Campodipietra in blog
Data: Saturday, 02 May 2009 @ 23:10:04
Argomento: Riceviamo e pubblichiamo


Apprezzamenti e auspici per l'inziativa di Marco Carlone che ha recentemente aperto un blog su Campodipietra. Tra le caratteristiche del paese, un aspetto che negli ultimi decenni lo ha reso unico nel panorama regionale.




Esprimo un apprezzamento a Marco Carlone e al suo coraggio. Aprire un blog su Campodipietra per aiutare la comunità a ritrovarsi, a ricercare radici e identità con lo sguardo rivolto al futuro senza trascurare il proprio passato è opera meritoria anche se complessa.

Intendo sostenere una simile iniziativa perchè offre la possibilità di far reincontrare i campetresi ovunque dispersi " p ssu Munn " come dice Aldo Riccardi in una sua bella canzone popolare: da New Britain a Windsor, da Mannehiem a Melbourne, da Buenos Aires a Montreal fino a giungere ai tanti che sono più semplicemente a Roma o a Campobasso.

L'idea di una Piazza Rimembranza Virtuale affascina perchè richiama sentimenti e legami che generazioni di campetresi hanno trasmesso ai propri figli ovunque si siano trovati a vivere e lavorare. E oggi i moderni strumenti tecnologici possono compiere quel miracolo di riunificare i Carlozzi di New York con i Paventi, i D'Avirro, i Mancini, i Cefaratti, i Barile, i Ricciardi, i Pietrantuono, i Francalangia e gli altri nuclei campetresi sparsi praticamente ovunque.

Insieme in questa nostra Piazza possiamo metter su una bibliografia sulle origini del comune, sull'evoluzione dell'abitato, le traversie, gli aneddoti, le figure più significative, gli episodi più belli, le vicende tristi e gli atti di coraggio. Si pensi alla causa contro il Barone Iapoce o alla proclamazione della Repubblica a Campodipietra nel 1848, alla fuga dal comignolo di Adolfo Colagiovanni inseguito dai fascisti fino alle vicende di Francesco Rossi.

Internet ci potrà aiutare a recuperare pezzi di storia campetrese quando siamo ancora in tempo a farceli raccontare da Nicola Spina, Amedeo Francalangia, Caterina Mancini solo per menzionarne alcuni. Conoscere il passato è costruire una biblioteca virtuale dove ciascuno può attingere frammenti di sapere non serve solo a restituire dignità a uomini, donne e famiglie campetresi ma ci aiuta ad avere un tessuto identitario di comunità che ci unisce al di là dei rancori secolari che hanno indotto generazioni successive a continuare a contrastarsi per vicende annose.

Insieme dall'Argentina al Venezuela, dall'Europa all'Italia si potrà riflettere sulla mutazione profonda di Campodipietra, di quello che non è più perchè gran parte dei cittadini è stata obbligata ad andar via, e di ciò che è diventata oggi con l'arrivo di tante altre persone che vogliono capire dove si trovano e non rassegnarsi ad essere perenne periferia di Campobasso.

Tutti potremmo recuperare quel giusto orgoglio di campetresi nel sapere che gli antesignani della clinica Villa Maria, del Molino Martino, del Pastificio La Molisana, del Molino Ferro sono partiti dagli insegnamenti rigorosi e dalla cultura del lavoro di Campodipietra.

Insigni diplomatici come l'Avv. Luigi Mancini, docenti severi quali il Prof. Domenicangelo Di Girolamo, eminenti rappresentanti istituzionali come il Prof. Adolfo Colagiovanni, tecnici, professionisti, medici, imprenditori campetresi. Negli Stati Uniti un uomo nato a Campodipietra, Carlo Francalangia, è proprietario di una fabbrica che costruisce motori di aeroplani, e pur tra mille impegni, nonostante non abbia più parenti in Molise, quando può cerca di tornare ogni anno a S. Michele.

Non voglio tediare chi legge e mi limito a riaffermare l'utilità storica e culturale di un tentativo fatto da un Carlone di spezzare una lancia in favore di un nucleo di case indisponibili a evolvere in un dormitorio senza passato nè futuro. A differenza di altre piccole comunità che hanno conservato pratiche, identità e costumi condivisi, Campodipietra conta l'80% della popolazione proveniente da altri comuni con oltre la metà dei residenti che vivono fuori dal centro abitato.

Sommare le rigide divisioni familiari campetresi con un ampio numero di persone giunte dal 1950 al 1970 e con coloro che nell'ultimo decennio hanno trovato conveniente acquistare casa a Campodipietra, è opera più unica che rara. In nessun altro comune molisano c'è qualcosa di analogo e ciò rende problematico l'agire sociale con effetti negativi che non hanno risparmiato nemmeno i parroci dell'ultimo ventennio.

L'auspicio è che insieme, campetresi dei dintorni come me, non si sentano più forestieri a casa propria e che al contrario vengano considerati un'opportunità per la Campodipietra del futuro che dovrà fare di più per ricordare i suoi migranti ma contestualmente dovrà accelerare un processo di inclusione e di integrazione che agevoli la ricostituzione di una comunità coesa. Grazie Marco per il tuo blog e sii ostinato come ogni buon campetrese, non fermarti alle prime critiche nè arrenderti alle previdibili difficoltà che incontrerai.

Michele Petraroia

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