
Proverbi toresi sugli sbagli e su chi sbaglia (Storia perfetta dell'errore)
Data: Monday, 15 May 2023 @ 00:17:35 Argomento: Cultura
Il punto di vista del comune sentire tradizionale in un intervento a margine dell'incontro assai interessante che si è tenuto domenica 14 maggio, alle ore 18.00, presso la Bibliomediateca di Toro, in via di Sotto, dove il gruppo di lettura ha discusso con ottimi argomenti del libro del mese Storia perfetta dell'errore di Roberto Mercadini.
 - Facéte a lemosene a Cianne
ca so' resúrte l'anne! (Il Mendicante di Amalio Fernandez, firmato e datato Roma 1902)
Non avendo avuto modo di leggere il libro ma volendo contribuire in qualche modo alla discussione, lasciare un segno di interesse, trascrivo qualche proverbio che la saggezza popolare torese ha fatto arrivare fino a noi. Saggezza popolare si dice comunemente, però più che espressione di saggezza i proverbi sono delle frasi fatte, delle “pezze a colore”, dei mattoni di forma e dimensione variabili adattati di volta in volta per mantenere in piedi il ragionamento in corso. Nessuna sorpresa, quindi, se a volte si contraddicono l’un l’altro. Ad esempio l’elogio della lentezza insito in Chi va piano, va sano e va lontano, fa a pugni con la certezza del Chi tarda arriva, male alloggia.
In riferimento agli sbagli e a chi sbaglia, tuttavia, i nostri avi non avevano dubbi. Essi erano tolleranti, assai tolleranti, al limite benevoli ripetendo certamente l’universale Sbagliando s‘impara, con la convinzione che Chi fa, sbaglie e chi ne ffà… parle. Qualche volta sentito anche nella più cruda variante in rima Chi fa, sbaglie e chi ne ffà… raglie. Comprensione quindi per chi comunque si attiva e prova a fare qualcosa e non importa se sbaglia. Meglio lui di chi se ne resta con le mani in mano ed è capace solo a criticare (ragliare).
Netta presa di posizione analoga anche nel caso del proverbio Quanne u 'rróre è menúte, 'a case è chiéne de cunzjglie, Quando l’errore è venuto, la casa si riempie di consigli, che è una esatta illustrazione di quanto si diceva. Tutti sono capaci, anche ipocritamente, di consigliare a cose fatte, dopo essere rimasti fin lì spettatori inerti.
Manifestata questa simpatia per chi sbaglia o ha sbagliato, attenzione a non estenderla verso chi agisce avventatamente e con colpevole incapacità a calcolare le conseguenze del suo fare, perché in questo caso non c’è nessuna giustificazione all’inevitabile fallimento per Banca rótte e cúnte sbagliate; Bancarotta e conti sbagliati
La tradizione ci ha lasciato un esempio lampante di tale azzardo, nell'errore di calcolo commesso da un tale Cianne che, rimasto solo e vecchio, credendo prossima la morte, diede fondo ai pochi averi e se la spassò, dandosi alla bella vita. Ma, come si diceva, sbagliò i conti, la morte tardò a venire e lui, allora che non c’erano le pensioni, fu perciò costretto a vivere il resto dei suoi giorni di elemosina. E diceva:
- Facéte a lemosene a Cianne
ca so' resúrte l'anne!
Fate l’elemosina a Cianno, / ché sono risorti gli anni. Risorti, qui nell’accezione dialettale di sgorgati di nuovo, tipica dell’acqua che torna a riaffiorare nel pozzo, dal quale le nostre mamme, le nostre nonne avevano già attinta anche l'ultima goccia. Una variante, sempre raccolta a Toro, cambia il nome del personaggio, non Cianne ma Caraddate, e cambiando anche la rima, ma non il significato, dice invece:
- Facéte 'a lemosene a Caraddate
ch’a morte l'ha 'ncannate.
Fate l’elemosina a Caraddate, / ché la morte lo ha ingannato.
Com’è naturale, non c’è neppure nessuna comprensione, nessuna tolleranza, verso chi, approfittando della sua posizione, del suo stato, non si assume la responsabilità dei suoi sbagli ma la fa ricadere sui deboli, sui sottoposti. In questo caso, la condanna è senza appello, segnalando che Campeuasce fa i 'rrúre e Fèrrazzane i paghe, Campobasso fa gli errori e Ferrazzano li paga,
Nel novero anche il caso di alcune professioni come quella dei sanitari, a carico dei quali si dice con macabra rassegnazione che I sbaglie di midece i copre 'a tèrre, Gli sbagli dei medici li copre la terra.
Ma tornando alla simpatia popolare verso chi sbaglia in perfetta buona fede, spinto dalla incombenze quotidiane che impongono comunque di attivarsi. A Toro si è ripetuto da sempre e si ripete che Sbaglie púre u prèuete 'n coppe all'avetare, Sbaglia pure il prete sull’altare. E quindi massima indulgenza anche per gli sbagli dei poveri cristi. O per dirla in maniera più simpatica e chiudere questo modesto intervento: Sbaglie u ciúcce che tè ’a cape gròsse! Sbaglia l’Asino che ha la testa grossa. Sottintendendo: figurati io che ce l’ho piccola!
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