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Un libro denigra convito di San Giuseppe, la nostra tradizione più bella |
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Il convito di San Giuseppe? I toresi lo imbandirebbero "in modo molto approssimativo e scarno (soprattutto assenza del pane)". Questo è lo sconcertante giudizio (e falso) che si legge nell'ultimo libro del dialettologo campobassano Arnaldo Brunale.
Ce lo segnala una mail dell'amico Antonio Salvatore, amareggiato per l'offesa inferta a quella che forse (o senza forse) è la più bella tradizione popolare di Toro: il trionfo dell'ospitalità, della generosità, dell'attenzione evangelica verso gli altri, i poveri in particolare.
Carissima Redazione - scrive Antonio -, venerdì scorso 1 febbraio sono stato alla presentazione del nuovo libro di Arnaldo BRUNALE, dal titolo "Campuasciane Assélute", chiaramente ho acquistato il volume (Nocera editore). Oggi ho iniziato a leggere qualcosa, arrivato a pag. 28 leggo questo proverbio, che mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, riporto integralmente con il commento dell'autore:
"Ha misse la taula e' Tuore! (Ha messo la tavola di Toro!). E' la classica battuta ad effetto che facciamo quando ci accorgiamo che qualcuno ha inbandito la tavola in modo molto approssimativo e scarno (soprattutto assenza del pane), come si pensa che siano soliti fare gli abitanti di Toro nel 'Convito' di San Giuseppe".
Che ne pensate?
Un grande saluto
Antonio.
Caro Antonio,
pensiamo che approssimativo sia stato lui, Arnaldo Brunale. Purtroppo, con l'approssimazione si scrivono inesattezze, che offendendo la verità possono offendere anche i sentimenti altrui.
Non abbiamo ancora avuto modo di sfogliare il volume in questione ma dello stesso autore abbiamo visionato Proverbi a Campobasso (Edizioni Enne 2004) e il Vocabolario ragionato del dialetto di Campobasso (Edizioni Enne 2001) e vi abbiamo per l'appunto riscontrato molte inesattezze e ingenuità.
Proprio come quella da te citata. Alla locuzione "Tavola di Toro" ha fatto ricorso Giovanni Mascia per il titolo del suo libro (Lampo, Campobasso 1994), e in quarta di copertina ne ha illustrato correttamente il significato: "Nel paese e nel circondario l'espressione proverbiale è passata a designare la tavola imbandita e, però, sprovvista di pane". Punto. Sprovvista di pane: a torto o a ragione è questa la proverbiale e leggendaria tavola di Toro. Per la spiegazione si può pensare alla distrazione, oppure a "la povertà ovvero l'indole sparagnina della padrona di casa o, piuttosto, il suo domestico pressapochismo. Senza escluderne altre, magari in connessione tra di loro".
Brunale avrebbe fatto miglior figura se si fosse attenuto a questo, lasciando fuori il convito di San Giuseppe, che non c'entra con il proverbio e resta una tradizione devozionale di cui i toresi vanno fieri, soprattuto per la profondità del sentimento religioso ma anche per il decoro della tavola, imbandita con dovizia e proprietà. Sempre, anche in tempi di miseria imperante. Una vera manna per i poveri. Noi li ricordiamo bene, ma anche Arnaldo Brunale avrebbe potuto documentarsi sui concittadini che erano soliti sciamare a frotte da Campobasso in direzione di Toro, per elemosinare casa per casa olio e pietanze, la vigilia della festa. All'indomani, dopo aver pernottato al caldo, sulla paglia dei forni pubblici, i sant'antunare si dividevano tra i vari conviti, per accomodarsi a tavola ed essere serviti e riveriti dai padroni di casa come ospiti di riguardo, proprio perché poveri, prima di ripartirsene per Campobasso, sazi e carichi di vivande.
Un caro saluto.
Redazione Toroweb
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Postato il Martedì, 05 febbraio 2008 @ 15:13:35 di giovanni_mascia |
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