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Notizia numero 575 A tu per tu con Frank Salvatore, autore del premiato romanzo "Buick TORO CB"

A tu per tu con Frank Salvatore, autore del premiato libro "Buick Toro Cb"
SCRIVERE PER INFORMARE

di Giuseppe Iacobacci

ROMA - Primo classificato al premio letterario Majella, presieduto da Dacia Maraini, ha ricevuto anche il premio in onore del giurista Nicola Nicolini nell' agosto del 2005 a Chieti. Stiamo parlando del romanzo "Buick Toro CB", il primo romanzo di Frank Salvatore, scrittore originario di Toro.

Emigrato negli Stati Uniti nel 1947, Salvatore si laurea neII'Ohio, diviene docente di spagnolo, fino a quando riesce a far inserire l'insegnamento della lingua italiana nella sua scuola. È stato presidente dell' Associazione americana degli insegnanti d'italiano, ha collaborato con varie associazioni di molisani all' estero, è attualmente libero docente alla Villanova University.

Il romanzo "Buick Toro CB", pubblicato dalle Edizioni Eva di Venafro, nasce da vicende autobiografiche grazie alle quali l'autore riesce a ripercorrére settant'anni di storia, si parla infatti della Seconda guerra mondiale, del fascismo, della guerra d'Etiopia, ma anche della guerra civile spagnola, del New Deal fino ad arrivare ai giorni d'oggi. Ma soprattutto si parla di emigrazione, dei problemi che tutti gli emigranti hanno incontrato, i problemi dell'integrazione, della lingua, del razzismo e della discriminazione, divenendo cosi, una sorta di diario universale degli emigranti. Un romanzo classico, realistico, che non dimentica mai la voglia di realizzare il "sogno americano", ma neanche il legame con la propria terra, tant' è che Salvatore ha fatto immatricolare la sua automobile Buick con la targa Toro CB, ed ecco così spiegato anche il titolo del libro.

- Salvatore, perché ha sentito l'esigenza di scrivere questo romanzo?
"Ho sempre sognato di raccontare la mia storia, ma questo romanzo nasce principalmente dall'esigenza di informare. Secondo me sia gli americani che gli italiani sono male informati gli uni degli altri.
Gli italiani, spesso, parlano degli Stati Uniti in maniera erronea, e la stessa cosa fanno gli americani che non conoscono i tanti contributi che noi italiani abbiamo dato alla nazione che ci ha accolto. A tal proposito tramite la narrazione di una doppia storia d'amore, ho voluto dire il mio punto di vista, di una persona che ha avuto l 'onore di vivere entrambe le realtà.
Ma il mio desiderio di informare tocca anche gli avvenimenti storici; ad esempio nel romanzo ho descritto la battaglia di Montecassino perché non sempre riceve tutta l'attenzione che merita".

- Nel romanzo si parla anche di integrazione, ma quali sono le difficoltà più grandi che gli emigranti incontrano?
"Le difficoltà sono tante, una su tutte è la lingua. Poi ci sono gli episodi di razzismo, ancora ricordo quando in Ohio mi è stato rifiutato un posto da insegnante perché ero italiano. Questi problemi erano di più nell'ottocento quando, ad esempio furono internati quasi diecimila italiani in veri e propri campi di lavoro, come quello di Missoula, nel Nevada. Oggi la situazione è molto cambiata, ora la società americana è veramente aperta, e c'è un totale rispetto verso coloro che vanno in America alla ricerca di una condizione migliore.
Per integrarsi , comunque, l' emigrante deve possedere alcune caratteristiche quali, il coraggio, il desiderio vero di inserirsi nella paese d'accoglienza e una totale lealtà nei confronti della sua nuova patria, senza però dimenticare il paese di origine".

- Lei è riuscito a far inserire l'insegnamento della lingua italiana nella sua scuola. Com'è stato possibile? E qual è l'interesse degli americani per la cultura italiana?
"Mentre insegnavo spagnolo ho notato che erano tanti gli studenti interessati alla lingua italiana, per le loro origini o per semplice curiosità. Allora dopo tanta fatica e tante discussioni con il preside, abbiamo indetto un referendum tra gli studenti, così sono riuscito a portare l'insegnamento dell'italiano a livello delle altre lingue come tedesco, francese e spagnolo.
Non è facile insegnare la lingua complessa come quella italiana a persone che non hanno basi di latino e greco. Quindi sono dovuto andare oltre la didattica tradizionale, insegnando, ad esempio, canzoni italiane, e dando poi il compito agli studenti di individuarne le regole grammaticali. L'interesse per la cultura italiana negli Stati Uniti è molto alto, dalla moda, alla letteratura; basti pensare che un importantissimo scrittore quale Silone ha venduto più libri in America che in Italia".

- Quali sono i progetti per il futuro?
"Per continuare nel mio obiettivo di informare, ho intenzione di scrivere un libro su piccole ma significative storie sull 'America o sugli americani, storie reali che non tutti conoscono. Ad esempio la vicenda degli Amish, una sorta di setta religiosa che non credendo nella modernità, vive producendo i beni di consumo come si faceva due secoli fa".

- Lei torna spesso in Italia, quali sono i cambiamenti che ha notato in questi anni? E cos'è che le piace in particolare della nostra regione?
"Secondo me in questi anni la vita è molto migliorata. Nella società italiana c'è un qualcosa che non è presente in nessun altra parte del mondo. Sto parlando di rapporti umani forti e sinceri,nonostante anche l'Italia faccia parte di quella società individualista che, per definizione, non ha bisogno dell'altro. Del nostro piccolo Molise mi manca la cucina, la tranquillità, ma anche le sue bellezze naturali incontaminate che possiedono ancora un fascino antico. Mi piacerebbe poter passare la mia vecchiaia a Toro, ma la mia famiglia oramai è in America e non ho intenzione di abbandonarli".

(Da “Primopiano”, 2 agosto 2006)









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