)






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